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Questo lo dice lei

Avere un Recovery plan efficiente per tornare a far decrescere il debito: si può

Pier Carlo Padoan

Il dibattito sul Mes “distorto” e la necessità di un confronto serio sull’uso delle risorse europee basato sulla trasparenza e la veridicità, non sulla propaganda 

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Il dibattito sul Mes è “distorto” per due ragioni fondamentali:

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Il dibattito sul Mes è “distorto” per due ragioni fondamentali:

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1) perché gli argomenti (soprattutto quelli contrari al Mes) ignorano nella gran parte dei casi la verità dei fatti e concentrano la forza del ragionamento su aspetti emotivi o ideologici;

2) perché viene condotto in buona misura “fuori contesto”, ignorando in particolare che il Mes deve essere visto come una componente di un pacchetto europeo, che prevede, oltre al Mes, il Sure, le risorse mobilitate dalla Bei, il meccanismo Next Generation EU (Ngeu) e il suo legame con il bilancio europeo.

 

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Tutto ciò in un quadro in cui il Patto di stabilità è sospeso, la disciplina di aiuti di stato è notevolmente affievolita e, naturalmente, la Bce mette in campo una potenza di fuoco formidabile. Sarebbe utile al paese se il dibattito sull’uso delle risorse europee, da qui in poi, si potesse basare sulla trasparenza e la veridicità, non sulla propaganda dunque, tenendo conto del contesto nel quale le singole misure si devono calare.

 

Il dibattito sul “Recovery and Resilience Instrument” ancora non è pienamente decollato. Sarebbe desiderabile che si sviluppasse con modalità meno distorte di quelle che hanno caratterizzato il dibattito sul Mes. La logica del Ngeu è semplice. Si mette a disposizione dei paesi un significativo ammontare di risorse, ancora da definire, a condizione che questo sia utilizzato per rilanciare il processo di crescita attraverso misure strutturali e che attivino decisioni di investimento sia pubbliche che private. Diventa quindi cruciale definire i criteri in base ai quali le risorse saranno allocate e come si configureranno i piani nazionali destinati a utilizzarle.

 

La bozza di accordo per Ngeu prevede che i governi devono presentare un Piano di rilancio e resilienza che soddisfi i seguenti requisiti. Il Piano deve:

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1) essere in grado di rispondere alle raccomandazioni per paese definite dalla Commissione nell’ambito del semestre europeo;

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2) contribuire alla doppia transizione verso l’economia verde e digitale;

3) produrre un impatto duraturo sull'economia del paese;

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4) sostenere la crescita e l’occupazione, mitigare l’impatto sociale della crisi da Covid-19 e contribuire alla coesione e alla convergenza;

5) si deve basare su una valutazione ragionevole dei costi sostenuti per realizzare gli obiettivi;

6) attivare meccanismi di riforma strutturale e di investimenti pubblici in un quadro generale coerente;

7) prevedere un meccanismo di implementazione realistico e misurabile.

 

Un ruolo chiave in questo insieme di condizioni è ricoperto dalle “raccomandazioni per paese” definite nell’ambito del semestre europeo. Nel caso dell’Italia queste raccomandazioni, in sintesi, prevedono nella versione di maggio 2020 i seguenti punti:

Primo. Tenendo conto degli spazi resi disponibili dalla sospensione del Patto di stabilità mettere in campo tutte le misure necessarie per sostenere l’economia. Quando le condizioni lo permetteranno avviare misure per assicurare la sostenibilità del debito e il sostegno all’investimento. Rafforzare il sistema sanitario e, in questo contesto, la cooperazione tra autorità nazionali e regionali.

Secondo. Fornire sostegno immediato ai lavoratori colpiti dalla caduta del reddito. Facilitare il retraining della forza lavoro anche tramite la digitalizzazione. Terzo. Fornire liquidità a famiglie e imprese più esposte alla crisi. Sostenere gli investimenti pubblici. Indirizzare gli investimenti privati verso la trasformazione verde e digitale, in particolare nel settore dell’energia e della ricerca e sviluppo. Quarto. Migliorare l’efficienza della giustizia e della Pubblica amministrazione.

 

Balza subito all’occhio che le misure raccomandate dalla Commissione riflettono in gran parte misure già prese dal governo per affrontare la crisi, ma anche misure, ancora da prendere, annunciate dal governo e considerate nel dibattito come rilevanti per sostenere la crescita del paese. In altri termini nel definire le condizioni per ottenere le risorse del Ngeu prevale il ruolo delle “preferenze del paese” e non una “imposizione dall’esterno”. Inoltre, viene richiesto al paese di definire un percorso di implementazione delle misure che sia verificabile e coerente con gli obiettivi della “doppia transizione”. Nel definire il processo di attivazione del Ngeu è essenziale legare il meccanismo nazionale al quadro europeo, sia in termini di obiettivi sia del ruolo che le altre risorse europee possono svolgere come complemento di quelle del Recovery fund. Per esempio quelle del Sure per sostenere il mercato del lavoro, i fondi Bei per sostenere l’innovazione delle Pmi, e il Mes per rafforzare il sistema sanitario (in senso lato). E’ ragionevole immaginare che, mettendo a sistema le risorse, invece di considerare i diversi strumenti separatamente emergerebbero spazi di efficientamento e risparmio. In altri termini la decisione sull’uso di un particolare strumento non può essere presa separatamente dalle decisioni sugli altri strumenti. Il “mettere a sistema” gli strumenti europei e il bilancio nazionale infine implica definire un quadro coerente dell’evoluzione della finanza pubblica e del suo legame con il Piano nazionale di riforma. Piano che potrebbe contenere obiettivi aggiuntivi a quelli nelle raccomandazioni sopra ricordate, come la riforma della scuola. Un Piano credibile e lungimirante darebbe un segnale forte ai mercati e faciliterebbe l’avvio della caduta del debito tramite un’accelerazione della crescita.

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