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Sud, la defiscalizzazione non basta

Redazione

Il problema sono i contratti nazionali. Vanno eliminati

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Il rilancio del Mezzogiorno passerà per la fiscalità di vantaggio? E’ difficile che una misura temporanea di decontribuzione possa fare una differenza sostanziale e invertire un processo pluridecennale di divergenza tra il sud e il nord del paese. Questo non significa che non vi siano comunque delle buone ragioni a sostegno del provvedimento adottato dal governo nell’ambito del decreto agosto. L’importante è non caricare la defiscalizzazione delle nuove assunzioni di troppe aspettative e, soprattutto, non ignorare le ragioni per cui essa può essere utile. La riduzione dei contributi sociali può infatti stimolare nuova occupazione e far emergere parte del lavoro nero. Ma, se questo è vero, la ragione è quella indicata – non senza polemiche – da studiosi (come Tito Boeri) e amministratori del Partito democratico del nord (Beppe Sala, Giorgio Gori) e ben fotografata ieri sulla Stampa da Pietro Garibaldi

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Il rilancio del Mezzogiorno passerà per la fiscalità di vantaggio? E’ difficile che una misura temporanea di decontribuzione possa fare una differenza sostanziale e invertire un processo pluridecennale di divergenza tra il sud e il nord del paese. Questo non significa che non vi siano comunque delle buone ragioni a sostegno del provvedimento adottato dal governo nell’ambito del decreto agosto. L’importante è non caricare la defiscalizzazione delle nuove assunzioni di troppe aspettative e, soprattutto, non ignorare le ragioni per cui essa può essere utile. La riduzione dei contributi sociali può infatti stimolare nuova occupazione e far emergere parte del lavoro nero. Ma, se questo è vero, la ragione è quella indicata – non senza polemiche – da studiosi (come Tito Boeri) e amministratori del Partito democratico del nord (Beppe Sala, Giorgio Gori) e ben fotografata ieri sulla Stampa da Pietro Garibaldi

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Il tema, insomma, è quello del disallineamento del costo del lavoro al sud rispetto alla produttività da un lato, e al costo della vita dall’altro. Se si nega questo fatto, allora non ha senso proporre un taglio delle tasse specifico per le regioni meno dinamiche. Se, al contrario, si accetta tale presupposto, allora può essere sensato costruire una strategia di cui la defiscalizzazione sia un pilastro, ma non l’unico. Ne serve almeno un altro: cioè il passaggio da un modello di contrattazione su base nazionale a uno che dia un peso sempre maggiore alla contrattazione in azienda. Il salario deve riflettere il valore che ciascun lavoratore contribuisce a produrre, e non può essere né una variabile indipendente, né la media dei polli di Trilussa. E non può limitarsi al settore privato: deve toccare anche il pubblico impiego. Questa sfida riguarda soprattutto chi si è intestato la battaglia per la riduzione del costo del lavoro nel Mezzogiorno, cioè il Ministro Peppe Provenzano: la serietà impone la coerenza, e la coerenza non ammette reticenze, perché solo da una diagnosi completa può discendere una cura efficace.

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