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L’Italia e il Pnr. Cosa possiamo apprendere dagli altri paesi. Lezioni

Giacinto della Cananea

Il piano delle riforme non si deve limitare a elencare i bisogni del paese, bensì far comprendere quali miglioramenti siano stati già apportati o potranno essere introdotti nel breve periodo

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Con l’inizio del semestre in cui è la Germania ad assumere la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, l’elaborazione delle proposte volte a fronteggiare l’emergenza epidemiologica ed economica si avvicina al momento delle decisioni strategiche, che avranno effetti di grande portata nei prossimi anni. A tal fine, occorre cercare di comprendere le strategie degli altri paesi, facendo riferimento non a occasionali discorsi e interviste, bensì ai piani nazionali delle riforme presentati all’Ue. Tali piani hanno obiettivi comuni, in vista dello sviluppo della crescita e dell’occupazione.

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Con l’inizio del semestre in cui è la Germania ad assumere la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea, l’elaborazione delle proposte volte a fronteggiare l’emergenza epidemiologica ed economica si avvicina al momento delle decisioni strategiche, che avranno effetti di grande portata nei prossimi anni. A tal fine, occorre cercare di comprendere le strategie degli altri paesi, facendo riferimento non a occasionali discorsi e interviste, bensì ai piani nazionali delle riforme presentati all’Ue. Tali piani hanno obiettivi comuni, in vista dello sviluppo della crescita e dell’occupazione.

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Ma gli obiettivi comuni non annullano le possibilità di manovra da parte dei singoli stati membri. Infatti, i loro piani si differenziano sia nelle forme, sia nei contenuti. Per esempio, il documento predisposto dal governo francese è piuttosto ampio, perché, oltre a ribadire l’impegno profuso nelle riforme istituzionali, dà conto delle misure prese per migliorare l’attrattività del paese per gli investitori esteri – collocandosi al secondo posto nell’Ue, davanti alla Germania – e per migliorare la gestione dei fondi strutturali europei. In sostanza, la Francia si candida a ricevere ancora più investimenti esterni, avendo dimostrato la propria capacità di gestirli. Ben diverso è il piano tedesco, che è più dettagliato e al tempo stesso più incentrato sugli investimenti nazionali. Esso sottolinea, in particolare, gli investimenti pubblici effettuati nell’istruzione, nella ricerca e nella “infrastruttura digitale”, con speciale attenzione per la tecnologia 5G. Dà conto anche degli investimenti privati. Per gli uni e per gli altri, indica analiticamente gli uffici pubblici responsabili dell’indirizzo e del controllo. La Germania, insomma, ribadisce la propria capacità di procedere sul sentiero delle riforme che già percorre da un ventennio e sul coinvolgimento del settore privato, oltre a quello pubblico. Infine, probabilmente non a caso, la soluzione scelta dall’Olanda consiste nell’evidenziare i progressi compiuti nell’attuare le raccomandazioni dell’Ue. Nel sottolineare la propria performance, pone le premesse per chiedere ai partner altrettanta diligenza, per chiedere verifiche rigorose.

 

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Dall’analisi di quanto i nostri partner hanno fatto si possono trarre due importanti insegnamenti. Il primo è che tutti gli altri hanno preso sul serio l’impegno di redigere il piano nazionale delle riforme entro il termine concordato. L’Italia non lo ha fatto, purtroppo. Né può validamente giustificarsi asserendo che il piano era pronto, ma occorreva aggiornarlo alla luce dell’emergenza epidemiologica, perché tutti gli altri hanno provveduto, integrando il piano già predisposto (Francia e Spagna) o aggiungendovi un apposito allegato (Olanda). Occorre, quindi, porre fine al ritardo e fare capire ai nostri partner cosa davvero intendiamo fare e come.

 

Il secondo insegnamento riguarda, appunto, i contenuti del piano. Se, come il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha affermato, esso “sarà la base del Recovery Plan che presenteremo” per accedere ai nuovi finanziamenti messi a disposizione dall’Ue, non potremo limitarci a manifestare una serie di bisogni, per quanto importanti essi siano. E’ necessario, altresì, far comprendere quali miglioramenti siano stati già apportati o potranno essere introdotti nel breve periodo rispetto alla capacità di decisione e di azione delle nostre pubbliche amministrazioni.

 

In questo senso, il ruolo del presidente del Consiglio e dei ministri è quanto mai essenziale. Forse alcuni esponenti politici, nel Parlamento e al di fuori di esso, possono permettersi il lusso di discutere dell’appartenenza dell’Italia all’Ue. Ma quanti hanno responsabilità di governo devono rivolgere tutte le energie alla predisposizione delle misure indispensabili per fronteggiare l’emergenza che il paese tuttora attraversa e le cupe prospettive che da più parti sono state elaborate in vista dell’autunno.

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