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Piccolo non è bello

Redazione

Efficienza e fondi. La miniaturizzazione è un guaio per l’Italia. Due indagini

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Il 56,1 per cento delle imprese fino a 10 addetti prevede di recuperare il fatturato pre-Covid entro il 2021. Il 27,7 quest’anno. Solo il 16,1 nel 2022. E’ il risultato di un sondaggio Cerved su 500 aziende-campione di 225 mila in tutti i settori. Non molto diverso rispetto alle previsioni europee se non per una cosa: l’umore si ribalta a seconda della dimensione. Chi ha oltre 50 addetti pensa di recuperare già nel 2020 una fiducia espressa dal 58,4 per cento degli interpellati, che sale al 59,2 per chi ha oltre 100 dipendenti. La dimensione conta, ma in senso contrario di quella che è ancora adesso la caratteristica della struttura industriale italiana: la miniaturizzazione. Un dossier di Kpmg ricorda che in Italia 4,3 milioni di aziende fatturano meno di 50 milioni all’anno. Seguono 3,9 milioni di imprese tra 50 e 99 milioni di fatturato; 2,3 tra 100 e 249 milioni; 1,1 tra 250 e 999 milioni; 283 imprese con fatturato tra uno e tre miliardi e appena 82 oltre questa soglia. Una piramide con poche aziende in grado di resistere sul mercato e una miriade esposte alle crisi, in quanto con poco accesso alla liquidità e ultimo anello di una catena di fornitori.

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Il 56,1 per cento delle imprese fino a 10 addetti prevede di recuperare il fatturato pre-Covid entro il 2021. Il 27,7 quest’anno. Solo il 16,1 nel 2022. E’ il risultato di un sondaggio Cerved su 500 aziende-campione di 225 mila in tutti i settori. Non molto diverso rispetto alle previsioni europee se non per una cosa: l’umore si ribalta a seconda della dimensione. Chi ha oltre 50 addetti pensa di recuperare già nel 2020 una fiducia espressa dal 58,4 per cento degli interpellati, che sale al 59,2 per chi ha oltre 100 dipendenti. La dimensione conta, ma in senso contrario di quella che è ancora adesso la caratteristica della struttura industriale italiana: la miniaturizzazione. Un dossier di Kpmg ricorda che in Italia 4,3 milioni di aziende fatturano meno di 50 milioni all’anno. Seguono 3,9 milioni di imprese tra 50 e 99 milioni di fatturato; 2,3 tra 100 e 249 milioni; 1,1 tra 250 e 999 milioni; 283 imprese con fatturato tra uno e tre miliardi e appena 82 oltre questa soglia. Una piramide con poche aziende in grado di resistere sul mercato e una miriade esposte alle crisi, in quanto con poco accesso alla liquidità e ultimo anello di una catena di fornitori.

 

In Germania e Francia, i due nostri maggiori partner commerciali e industriali, non è così. Le imprese top sono rispettivamente il triplo e il doppio di quelle italiane. La categoria più numerosa ha un fatturato tra 50 e 99 milioni, con 4,2 milioni di aziende in Germania e 4,1 in Francia. Da anni anche la Banca d’Italia batte su questo tasto: piccolo non è più bello, le microaziende sono fragili, hanno meno cultura manageriale, sono fuori dai circuiti del credito. Questo era scritto in uno studio delle economiste Emilia Bonaccorsi di Patti e Federica Ciocchetti per Via Nazionale datato 2017. La crisi del coronavirus non ha migliorato la situazione: il 14 per cento delle imprese a rischio chiusura ha generalmente meno di 5 dipendenti; al contrario, si accelerano le fusioni tra le grandi come Fca-Psa, Nexi-Sia, Generali-Cattolica. D’altra parte, in Confindustria il 98 per cento degli associati è composto da piccole e medie imprese, tra i 50 e 250 dipendenti. Come nel film “84 Charing Cross Road” ci mobilitiamo per le piccole librerie e i cinema di quartiere: possono però essere l’eccezione, non la regola.

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