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team "mani di forbici"

Carlo Cottarelli: Laura Castelli alla spending? Più spese meno tagli

La viceministra ha ora le deleghe alla spending review, e l’ex commissario dice che “si va verso lo spendere di più non di meno”

Luciano Capone

“I 'tagli alla casta' sono sempre stati poca roba. Sulle pensioni si va nella direzione sbagliata, aumentando la spesa. Di Maio disse in tv: ‘Useremo la spending review di Cottarelli, ma senza tagli all’istruzione’. I tagli all’istruzione nel mio piano non c’erano, mi chiedo se l’avessero mai letto…”, dice il direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici

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La notizia non ha avuto il risalto che merita, è uscita un po’ in sordina. “Francamente non lo sapevo” dice Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica ed ex commissario alla spending review sotto il governo Letta. Sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto che attribuisce al viceministro dell’Economia Laura Castelli le deleghe, tra cui quella alla “revisione della spesa pubblica”. Dopo tanti professori e tecnici – da Bondi a Giavazzi, passando per Cottareli e Perotti – il compito di tagliare la spesa passa a un politico (che però ritiene di essere un tecnico).

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La notizia non ha avuto il risalto che merita, è uscita un po’ in sordina. “Francamente non lo sapevo” dice Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica ed ex commissario alla spending review sotto il governo Letta. Sulla Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il decreto che attribuisce al viceministro dell’Economia Laura Castelli le deleghe, tra cui quella alla “revisione della spesa pubblica”. Dopo tanti professori e tecnici – da Bondi a Giavazzi, passando per Cottareli e Perotti – il compito di tagliare la spesa passa a un politico (che però ritiene di essere un tecnico).

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La scelta politica alla fine spetta al governo – dice al Foglio Cottarelli – nominare un altro commissario non sarebbe servito granché”. La Castelli ha lottato tanto per questo incarico: all’epoca del governo gialloverde era stata annunciata la nascita del “team mani di forbici” (sic!), di cui la Castelli era parte insieme a Luigi Di Maio. Ma le resistenze alla sua nomina erano talmente forti che il ministro dell’Economia Giovanni Tria arrivò a minacciare le dimissioni quando seppe a cose fatte della delega sulla spending review (poi ritirata) alla grillina. E ora che, finalmente, riceve questo incarico tanto ambito non c’è alcun annuncio pubblico. La sensazione è che con gli oltre 240 miliardi di fondi europei in arrivo (tra Recovery fund e Mes) non ci sia più bisogno di essere oculati con la spesa, di mettersi a spulciare le uscite del bilancio per trovare risparmi e coperture. “E invece no – spiega Cottarelli – se vogliamo tagliare le tasse in maniera strutturale c’è bisogno di trovare risorse permanenti. Il bilancio dei prossimi anni sarà concettualmente diviso in due, la parte finanziata con il Recovery dovrà servire a fare gli investimenti e gli interventi che hanno un inizio e una scadenza, e poi c’è la parte ordinaria che dovrà trovare risorse proprie”. Che vanno recuperate se si vuole ridurre la pressione fiscale. “Il ministro Gualtieri ha parlato di taglio delle tasse da finanziare con lotta all’evasione fiscale e revisione delle tax expenditures”. Ma è più una revisione delle entrate, cosa si può fare sulla spending review in senso stretto? “La parte sui cui c’è ancora da fare sono gli acquisti di beni e servizi, c’è poca informazione sui prezzi a cui vengono fatti gli acquisti e spesso sono alti. Qualche miliardo si può risparmiare. Poi ci sono i capitoli che riguardano l’organizzazione dello stato, che danno risparmi solo dopo due o tre anni: prefetture, uffici delle agenzie, numero dei comuni, province…”.

 

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E poi ci sono le partecipate, com’è la situazione dopo la riforma Madia? “La riforma ha ridotto il numero delle partecipate, ma con piccoli risparmi. Lì il tema è un altro. Tante partecipate sono tenute in piedi da sovvenzioni pubbliche, specie nel trasporto pubblico dove bisognerebbe far aumentare le entrate dai biglietti. Un discorso analogo riguarda i sussidi alle aziende, in particolare in settori come l’autotrasporto. Ma sono temi delicati”. Per non parlare delle pensioni. “Ecco, quelli sono trasferimenti, non è che devi diventare più efficiente, devi decidere come spendere. Ma mi pare che si andrà nella direzione opposta, la spesa per pensioni aumenterà”. Sta per finire Quota 100. “E si dirà che non si può penalizzare chi non ne ha beneficiato, che bisogna evitare lo scalone peraltro prodotto proprio da quota 100… il treno ormai va nella direzione dello spendere di più”.

 

Con la riduzione del numero dei parlamentari, e dopo la guerra ad auto blu e vitalizi, pare non ci sia più ciccia nella voce “tagli alla casta”. “E’ sempre stata poca roba…”. In campagna elettorale il M5s, il partito della Castelli, diceva di avere un piano di tagli da 30 miliardi, che partiva dal suo lavoro. “Di Maio disse in tv: ‘Useremo la spending review di Cottarelli, ma senza tagli all’istruzione’. Ovviamente i tagli all’istruzione nel mio piano non c’erano, mi chiedo se l’avessero mai letto…”. Che consiglio si sente di dare alla Castelli? “Eh, non so… – dice sorridendo Cottarelli – le auguro buona fortuna”.

 

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