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Quale futuro per i navigator?

Luciano Capone

Contratti in scadenza e risultati scadenti. Parisi non fornisce dati chiari sul lavoro dei 3 mila operatori di Anpal

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Roma. Tra meno di un anno scadrà il contratto dei navigator, uno dei pilastri del reddito di cittadinanza, e non si sa bene quale sarà la loro sorte. Un’idea l’ha avuta Piero Fassino del Pd: “Perché non utilizzare i navigator nell’ambito dello sforzo per garantire l’avvio delle attività scolastiche?”.

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Roma. Tra meno di un anno scadrà il contratto dei navigator, uno dei pilastri del reddito di cittadinanza, e non si sa bene quale sarà la loro sorte. Un’idea l’ha avuta Piero Fassino del Pd: “Perché non utilizzare i navigator nell’ambito dello sforzo per garantire l’avvio delle attività scolastiche?”.

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Visto che le condizionalità del Rdc sono sospese a causa del Covid e considerato che i navigator hanno dimostrato “scarsa incidenza nel reperire posti di lavoro”, è il ragionamento di Fassino, perché non facciamo fare loro qualcosa di utile nelle scuole? Il navigator si trasformerebbe così in “assistente civico” (quella figura lanciata dal ministro Francesco Boccia per fare nudging e che non si sa più che fine abbia fatto). “Un utilizzo dei navigator nelle scuole consentirebbe di rafforzare gli organici del personale Ata dedito alle funzioni amministrative e ausiliarie e renderebbe anche più produttiva la spesa sostenuta dallo stato per i navigator”, dice Fassino. In sostanza, se in origine il ruolo dei navigator era quello di trovare un’occupazione ai percettori del Rdc, ora ci si preoccupa di trovare qualcosa da far fare ai navigator. L’obiettivo è, quantomeno, quello di limitare i danni.

 

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Ma una classe dirigente seria, in vista della scadenza del contratto (attualmente sono 2.874 i navigator attivi) al termine di un triennio di “sperimentazione”, dovrebbe decidere cosa fare di questa figura professionale “innovativa”, introdotta dal presidente dell’Anpal Mimmo Parisi. Per poter fare una valutazione servirebbero però dei dati, raccolti in maniera trasparente e omogenea. E purtroppo non è ciò che fa il prof. Parisi, che nella vita è un professore di Statistica, ma da capo di Anpal e Anpal servizi diffonde dati parziali e massaggiati venendo meno sia ai doveri istituzionali sia alla deontologia professionale. Mai come nel caso del RdC, le agenzie pubbliche statali sono state trasformate in agenzie di propaganda politica. Prima Pasquale Tridico, presidente dell’Inps ed ex consigliere di Luigi Di Maio, ha diffuso dati falsi sul “-60 per cento di povertà assoluta” e ora Parisi, l’altro uomo messo da Di Maio a gestire l’agenzia che si occupa di politiche attive del lavoro, allo stesso modo gonfia l’impatto dei navigator.

 

Ma per quanto si sforzi di abbellirli, i risultati restano miseri. Gli ultimi dati disponibili, diffusi proprio da Parisi in audizione alla Camera, dicono che tra i percettori di Rdc sono stati sottoscritti 196 mila contratti di lavoro “dopo” (questa parola è importante) aver presentato la domanda per il sussidio. Di questi, i contratti ancora attivi sono circa la metà, 100 mila, mentre gli altri sono scaduti. Già così i risultati non sono proprio esaltanti, se si considera che i percettori di Rdc occupabili sono circa 1 milione. Ma in realtà sono nettamente più scarsi. Che delle persone abbiano trovato un contratto di lavoro “dopo” aver chiesto il RdC non vuol dire affatto che lo abbiano trovato “grazie” al RdC. Si tratta di una semplice coincidenza temporale che non implica alcun nesso di causa-effetto, perché c’è gente che cercava autonomamente lavoro prima dell’esistenza del RdC e ha continuato a farlo anche dopo.

 

Sono proprio i dati dell’agenzia guidata da Parisi a dimostrare che nella stragrande maggioranza dei casi i navigator non c’entrano nulla con i nuovi contratti di lavoro. Secondo la nota dell’Anpal di giugno 2020, sul totale di circa 3 milioni di beneficiari di Rdc, quelli che possono essere inseriti nel mondo del lavoro (esclusi quindi i pensionati, i minori e chi ha bisogno di assistenza sociale) sono 875.887, ma di questi solo 376.552 hanno sottoscritto un “patto per il lavoro” (sono stati cioè “presi in carico” dai servizi per l’impiego). Il 43 per cento del totale. Vuol dire che il 57 per cento dei percettori soggetti al “Patto per il lavoro” non è stato coinvolto nella “fase 2” del Rdc e che quindi, se ha trovato un lavoro l’ha fatto per conto proprio. Anpal non dice quanti dei 100 mila attualmente occupati abbiano sottoscritto un “Patto per il lavoro” ed è quindi scorretto far credere che tutti abbiano firmato un contratto grazie ai navigator. C’è inoltre il tema del tipo di contatto. Secondo quanto illustrato da Parisi, il ruolo dei navigator doveva essere quello di offrire proposte di lavoro “congrue”, ovvero a tempo indeterminato e adeguate al curriculum. Dato che circa la metà dei contratti è già scaduta, è evidente che la gran parte fossero a termine. Secondo l’ultima analisi disponibile di Anpal servizi, risalente a febbraio, solo il 20 per cento dei contratti era a tempo indeterminato mentre l’80 per cento cosiddetti precari.

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L’Anpal afferma che “le attività complessive del Rdc hanno contribuito a far sì che 196 mila beneficiari abbiano sottoscritto un rapporto di lavoro”. “Di fronte a questi numeri non si può negare – dichiara Mimmo Parisi – che il Rdc abbia avuto un impatto positivo, grazie anche all’intervento diretto dei navigator”. Ma allo stesso tempo fonti dell’agenzia ammettono al Foglio che chi ha sottoscritto questi 196 mila contratti “può aver trovato lavoro perché gli è capitato, senza un ruolo diretto dei centri per l’impiego o dei navigator” ma sottolineano comunque il “lavoro dei navigator che aiuta a riattivarsi”. Resta il fatto che l’Anpal non dice quanti di questi contratti siano effettivamente passati attraverso i centri per l’impiego. Eppure è un dato in suo possesso, facilmente estrapolabile dai report di attività dei navigator: a febbraio le proposte di lavoro e “opportunità formative” offerte dai navigator erano state appena 9.534 (e non si sa quante siano andate a buon fine).

 

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Nei prossimi mesi il legislatore dovrà decidere sul futuro dei navigator, ma per fare una valutazione seria serviranno dati chiari e precisi. Ci si aspetta che il professor Parisi, di ritorno dal Mississippi, e compatibilmente con i suoi doppi incarichi, presenti un report con standard scientifici superiori a quelli graditi e accettati dal Blog delle stelle.

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