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Segnali di ottimismo nell’industria

Redazione

Quasi tutte le imprese pensano di tornare ai livelli pre crisi in meno di un anno

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Come leggere le previsioni industriali nella fase post Covid (in Italia) e nella speranza che non arrivi una seconda ondata? La retorica corrente è ispirata al pessimismo. “Domanda giù, peggiorano le aspettative delle imprese” titola il Sole 24 Ore presentando un’indagine della Banca d’Italia tra il 25 maggio e il 17 giugno nelle imprese con almeno 50 dipendenti. L’indagine precedente era di marzo, appena all’inizio del lockdown e della diffusione del virus nel mondo, e l’umore è peggiorato. Ci si aspettava che migliorasse? Il quotidiano della Confindustria tiene alta l’attenzione sul malessere del mondo imprenditoriale, ma perché non vedere nel merito che cosa dice Bankitalia? “Se i giudizi sul secondo trimestre riportano un’ampia flessione della domanda, le attese a breve termine sulle vendite sono meno pessimistiche così come quelle sulle proprie condizioni operative”. In sintesi, il 97 per cento delle imprese pensa di tornare ai livelli di fatturato pre crisi in poco meno di un anno”: dunque molto prima di quando, secondo le previsioni unanimi, il governo potrà recuperare i punti di pil persi quest’anno. Un anno per tornare ai livelli precedenti alla peggior crisi dalla Grande depressione, che durò circa cinque anni, è molto, ma non un dramma. Siamo all’interno della fisiologia, non della patologia. Questo pensa il 97 per cento degli imprenditori; mentre il tre non crede di poter recuperare quei livelli. Conta anche questo, anche se è una sparuta minoranza. La versione pessimistica fa più notizia, e alla politica (di governo e opposizione nel caso italiano) fa pure più comodo. Ma non è il modo corretto di raccontare le cose. Qui non si parla delle slittate stile Milano pre lockdown (propaganda equamente divisa tra Pd e Matteo Salvini), quanto di sondaggi di Bankitalia. La quale non a caso, per le imprese, si sofferma sul problema dell’accesso alla liquidità, che è il primo problema che si è posta l’Europa, con la liquidità della Bce mentre è in corso il negoziato sui fondi comunitari. Circa il 50 per cento delle aziende – anche qui, non una proporzione biblica – ha fatto richiesta di supporto e garanzie governative, e nel 70 per cento dei casi vi è riuscita in forma totale o parziale. Ma non ci era stato detto che alle imprese, da Roma, Bruxelles e Francoforte, non era arrivato un euro?

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Come leggere le previsioni industriali nella fase post Covid (in Italia) e nella speranza che non arrivi una seconda ondata? La retorica corrente è ispirata al pessimismo. “Domanda giù, peggiorano le aspettative delle imprese” titola il Sole 24 Ore presentando un’indagine della Banca d’Italia tra il 25 maggio e il 17 giugno nelle imprese con almeno 50 dipendenti. L’indagine precedente era di marzo, appena all’inizio del lockdown e della diffusione del virus nel mondo, e l’umore è peggiorato. Ci si aspettava che migliorasse? Il quotidiano della Confindustria tiene alta l’attenzione sul malessere del mondo imprenditoriale, ma perché non vedere nel merito che cosa dice Bankitalia? “Se i giudizi sul secondo trimestre riportano un’ampia flessione della domanda, le attese a breve termine sulle vendite sono meno pessimistiche così come quelle sulle proprie condizioni operative”. In sintesi, il 97 per cento delle imprese pensa di tornare ai livelli di fatturato pre crisi in poco meno di un anno”: dunque molto prima di quando, secondo le previsioni unanimi, il governo potrà recuperare i punti di pil persi quest’anno. Un anno per tornare ai livelli precedenti alla peggior crisi dalla Grande depressione, che durò circa cinque anni, è molto, ma non un dramma. Siamo all’interno della fisiologia, non della patologia. Questo pensa il 97 per cento degli imprenditori; mentre il tre non crede di poter recuperare quei livelli. Conta anche questo, anche se è una sparuta minoranza. La versione pessimistica fa più notizia, e alla politica (di governo e opposizione nel caso italiano) fa pure più comodo. Ma non è il modo corretto di raccontare le cose. Qui non si parla delle slittate stile Milano pre lockdown (propaganda equamente divisa tra Pd e Matteo Salvini), quanto di sondaggi di Bankitalia. La quale non a caso, per le imprese, si sofferma sul problema dell’accesso alla liquidità, che è il primo problema che si è posta l’Europa, con la liquidità della Bce mentre è in corso il negoziato sui fondi comunitari. Circa il 50 per cento delle aziende – anche qui, non una proporzione biblica – ha fatto richiesta di supporto e garanzie governative, e nel 70 per cento dei casi vi è riuscita in forma totale o parziale. Ma non ci era stato detto che alle imprese, da Roma, Bruxelles e Francoforte, non era arrivato un euro?

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