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E’ saltato il banco

Luciano Capone

La gara per assegnare i banchi scolastici è poco trasparente: Arcuri ne ha cambiato i termini ex post

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Roma. Per smentire quanti avevano annunciato che, per come era scritta, la gara sui banchi scolastici sarebbe andata deserta, il commissario straordinario Domenico Arcuri ha fatto di tutto. Ha utilizzato sicuramente un metodo poco lineare e ancor meno trasparente, che porta a chiedersi se non renda la gara e il suo esito illegittimi.

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Roma. Per smentire quanti avevano annunciato che, per come era scritta, la gara sui banchi scolastici sarebbe andata deserta, il commissario straordinario Domenico Arcuri ha fatto di tutto. Ha utilizzato sicuramente un metodo poco lineare e ancor meno trasparente, che porta a chiedersi se non renda la gara e il suo esito illegittimi.

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L'altro ieri, in tarda serata, ha annunciato la conclusione della gara per la “fornitura dei banchi monoposto in vista della riapertura in sicurezza delle scuole”, a cui si erano presentate 14 aziende singole e associate, in gran parte con offerte condizionate, che cioè non rispettavano i requisiti del bando: fornitura minima di 200 mila banchi e consegna in ogni singola scuola entro il 12 settembre. Nessuna azienda avrebbe potuto ordinare il materiale, produrre, collaudare, imballare e consegnare così tanta merce in così poche settimane. Il problema era stato fatto presente più volte, ma il commissario ha sempre risposto che “il termine ultimo di consegna, con penali, è fissato ineludibilmente al 12 settembre 2020”. Così le aziende hanno preferito esserci comunque, presentando un’offerta, ma senza rispettare i termini minimi del bando, in particolare quelli sui tempi di consegna. Questo avrebbe implicato che la gara sarebbe andata deserta e, di conseguenza, sarebbe stato naturale indirne una nuova con condizioni più realistiche o aprire a tutti la possibilità di inviare una manifestazione di interesse. 

 

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E invece Arcuri, all’annuncio dell’esito della gara, ha cambiato ex post i termini del bando con un comunicato stampa: “Al termine delle successive procedure effettuate, sono stati definiti 11 contratti di affidamento a imprese e raggruppamenti di imprese, per la maggior parte italiane, per la fornitura di banchi tradizionali e di sedute innovative, in grado di superare complessivamente l’intero fabbisogno richiesto dai dirigenti scolastici italiani – dice il commissario –. I banchi saranno consegnati a partire dai primi giorni di settembre e fino al mese di ottobre la distribuzione dei banchi nei diversi istituti avverrà secondo una programmazione nazionale e una tempistica che terranno conto delle effettive priorità scolastiche e sanitarie dei vari territori, garantendo in tal modo il normale avvio dell’anno scolastico”. Non c’è nulla di ufficiale. Al momento sui canali istituzionali non compare l’avviso di chiusura della gara d’appalto, non si conoscono i nomi delle 11 aziende che dovranno produrre i banchi e, a quanto risulta al Foglio, i contratti già annunciati in pompa magna non sono nemmeno stati sottoscritti. Alcune imprese si trovano nella situazione surreale di non sapere neppure se sono tra le 11 vincitrici o fra le tre escluse. D’altronde come possono pensare di aver vinto una gara che prevede termini diversi da quelli previsti dal bando? In teoria è impossibile, ma Arcuri ha comunicato di aver già “definito” i contratti. Cosa voglia dire non si comprende bene.

 

Di certo però il commissario smentisce se stesso: “La gara prevede che l’8 settembre questi banchi debbano essere già tutti installati – aveva dichiarato pochi giorni fa a “In Onda” su La7 –. Il 14 settembre le scuole riapriranno secondo i requisiti di sicurezza che il comitato tecnico-scientifico ci ha suggerito”. Non sarà più così: fino a fine ottobre questi requisiti necessari non saranno più garantiti per tutte le scuole. Ma oltre che sul merito del bando, Arcuri ha smentito se stesso anche per il metodo usato. Nella stessa intervista, Arcuri aveva celebrato la sua scelta di fare gare pubbliche per “trasparenza” e “rispetto della legalità”, aggiungendo di non voler sapere neppure i nomi dei partecipanti alla gara. 

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“Non so, non voglio e non debbo sapere chi sono, perché c’è una commissione che le sta esaminando, le valuterà e aggiudicherà quelle che si riterranno compatibili con i requisiti che noi abbiamo posto alla base della gara. Posso dare le mie parole di solidarietà ai tanti che dicevano che questa gara sarebbe certamente andata deserta perché l’offerta di questi banchi non era possibile da soddisfare in tempo”. Arcuri si è così smentito tre volte. La prima perché, cambiando ex post i termini di consegna, ha dato ragione a chi diceva che era impossibile consegnare i banchi in tempo (solidarietà a lui); la seconda, perché chi si è aggiudicato il bando non lo ha fatto rispettando i requisiti che egli stesso aveva posto alla base della gara; la terza, perché Arcuri sapeva perfettamente quali erano le imprese che avevano presentato un’offerta e, nei giorni precedenti la comunicazione dell’esito del bando, le ha contattate per negoziare i nuovi termini per l’affidamento dell’appalto. In pratica, è come se il commissario avesse attivato una specie di trattativa privata – o di affidamento diretto – con una gara pubblica ancora in corso. Non si sa se questo sia nei suoi poteri “straordinari”, ma è un metodo che ha poco a che vedere con i princìpi di concorrenza e trasparenza e che deroga dai princìpi basilari del diritto amministrativo.

 

Ma in fondo è l’epilogo di una gara pubblica nata male e finita peggio, con quattro modifiche: due prima della scadenza, una dopo che i termini per presentare l’offerta erano scaduti e una a gara conclusa. Pochi giorni dopo aver indetto il bando, il 24 luglio, il commissario ha pubblicato una rettifica che eliminava alcuni requisiti di produzione che rendevano impossibile la partecipazione a qualsiasi azienda. Quattro giorni dopo, il 28 luglio, Arcuri ha pubblicato un’altra rettifica che – su richiesta degli operatori economici – ha prorogato di una settimana i termini per presentare l’offerta e consegnare i banchi (con il termine “ineludibile” oltre il quale sarebbero scattate le penali al 12 settembre). Successivamente, il 6 agosto, a gara conclusa e mentre la commissione avrebbe dovuto valutare le offerte, Arcuri ha annunciato che “l’esercito potrà darci un aiuto per la distribuzione”: molte aziende hanno rinunciato a partecipare proprio perché i problemi logistici della distribuzione e consegna dei banchi erano enormi. Ora, a gara terminata, l’ultima variazione: Arcuri estende la data ultima di consegna a ottobre, più che raddoppiando i termini previsti dal bando che erano di un mese e ora magicamente diventano di oltre 2 mesi e mezzo. Sono tante le aziende che, se avessero saputo del possibile ruolo dell’esercito nella distribuzione e di termini molto più ampi del previsto, avrebbero partecipato alla gara: ora queste imprese, italiane ed europee, hanno tutto il diritto di presentare un ricorso. Alla fine, il paese ha perso un mese per una gara che non è affatto stata trasparente e che non servirà a garantire i banchi per far partire l’anno scolastico in sicurezza. Il commissario Arcuri lo considera comunque un trionfo.

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