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L’Europa c’è? Sure

Redazione

La Commissione attiva il prestito da 27 mld per finanziare la Cig. Tocca al Mes

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La Commissione europea ieri ha proposto di attivare un prestito da 27,4 miliardi di euro all’Italia per aiutarla a finanziare la cassa integrazione, diversi bonus e una serie di crediti di imposta legati all’emergenza Covid-19, in quella che è la prima dimostrazione concreta della determinazione a fare tutto quanto è necessario per superare la più grave crisi che l’Ue abbia mai attraversato. Politicamente è la prima clamorosa smentita di chi aveva predetto – o auspicato – l’incapacità degli europei a reagire insieme e a essere solidali tra loro, a cominciare dalla Lega di Matteo Salvini. I 27,4 miliardi all’Italia provengono da Sure, lo strumento da 100 miliardi che, con la linea di credito pandemica del Mes da 230 miliardi e il potenziamento della Bei da 200 miliardi, era stato adottato durante la primavera per fornire una rete di protezione immediata per posti di lavoro, imprese e debiti sovrani. I 27,4 miliardi si aggiungeranno ai 209 miliardi che, fra trasferimenti a fondo perduto e prestiti, l’Italia dovrebbe ricevere dal Recovery fund a partire dal 2021 per la ricostruzione economica post Covid-19. Come con il Recovery fund l’Italia è il primo beneficiario assoluto di Sure, seguita da Spagna (21,3 miliardi), Polonia (11,2), Belgio (7,8), Romania (4), Grecia (2,7) Repubblica ceca (2), Slovenia (1,1), Croazia (1,1), Slovacchia (0,6), Lituania (0,6), Bulgaria (0,5) Cipro (0,4), Malta (0,2) e Lettonia (0,2). Portogallo e Ungheria stanno ancora negoziando. Come avevano preannunciato, i paesi più ricchi hanno rinunciato a Sure per aiutare i più deboli: Germania, Francia, ma anche i “frugali” Olanda e Austria, forniranno le garanzie per il debito emesso dalla Commissione senza beneficiarne. Sure è “simbolo di solidarietà” e dimostrazione “che l’Europa è impegnata a proteggere i cittadini”, ha detto Ursula von der Leyen. Il dato politico è evidente: appena quattro mesi dopo che la Commissione aveva proposto questo strumento a sostegno dei posti di lavoro, i soldi iniziano ad arrivare. L’Europa c’è come non c’è mai stata prima, con risorse e rapidità senza precedenti. Lungi dall’innescare la disintegrazione dell’Ue, il Covid-19 ha imposto un balzo di integrazione. La Commissione è stata particolarmente generosa con l’Italia nel valutare le spese eleggibili per Sure, andando ben oltre il finanziamento della cassa integrazione e inserendo diverse misure introdotte nel decreto “Rilancio”. 

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La Commissione europea ieri ha proposto di attivare un prestito da 27,4 miliardi di euro all’Italia per aiutarla a finanziare la cassa integrazione, diversi bonus e una serie di crediti di imposta legati all’emergenza Covid-19, in quella che è la prima dimostrazione concreta della determinazione a fare tutto quanto è necessario per superare la più grave crisi che l’Ue abbia mai attraversato. Politicamente è la prima clamorosa smentita di chi aveva predetto – o auspicato – l’incapacità degli europei a reagire insieme e a essere solidali tra loro, a cominciare dalla Lega di Matteo Salvini. I 27,4 miliardi all’Italia provengono da Sure, lo strumento da 100 miliardi che, con la linea di credito pandemica del Mes da 230 miliardi e il potenziamento della Bei da 200 miliardi, era stato adottato durante la primavera per fornire una rete di protezione immediata per posti di lavoro, imprese e debiti sovrani. I 27,4 miliardi si aggiungeranno ai 209 miliardi che, fra trasferimenti a fondo perduto e prestiti, l’Italia dovrebbe ricevere dal Recovery fund a partire dal 2021 per la ricostruzione economica post Covid-19. Come con il Recovery fund l’Italia è il primo beneficiario assoluto di Sure, seguita da Spagna (21,3 miliardi), Polonia (11,2), Belgio (7,8), Romania (4), Grecia (2,7) Repubblica ceca (2), Slovenia (1,1), Croazia (1,1), Slovacchia (0,6), Lituania (0,6), Bulgaria (0,5) Cipro (0,4), Malta (0,2) e Lettonia (0,2). Portogallo e Ungheria stanno ancora negoziando. Come avevano preannunciato, i paesi più ricchi hanno rinunciato a Sure per aiutare i più deboli: Germania, Francia, ma anche i “frugali” Olanda e Austria, forniranno le garanzie per il debito emesso dalla Commissione senza beneficiarne. Sure è “simbolo di solidarietà” e dimostrazione “che l’Europa è impegnata a proteggere i cittadini”, ha detto Ursula von der Leyen. Il dato politico è evidente: appena quattro mesi dopo che la Commissione aveva proposto questo strumento a sostegno dei posti di lavoro, i soldi iniziano ad arrivare. L’Europa c’è come non c’è mai stata prima, con risorse e rapidità senza precedenti. Lungi dall’innescare la disintegrazione dell’Ue, il Covid-19 ha imposto un balzo di integrazione. La Commissione è stata particolarmente generosa con l’Italia nel valutare le spese eleggibili per Sure, andando ben oltre il finanziamento della cassa integrazione e inserendo diverse misure introdotte nel decreto “Rilancio”. 

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Il governo Conte potrà usare i fondi per i bonus che ha destinato a partite Iva e altri lavoratori autonomi, agli stagionali agricoli, ai lavoratori dello spettacolo, agli intermittenti, ai collaboratori delle associazioni sportive, ai lavoratori domestici e ai lavoratori temporanei. Saranno coperti anche le indennità per le imprese individuali e per professionisti, i congedi parentali e i voucher baby sitter. Forzando un po’ la mano, la Commissione ha inserito i crediti di imposta per adeguare gli ambienti di lavoro, per la sanificazione e l’acquisto di dispositivi di protezione. Il vantaggio per l’Italia è simile a quello della linea di credito pandemica del Mes: il prestito avrà una maturità media massima di 15 anni, con un tasso di interesse praticamente nullo (la Commissione si limiterà ad aggiungere ai rendimenti dei titoli emessi sui mercati i costi dei collocamenti). La sostenibilità del debito italiano sarà rafforzata. Il risparmio per le finanze pubbliche dell’Italia sarà di diversi miliardi nel lungo periodo, grazie al minor costo del debito. La domanda che dovrebbe porsi la maggioranza, a cominciare dal M5s sempre ostile al Mes, è se sia serio utilizzare i prestiti dell’Ue per l’occupazione (Sure) e la ricostruzione (il Recovery fund), ma rifiutare di farlo per la Sanità e la prevenzione con la linea di credito pandemica. Di fronte alla crisi innescata dal coronavirus, ogni euro sprecato per ragioni ideologiche o per rincorrere il populismo degli antieuropei va contro il buon senso e la responsabilità. Alla fine è un crimine politico contro le future generazioni che saranno chiamate a rimborsare i nostri debiti.

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