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Editoriali

Perché i manager non sono pessimisti

Redazione

L’indice di orientamento dei responsabili acquisti delle aziende volge al bello

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I manager lo sanno. Certo, poi si lamentano, brontolano come d’ordinanza e anche un po’ per solidarietà con chi lavora nei settori davvero colpiti pesantemente. E poi il brontolio serve anche a fare un po’ i furbi, come quei tanti che hanno comunque attinto alla cassa integrazione mentre la loro azienda fatturava come prima o addirittura spingendo verso una perversa accoppiata di cassa e lavoro in nero. I manager lo sanno che le cose non vanno così male come si dice, almeno se si prende in considerazione l’insieme del sistema produttivo e non singoli comparti. Lo sanno e lo hanno detto nella utilissima indagine sul Pmi (il purchasing manager index cioè la misura dell’orientamento dei responsabili acquisti delle aziende) che dobbiamo da anni all’istituto inglese Ihs Markit, titolare dell’idea e della serie storica.

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I manager lo sanno. Certo, poi si lamentano, brontolano come d’ordinanza e anche un po’ per solidarietà con chi lavora nei settori davvero colpiti pesantemente. E poi il brontolio serve anche a fare un po’ i furbi, come quei tanti che hanno comunque attinto alla cassa integrazione mentre la loro azienda fatturava come prima o addirittura spingendo verso una perversa accoppiata di cassa e lavoro in nero. I manager lo sanno che le cose non vanno così male come si dice, almeno se si prende in considerazione l’insieme del sistema produttivo e non singoli comparti. Lo sanno e lo hanno detto nella utilissima indagine sul Pmi (il purchasing manager index cioè la misura dell’orientamento dei responsabili acquisti delle aziende) che dobbiamo da anni all’istituto inglese Ihs Markit, titolare dell’idea e della serie storica.

     

Per l’Italia in luglio l’indice è salito sopra a 50 e quindi su valori che anticipano una ripresa produttiva. Per la precisione è a 51,9, e anche la Germania ha fatto registrare una crescita maggiore delle attese, con notevole espansione in vista. In questo caso poi un indice tira l’altro, perché l’accelerazione del ritmo nel recupero produttivo tedesco ha un forte tiraggio verso l’Italia, per i legami diretti di fornitura tra l’industria italiana e quella tedesca. L’indice sale anche in Francia, a testimonianza della compressione simile vissuta dalle economie europee e della successiva ripartenza in arrivo. In alcuni casi si è certamente trattato di limitazioni alla produzione per mancanza di sbocchi immediati di mercato. Il sistema ha mostrato una forte elasticità e ha saputo ridurre quando c’era da ridurre. Ma il salto del Pmi mostra che la capacità produttiva non è stata significativamente scalfita e (forse anche grazie al mantenimento per legge dei posti di lavoro, misura dalla quale però bisogna cominciare a programmare l’uscita) che si è potuto rimettere in moto le linee. Aggiungete che, complice il lockdown, c’è stato un accumulo di risparmio involontario, come evidente dai saldi attivi nei depositi bancari. E quelle somme, a situazione sanitaria e soprattutto psicologica in via di stabilizzazione, sono pronte a trasformarsi in consumi. I manager lo sanno e si preparano.

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