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No, il rimbalzo non è un tabù. Parla il capo dell'Istat

Claudio Cerasa

I dati sulla produzione industriale. La crescita dell’export. Le transazioni bancarie (+5% rispetto al 2019). L’accumulo record di risparmio privato (+93 mld). L’Italia deve per forza rassegnarsi al pessimismo? Una chiacchierata con Gian Carlo Blangiardo

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E se oltre alla buona notizia del Recovery fund ci fosse anche qualcosa di più? In Italia, rispetto ai temi economici, quello che potrebbe andare male lo sappiamo a memoria e i giornali diligentemente ce lo ricordano ogni giorno. La crescita che potrebbe arrivare fino a meno 11 per cento alla fine dell’anno. I posti di lavoro a rischio che da qui a dicembre corrispondono a quota 1,5 milioni, ai quali vanno aggiunti i 500 mila già andati perduti negli ultimi tre mesi. La crisi di liquidità a cui dovranno fare fronte le imprese molte delle quali (un terzo addirittura secondo l’Istat) sostengono di avere difficoltà ad arrivare a fine anno. E così via. Ciò che potrebbe andare male purtroppo lo sappiamo e poco conta che i problemi del nostro paese siano problemi con i quali stanno facendo i conti tutti i paesi d’Europa (avere la crescita più bassa d’Europa per l’Italia è un guaio che ha cause più profonde del virus). Ma se ci si sforza un istante e si prova a navigare per un attimo sopra alla superficie delle notizie negative si scoprirà che la fase del post lockdown ha avuto l’effetto di mostrare anche un’altra verità sul nostro paese che ha a che fare con la resilienza e la capacità di reagire a una crisi di dimensioni storiche. L’altra verità sul nostro paese che ci potrebbe portare a essere se non ottimisti, è dura, quantomeno un po’ meno pessimisti rispetto a qualche mese fa, specie se poi il contenimento del virus dovesse continuare a essere soddisfacente come lo è stato in queste settimane (ieri il New York Times, con un articolo di Paul Krugman, è arrivato a dire che l’America dovrebbe prendere lezioni dall’Italia), è quella che si inizia a leggere con una certa continuità curiosando tra i dati dell’Istat. E lo stesso presidente dell’Istituto nazionale di statistica, il professor Gian Carlo Blangiardo, sostiene, raggiunto dal Foglio, che la resilienza dell’Italia sia “migliore del previsto”.

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E se oltre alla buona notizia del Recovery fund ci fosse anche qualcosa di più? In Italia, rispetto ai temi economici, quello che potrebbe andare male lo sappiamo a memoria e i giornali diligentemente ce lo ricordano ogni giorno. La crescita che potrebbe arrivare fino a meno 11 per cento alla fine dell’anno. I posti di lavoro a rischio che da qui a dicembre corrispondono a quota 1,5 milioni, ai quali vanno aggiunti i 500 mila già andati perduti negli ultimi tre mesi. La crisi di liquidità a cui dovranno fare fronte le imprese molte delle quali (un terzo addirittura secondo l’Istat) sostengono di avere difficoltà ad arrivare a fine anno. E così via. Ciò che potrebbe andare male purtroppo lo sappiamo e poco conta che i problemi del nostro paese siano problemi con i quali stanno facendo i conti tutti i paesi d’Europa (avere la crescita più bassa d’Europa per l’Italia è un guaio che ha cause più profonde del virus). Ma se ci si sforza un istante e si prova a navigare per un attimo sopra alla superficie delle notizie negative si scoprirà che la fase del post lockdown ha avuto l’effetto di mostrare anche un’altra verità sul nostro paese che ha a che fare con la resilienza e la capacità di reagire a una crisi di dimensioni storiche. L’altra verità sul nostro paese che ci potrebbe portare a essere se non ottimisti, è dura, quantomeno un po’ meno pessimisti rispetto a qualche mese fa, specie se poi il contenimento del virus dovesse continuare a essere soddisfacente come lo è stato in queste settimane (ieri il New York Times, con un articolo di Paul Krugman, è arrivato a dire che l’America dovrebbe prendere lezioni dall’Italia), è quella che si inizia a leggere con una certa continuità curiosando tra i dati dell’Istat. E lo stesso presidente dell’Istituto nazionale di statistica, il professor Gian Carlo Blangiardo, sostiene, raggiunto dal Foglio, che la resilienza dell’Italia sia “migliore del previsto”.

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“Dobbiamo ricordarci – dice Blangiardo – che siamo di fronte a una caduta tremenda, ma il fatto che la pallina caduta dall’alto sappia rimbalzare bene è un segnale che non possiamo sottovalutare e che personalmente mi fa essere ottimista sul futuro del paese”. Blangiardo sostiene che il dato più importante degli ultimi mesi sia il rimbalzo della produzione industriale, “un dato che è stato migliore rispetto alle attese e che permette all’Italia di trovarsi su questo terreno a un livello persino migliore rispetto a quello in cui si trovano Germania, Francia e Spagna”. E aggiunge che “anche i dati relativi alla ripresa delle esportazioni sono segnali di una possibile e veloce resilienza del paese”. La produzione industriale, come è noto, a maggio ha fatto registrare un buon risultato, con un più 42,1 per cento rispetto ad aprile. Lo stesso è stato per la produzione nelle costruzioni, che dopo i cali consistenti di marzo e aprile ha fatto segnare un incremento superiore alle attese, pari a un più 168 per cento rispetto al mese precedente. Lo stesso è stato per la fiducia delle imprese, salita per il secondo mese consecutivo a luglio, passando cioè da quota 66,2 a quota 76,7. Lo stesso è stato per il commercio estero che a maggio ha registrato una prima e significativa ripresa balzando al 35 per cento su base mensile. Lo stesso è stato per il trasporto ferroviario ad alta velocità, che a luglio è aumentato del 50 per cento rispetto al mese precedente, anche se i flussi rappresentano circa la metà dei flussi registrati un anno fa. Lo stesso è stato per i prestiti alle famiglie e alle imprese che, secondo i dati Abi, sono aumentati a giugno del 2,8 per cento rispetto a un anno fa (con aumento che a maggio era stato dell’1,6 per cento), senza dimenticare che assieme ai dati sulla povertà ce ne sono altri che riguardano l’aumento del risparmio degli italiani e sempre l’Abi ha comunicato oggi che il numero di depositi (cioè soldi in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) a giugno 2020 è aumentato di oltre 93 miliardi di euro rispetto a un anno prima (con una variazione pari a più 6,1 per cento su base annuale). Lo stesso è stato per il numero di transazioni effettuate attraverso bancomat e carta di credito, i cui valori tornate a luglio, secondo i dati di Bancomat Spa, ai livelli di gennaio, con un trend che a giugno è arrivato a far segnare un più 5 per cento rispetto al 2019 e con un aumento delle transazioni a luglio che ha fatto registrare un più 5 per cento rispetto al mese precedente.

    

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“Dalle indagini che abbiamo svolto in questi mesi su un campione di imprese del nostro paese – dice Blangiardo – è risultato evidente che l’Italia ha gli anticorpi per poter reagire alla crisi. E’ vero. Circa un terzo delle imprese sostiene di essere esposta a rischi di tenuta da qui alla fine dell’anno. Tutte le altre mostrano però di avere una grande capacità di reazione e una classe dirigente con la testa sulle spalle da qui dovrebbe partire: dal comprendere che la ripresa dell’Italia passa anche dalla capacità di creare un contesto che non ostacoli la riorganizzazione e la ripartenza delle imprese”. Blangiardo riconosce che un blocco dei licenziamenti portato avanti per troppo tempo rischia di bloccare alcuni vitali processi di riorganizzazione delle imprese. “Il tema dell’occupazione è delicato ma penso che sostenere i lavoratori nella fase di ricerca di un nuovo lavoro in un’impresa più solida sia preferibile allo spingerli a restare in un’impresa in difficoltà. Detto questo io penso che i mesi che abbiamo affrontato ci abbiano dimostrato che in attesa di un vaccino l’Italia ha gli anticorpi giusti – disciplina, coraggio, resilienza e creatività – per poter reagire e affrontare questa fase. Essere ottimisti oggi non è facile. Io però, numeri alla mano, vi dico che lo sono. E che ci sono ragioni perché l’ottimismo oggi non sia solo utopia”. Il rimbalzo non sarà facile, specie poi se la campagna elettorale americana porterà con sé nuovi conflitti politici con la Cina. Ma per quanto possa essere difficile da credere la resilienza dell’Italia non è impossibile e in fondo passa tutta da qui: disciplina, coraggio e creatività. E Blangiardo ci ricorda che oltre alle buone notizie sul Recovery fund, forse, c’è qualcosa di più.

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