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Perché le balle dei populisti sul Mes alimentano un sentimento di sfiducia sull’Italia

Veronica De Romanis

Aspettare l’esito del negoziato sul Recovery Fund per poi decidere sul Meccanismo europeo di stabilità significa non aver capito di cosa si sta parlando

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Il dibattito sul Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) sta diventando sempre più incomprensibile, soprattutto agli occhi dei nostri partner europei. La linea di credito pandemica del Mes è stata negoziata per conto dell’Italia dai ministri dell’Economia Giovanni Tria e Roberto Gualtieri, supportati dal prezioso contributo degli sherpa del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Il testo finale contiene tutti gli elementi che dal punto di vista del Mef erano irrinunciabili: condizioni uguali per tutti e limitate a spese sanitarie, nessun obbligo a un aggiustamento macroeconomico e, infine, costo del finanziamento conveniente sopratutto per chi ha un elevato debito. Insomma, un vero successo. Nella prima fase dell’accordo, l’Italia è stata guidata da Giuseppe Conte con il governo giallo-verde e il Movimento 5 stelle, prima forza di maggioranza. Conte e i 5 Stelle sono stati presenti con gli stessi ruoli anche nella fase conclusiva, quella forse più delicata. Ma, allora, perché sia il premier sia gran parte dei pentastellati si oppongono al Mes? L’Italia è il paese maggiormente colpito dalla pandemia. Ha disperato bisogno di soldi.

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Il dibattito sul Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) sta diventando sempre più incomprensibile, soprattutto agli occhi dei nostri partner europei. La linea di credito pandemica del Mes è stata negoziata per conto dell’Italia dai ministri dell’Economia Giovanni Tria e Roberto Gualtieri, supportati dal prezioso contributo degli sherpa del ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Il testo finale contiene tutti gli elementi che dal punto di vista del Mef erano irrinunciabili: condizioni uguali per tutti e limitate a spese sanitarie, nessun obbligo a un aggiustamento macroeconomico e, infine, costo del finanziamento conveniente sopratutto per chi ha un elevato debito. Insomma, un vero successo. Nella prima fase dell’accordo, l’Italia è stata guidata da Giuseppe Conte con il governo giallo-verde e il Movimento 5 stelle, prima forza di maggioranza. Conte e i 5 Stelle sono stati presenti con gli stessi ruoli anche nella fase conclusiva, quella forse più delicata. Ma, allora, perché sia il premier sia gran parte dei pentastellati si oppongono al Mes? L’Italia è il paese maggiormente colpito dalla pandemia. Ha disperato bisogno di soldi.

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Tutti ma proprio tutti gli imprenditori e gli operatori sanitari dicono “si” al Mes. In altre parole, chi produce ricchezza e chi ha la responsabilità della nostra salute ritiene che i 37 miliardi andrebbero presi il prima possibile. Eppure, chi ha la responsabilità di decidere si rifiuta di farlo. Le motivazioni sono le più svariate. “I soldi sono pochi”, dicono alcuni esponenti dei 5 Stelle. Altri, invece, sostengono il contrario, ossia che “i soldi sono troppi, non sappiamo spenderli”. Poi ci sono quelli, come il premier, che ritengono che sia necessario aspettare il negoziato sul Recovery Fund. Quest’ultima spiegazione è forse quella che preoccupa di più chi ci osserva dall’esterno.

 

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Aspettare l’esito del negoziato sul Recovery Fund per poi decidere sul Mes significa non aver capito di cosa si sta parlando. Il primo è uno strumento per la ricostruzione (lo dice il nome stesso) che sarà disponibile nel medio termine, il secondo, invece, come da noi richiesto in fase di negoziato, serve per l’emergenza - quindi - adesso. In generale, tutti i detrattori del Mes sostengono che lo strumento non debba essere attivato perché “non ci si può fidare”: ci potrebbero essere condizionalità ex-post e poi la Commissione potrebbe cambiare idea.

 

Dovrebbe essere evidente a tutti che i contratti, una volta firmati, non si modificano e che imposizioni in corso d’opera non avrebbero nessun senso visto che oramai i soldi li hai presi e pure spesi. Ma quello che più lascia perplessi è che chi - come il Premier e parte dei 5 Stelle - lancia questo messaggio non si renda conto che così facendo concorre a minare il patto fiduciario che sta al base del progetto dell’euro. L’Italia fa parte di un’unione monetaria composta da 19 paesi che hanno rinunciato alla propria valuta. Lo hanno fatto perché si fidano reciprocamente. Senza fiducia non ci può essere un’area valutaria comune.

 

Quando nell’ottobre del 2009 l’allora premier greco Papandreou andò in televisione per annunciare la crisi ammettendo di aver truccato i conti, la reazione iniziale di diversi stati dell’euro fu molto dura. In effetti, non è facile condividere una moneta con un paese di cui non ti fidi. La posizione da parte del governo nei confronti del Mes è molto simile, seppure con ruoli invertiti. In questo caso è il paese che chiede i finanziamenti a non fidarsi. Con qualche distinguo: Conte non si fida dei soldi del Mes ma si fida dei del Recovery Fund. Davvero incomprensibile.

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