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Gli hotel e il lusso che salverà l’Italia

Redazione

Lvmh arriva a Capri. Bulgari investe a Roma. Modelli per rilanciare il paese

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Lvmh, la maggiore conglomerata mondiale del lusso con base in Francia, ha messo gli occhi sull’hotel Quisisana, storico simbolo di Capri, con 160 anni di gloria alle spalle, pur con alti e bassi. Non è la prima volta che gli stranieri si fanno avanti con la famiglia Morgano, proprietaria anche d alberghi come lo Scalinatella. Stavolta la pandemia – il Quisisana ha riaperto il primo luglio con pochi ospiti e ancora meno convegni – rende difficile resistere per un’azienda comunque a dimensione locale e famigliare. Probabilmente qualcuno griderà alle razzie straniere nel nostro paese. Ma è ovvio che un gruppo mondiale robusto e ben gestito come quello di Bernard Arnault, che ha chiuso il 2019 con 7 miliardi di profitti, ha le spalle più forti nell’affrontare una crisi come questa, nonché per rimodernare l’albergo della dolce vita caprese.

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Lvmh, la maggiore conglomerata mondiale del lusso con base in Francia, ha messo gli occhi sull’hotel Quisisana, storico simbolo di Capri, con 160 anni di gloria alle spalle, pur con alti e bassi. Non è la prima volta che gli stranieri si fanno avanti con la famiglia Morgano, proprietaria anche d alberghi come lo Scalinatella. Stavolta la pandemia – il Quisisana ha riaperto il primo luglio con pochi ospiti e ancora meno convegni – rende difficile resistere per un’azienda comunque a dimensione locale e famigliare. Probabilmente qualcuno griderà alle razzie straniere nel nostro paese. Ma è ovvio che un gruppo mondiale robusto e ben gestito come quello di Bernard Arnault, che ha chiuso il 2019 con 7 miliardi di profitti, ha le spalle più forti nell’affrontare una crisi come questa, nonché per rimodernare l’albergo della dolce vita caprese.

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Lvmh, inizialmente acronimo di Louis Vuitton-Moët Hennessy, dunque nato nel 1987 mettendo assieme aziende francesi dal grande prestigio e grandi rivalità reciproche ma finanziariamente fragili per proseguire da sole, fa da anni shopping di lusso in Italia. Tra le sue controllate ci sono Fendi, Loro Piana, Bulgari, Acqua di Parma, Pucci, la pasticceria Cova, le bici da corsa Pinarello. Bulgari in particolare dopo aver raggiunto la massima espansione negli anni Duemila si è scoperto troppo elitario e famigliare per competere su un mercato che spazia dalla Cina agli Stati Uniti; è passato a Lvmh nel 2011, sette anni prima di Tiffany, marchio iconico del lusso newyorchese. Del resto la conglomerata rivale Richemont possiede Cartier, il numero uno al mondo della gioielleria. Bulgari ha appena annunciato l’apertura a Roma di un hotel di super-lusso, che può riqualificare il centro, mettendo a frutto la tradizione alberghiera di Lvmh che in Italia ha già il Cipriani di Venezia, lo Splendido di Portofino e il Caruso di Ravello. La caratteristica di questi giganti è l’autonomia lasciata a ogni brand. Ma la vicenda Quisisana dimostra anche come in Italia manchi una comune visione globale, e la capacità di metterla assieme finanziariamente, sia nell’alta moda e nel lusso, sia nel turismo di alto bordo. Molti marchi, molta eccellenza, poca strategia.

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