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Quanto pesa su debito e crescita la seconda ondata di Covid

Maria Carla Sicilia

Crollo del pil a doppia cifra (-10,5 per cento) e deficit all'11,5 per cento: lo scenario di rischio previsto dalla Nadef mette in guardia da un aumento dei contagi, anche senza lockdown generalizzati. Meglio mettere la mascherina 

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Tenere il virus sotto controllo, dopo la risalita di ricoveri e contagi degli ultimi giorni, è una condizione necessaria per fare in modo che gli scenari tracciati dalla Nadef siano attendibili. Già in un quadro programmatico, che tiene conto dei fondi europei e della prossima manovra, la ripresa dell'economia ai livelli pre Covid non ci sarà fino al 2022. Se invece i contagi dovessero aumentare nell'autunno – pur senza attuare chiusure selettive, come si leggeva nell'ultima bozza del documento – ci sarebbe una nuova caduta del pil nel quarto trimestre dell'anno e nuove misure precauzionali, peggiorando la situazione anche rispetto al quadro tendenziale. Rispetto allo scenario programmatico si avrebbe una riduzione di 1,5 punti percentuali di pil per quest’anno e di 4,2 punti l’anno prossimo. E perché ciò avvenga, non serve neppure un nuovo lockdown generalizzato, un rischio poco probabile per ora, grazie ai progressi nei tracciamenti e alle cure sperimentate in questi mesi.

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Tenere il virus sotto controllo, dopo la risalita di ricoveri e contagi degli ultimi giorni, è una condizione necessaria per fare in modo che gli scenari tracciati dalla Nadef siano attendibili. Già in un quadro programmatico, che tiene conto dei fondi europei e della prossima manovra, la ripresa dell'economia ai livelli pre Covid non ci sarà fino al 2022. Se invece i contagi dovessero aumentare nell'autunno – pur senza attuare chiusure selettive, come si leggeva nell'ultima bozza del documento – ci sarebbe una nuova caduta del pil nel quarto trimestre dell'anno e nuove misure precauzionali, peggiorando la situazione anche rispetto al quadro tendenziale. Rispetto allo scenario programmatico si avrebbe una riduzione di 1,5 punti percentuali di pil per quest’anno e di 4,2 punti l’anno prossimo. E perché ciò avvenga, non serve neppure un nuovo lockdown generalizzato, un rischio poco probabile per ora, grazie ai progressi nei tracciamenti e alle cure sperimentate in questi mesi.

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A spiegare e misurare l'impatto di una seconda ondata è la stessa nota di aggiornamento del documento di economia e finanza approvata ieri dal Cdm. "Questi avanzamenti – si legge tra le righe del documento che descrivono lo scenario – riducono la probabilità che il sistema sanitario torni in sofferenza, condizione che aveva reso necessaria l’adozione delle misure contenitive di marzo e aprile" Tuttavia, "pur non traducendosi in un secondo blocco integrale delle attività non essenziali, un marcato aumento di contagi e ricoveri ospedalieri renderebbe necessarie la restrizione di alcune forme di mobilità e la limitazione di una serie di attività". E tanto basterebbe per avere ricadute sulla crescita e sulla finanza pubblica. 

 

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Una "recrudescenza dei contagi nei mesi di ottobre, novembre e dicembre", con una coda lunga fino a gennaio, si tradurrebbe in una caduta del pil a doppia cifra. Con questo quadro, a cui si somma l'incertezza sui tempi di un nuovo vaccino, il pil arriverebbe a -10,5 per cento nel 2020, in confronto al -9 per cento programmatico, con impatti anche sull’anno successivo: per il 2021 lo scenario di rischio stima un pil all’1,8 per cento, lontano dal rimbalzo del 6 per cento che il governo spera di ottenere grazie agli interventi che si definiranno in manovra e alle risorse del Next Generation Found. Da una parte investimenti pubblici per 209 miliardi, con particolare riguardo, si legge nel documento, per la ricerca, la formazione, la digitalizzazione e la riconversione dell’economia in chiave di sostenibile, dall'altra, come anciticipa la Nadef, con la manovra da 40 miliardi si punta a sostenere i redditi e l'occupazione nei settori più colpiti nella fase di emergenza, con il taglio del cuneo fiscale sul lavoro dipendente e il taglio contributivo al sud, a chiudere una riforma fiscale e stanziare un assegno universale per i figli. Misure che saranno finanziate in deficit per 22 miliardi: il deficit programmatico è infatti fissato al 7 per cento per l'anno prossimo, liberando uno spazio di manovra di circa 1,3 punti percentuali rispetto al quadro tendenziale, che prevede un rapporto deficit/pil del 5,7 per cento. 

 

Una seconda ondata di Covid porterebbe con sè ricadute anche sulla finanza pubblica, riducendo lo spazio per misure espansive. L'effetto più pesante si avrebbe soprattutto sull'anno in corso, con un deficit che nella Nadef è stimato all′11,5 per cento invece che al 10,8. Il punto d’arrivo sarebbe comunque un rapporto tra deficit e pil più alto di circa mezzo punto percentuale nel 2023 e un rapporto debito/pil in discesa, ma ad un livello superiore di oltre 4 punti percentuali in confronto al tendenziale. E c'è da tenere presente che sul debito pubblico anche lo scenario più ottimista resta comunque delicato. Dopo il picco del 2020, al 158 per cento, nel quadro programmatico di finanza pubblica dei prossimi tre anni si punta ad arrivare al 151,5 per cento nel 2023 (era il 134,6 nel 2019).  La pandemia è già costata cara: ci vorrà il 2030 per riportare il debito della pubblica amministrazione al di sotto del livello pre-Covid. Tanto basta a suggerire che mettere in campo tutte le misure precauzionali per ridurre il rischio di una ricaduta (peggio: di un nuovo lockdown) è più che indispensabile. Meglio mettersi la mascherina. 

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