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questo lo dice lei

Perché l’Ue può portare l’Italia fuori dalla crisi prima del previsto

Pier Carlo Padoan

Gli istituti di statistica europei si attendono un andamento a V della crescita per il 2020 e il 2021. L'Europa garantendo la sostenibilità del debito può stabilizzare le aspettative dei mercati e contribuirebbe a ridurre l’incertezza

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In base agli ultimi dati rilasciati dagli istituti di statistica europei, oltre che in Italia anche nel resto dell’Eurozona ci si attende un andamento a V della crescita per il 2020 e 2021. L’intensità della caduta del pil per il 2020 dovrebbe essere, diversa nei principali paesi, per esempio più marcata in Spagna e relativamente meno marcata in Germania. La sincronicità dell’andamento del pil, che ha agito da amplificatore della recessione nella prima parte dell’anno, agirà in senso opposto (espansivo) nella fase finale del 2020 e nel 2021. Le maggiori oscillazioni saranno dovute, come è normale che sia, agli investimenti che dovrebbero quindi riprendersi.

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In base agli ultimi dati rilasciati dagli istituti di statistica europei, oltre che in Italia anche nel resto dell’Eurozona ci si attende un andamento a V della crescita per il 2020 e 2021. L’intensità della caduta del pil per il 2020 dovrebbe essere, diversa nei principali paesi, per esempio più marcata in Spagna e relativamente meno marcata in Germania. La sincronicità dell’andamento del pil, che ha agito da amplificatore della recessione nella prima parte dell’anno, agirà in senso opposto (espansivo) nella fase finale del 2020 e nel 2021. Le maggiori oscillazioni saranno dovute, come è normale che sia, agli investimenti che dovrebbero quindi riprendersi.

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C’è dunque un po’ di luce in fondo al tunnel? Le previsioni delle istituzioni pubbliche e private sono tutte pervase da elevata incertezza, dovuta a molteplici fattori.

 

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Il primo fattore è legato alla pandemia. Ci sarà una seconda ondata o stiamo ancora vivendo le fasi (finali) della prima? Quando sarà disponibile un vaccino efficace? Ma l’incertezza è anche legata alla risposta della politica economica. Dando per scontato che la Bce continuerà per un po’ di tempo la sua politica ultra espansiva (anche se la presidente Lagarde ha annunciato l’avvio di una revisione della politica monetaria) quale e di quale intensità sarà la stimolo fiscale? Il patto di stabilità e crescita continuerà, saggiamente, ad essere sospeso anche nel 2021. Ma i governi dovranno cominciare a considerare l’impatto sulla dinamica di medio periodo del debito, destinato a crescere di svariati punti percentuali, in Italia ma anche in altri paesi. Anche se non sappiamo come e quando, dobbiamo quindi aspettarci una inversione di tendenza nel quadro di politica macroeconomica oltre che, prima o poi, una revisione delle regole del patto di stabilita e crescita. Quindi l’incertezza potrebbe crescere e la forza della ripresa indebolirsi. Ci sono poi le incertezze riguardo all’uso delle risorse messe in campo dall’Europa ma che devono ancora passare il vaglio dei parlamenti nazionali. Si tratta della Recovery and resilience facility (Rrf) a cui bisogna aggiungere le risorse provenienti dai programmi ReactEU e del Just transition fund. Le risorse disponibili tramite la Rrf dovrebbero ammontare a oltre 670 miliardi di euro (circa il 4,8 per cento del pil dell’Unione) mentre se si aggiungono le altre facility si raggiungono i 750 miliardi, pari al 5,4 per cento del pil. Di queste risorse quelle destinate ai paesi della periferia dell’Unione dovrebbero rappresentare il 12 per cento del loro pil. Le risorse destinate all’Italia dovrebbero rappresentare oltre l’11 per cento del nostro pil di cui il 3,4 per cento sotto forma di doni non destinati a incidere sul debito. Nel caso italiano, e non solo, a valore facciale le risorse messe a disposizione dall’Europa rappresentano uno stimolo fiscale significativo.

 

Rimane l’incertezza sui tempi e sui contenuti dei progetti destinati a utilizzare le risorse, in particolare quelle della Rrf. Saranno risorse che finanzieranno investimenti aggiuntivi o sostitutivi? Saranno misure che accresceranno il prodotto potenziale (e quindi la sostenibilità di lungo periodo) o no? A questo scopo le misure dovrebbero sia affrontare i nodi strutturali già presenti nell’economia prima della crisi Covid sia contribuire allo sforzo di ricostruzione dell’apparato produttivo colpito dalla recessione.

 

Comunque gli effetti positivi sulla crescita potenziale si farebbero sentire solo nel medio periodo. Ci sono poi dei dubbi su un aspetto “tecnico” . la grandezza del “moltiplicatore” della spesa, che è più basso nelle fasi di ciclo in espansione, cioè nelle fase in cui, presumibilmente, le risorse Rrf cominceranno a “essere messe a terra” . Ma al di la di questi aspetti la dimensione stessa delle risorse messe in campo (e abbiamo tralasciato le risorse del Mes e quelle derivanti dal meccanismo Sure di sostegno al mercato del lavoro) è tale da garantire un sostegno importante all’economia dell’Eurozona, a condizione che la capacita di progettazione e di spesa degli Stati siano su livelli “accettabili”. La spesa di queste risorse rappresenterà un contributo essenziale per legare la spinta alla ripresa generata dal rimbalzo del pil che osserveremo a partire dall’anno prossimo, con una crescita più sostenuta e duratura. Una tale crescita, in congiunzione con la politica espansiva della Bce e quindi con un tasso di interesse contenuto, garantirebbe la sostenibilità del debito. Un simile quadro, se ben comunicato, stabilizzerebbe le aspettative dei mercati e contribuirebbe a ridurre l’incertezza. Si innescherebbe un circolo virtuoso in grado di portare l’Eurozona, e l’Italia, fuori dalla crisi.

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