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La discontinuità che serve sul Recovery

Redazione

Meno bonus, più investimenti e conti in equilibrio. La ricetta della crescita

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Secondo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ci sono segnali incoraggianti: il “rimbalzo” del secondo trimestre dovrebbe portare a una caduta del pil pari al 9 per cento. Il dato sarebbe peggiore rispetto alle stime presenti nel Def di aprile (-8 per cento), ma migliore delle previsioni delle istituzioni internazionali come la Commissione Ue o il Fmi.

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Secondo il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ci sono segnali incoraggianti: il “rimbalzo” del secondo trimestre dovrebbe portare a una caduta del pil pari al 9 per cento. Il dato sarebbe peggiore rispetto alle stime presenti nel Def di aprile (-8 per cento), ma migliore delle previsioni delle istituzioni internazionali come la Commissione Ue o il Fmi.

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Meno ottimisti sono gli osservatori di mercato. Fitch ad esempio ha abbassato le stime sul pil del 2020 dal -9,5 al -10 per cento (anche se ha alzato le prospettive di crescita del 2021 dal 4,4 al 5,4 per cento). Oxford Economics, che ha registrato un crollo del pil del 18 per cento nella prima metà del 2020, si aspetta una decrescita annuale pari al 9,7 per cento (in linea con Fitch) e una crescita economica per il 2020 del 6 per cento (superiore a Fitch). Al di là della differenza tra le previsioni, che comunque variano entro una forchetta dell’1 per cento, ciò di cui ci si dovrebbe preoccupare sono i progetti per i prossimi anni.

 

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Sul nostro paese verrà riversata attraverso il Next Generation Eu una quantità enorme di soldi (con un saldo netto fra i trasferimenti pari a 46 miliardi, il più elevato fra tutti i paesi europei), ma l’impatto sull’economia di questa pioggia di denaro dipenderà in gran parte da come le risorse verranno canalizzate dal governo. Se si disperderanno in mille rivoli di bonus, se evaporeranno a causa di inefficienza e corruzione, se resteranno stoccate perché mancano i progetti, il paese avrà perduto l’ennesima occasione.

  

Per rendersi conto di cosa stiamo parlando è interessante riprendere i dati forniti in audizione alla Camera da Fabrizio Balassone della Banca d’Italia. Se il governo riuscirà a spendere tutte le risorse in investimenti aggiuntivi, l’impatto dei soldi del Recovery fund sarà di 3 punti di pil e 600 mila nuovi occupati entro il 2025. Se invece le risorse verranno impiegate per misure già programmate e di spesa corrente, l’impatto sul pil si dimezzerebbe. Considerando che se non si tiene in equilibrio la finanza pubblica, le tensioni sul debito divenuto ancora più grande frenerebbero la crescita. “Serve una netta discontinuità con il passato”, è il messaggio della Banca d’Italia.

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