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Ehi, la svolta della Fed parla all’Europa

Redazione

Grande è meglio. La rivoluzione di Powell è una sfida per le aziende europee

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L’annuncio di Jerome Powell, presidente della Fed, che la politica monetaria americana resterà espansiva per un lungo periodo, indipendentemente dal livello di inflazione annuo, rappresenta una rivoluzione, non solo per l’America. Anche se espresso in termini tecnici, quel che cambia è l’obiettivo centrale della Fed, che non è più prevalentemente la stabilità dei prezzi ma il recupero dei tassi di occupazione, falcidiati dalla crisi pandemica. Non si tratta solo di una questione interna agli Stati Uniti: gli effetti saranno globali perché si tratta di rispondere a una doppia sfida. Mantenendo bassi i tassi di interesse, l’America stimola gli investimenti, che soprattutto nel settore tecnologico possono dare risultati rapidi, e punta a evitare una rivalutazione del dollaro, il che pone problemi di competitività per le merci e quindi per la bilancia commerciale dei vari paesi. L’Europa deve rispondere a queste sfide, quella del tasso di cambio e quella della competizione tecnologica e industriale, ma pare non rendersene conto. Problemi complessi, come quello del sistema 5G, fanno dell’Europa il terreno di scontro tra America e Cina.

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L’annuncio di Jerome Powell, presidente della Fed, che la politica monetaria americana resterà espansiva per un lungo periodo, indipendentemente dal livello di inflazione annuo, rappresenta una rivoluzione, non solo per l’America. Anche se espresso in termini tecnici, quel che cambia è l’obiettivo centrale della Fed, che non è più prevalentemente la stabilità dei prezzi ma il recupero dei tassi di occupazione, falcidiati dalla crisi pandemica. Non si tratta solo di una questione interna agli Stati Uniti: gli effetti saranno globali perché si tratta di rispondere a una doppia sfida. Mantenendo bassi i tassi di interesse, l’America stimola gli investimenti, che soprattutto nel settore tecnologico possono dare risultati rapidi, e punta a evitare una rivalutazione del dollaro, il che pone problemi di competitività per le merci e quindi per la bilancia commerciale dei vari paesi. L’Europa deve rispondere a queste sfide, quella del tasso di cambio e quella della competizione tecnologica e industriale, ma pare non rendersene conto. Problemi complessi, come quello del sistema 5G, fanno dell’Europa il terreno di scontro tra America e Cina.

 

Questo ci dice che la tradizionale forte presenza europea nella meccanica e nella chimica non basta più. C’è un ritardo nelle tecnologie elettroniche e manca una strategia per unire le forze e rimontare. Rispetto ai vertici del settore di mercato a maggiore componente tecnologica la situazione è questa, nell’altra parte, quella dei prodotti a bassa o media componente tecnologica, come ad esempio quelli del filone agro-alimentare, sarà invece la competizione sul cambio a influenzare l’andamento del mercato. I due problemi non possono essere lasciati alla Bce, che pratica una politica dei tassi ancora più accomodante, ma nonostante questo vede da qualche mese rivalutarsi l’euro sul dollaro. La politica di impulso ai settori tecnologici in ritardo deve essere impostata dai governi, anche con l’utilizzo del Recovery fund, ma qui serve un passaggio dalla logica della concorrenza intereuropea a quella della competizione internazionale. Un passaggio difficile ma cruciale.

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