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“Per usare le risorse europee l’esecutivo fissi le priorità in tempi rapidi”. Parla Fabbrini

Annalisa Chirico

“La vittoria della linea Merkel dopo la crisi del Covid va sfruttata”. Intervista al direttore del Dipartimento di Scienza politica della Luiss

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Roma. “Non siamo un paese serio”, esordisce così Sergio Fabbrini, direttore del Dipartimento di Scienza politica alla Luiss G. Carli e Pierre Keller Visiting Professor alla Harvard Kennedy School. “Senza neppure conoscere l’entità esatta delle risorse né quando arriveranno, il governo italiano perde tempo in discussioni senza costrutto su come impiegare ipotetici soldi futuri. Il paese sembra prigioniero di dinamiche introverse”. In che senso? “Il ceto politico è assillato dalla paura di perdere una carica o dalla smania di acquisirne un’altra, manca una visione d’insieme. Vittorio Colao è un tecnico: ha offerto un ventaglio di opzioni ma spetta alla politica fissare la gerarchia di obiettivi”.

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Roma. “Non siamo un paese serio”, esordisce così Sergio Fabbrini, direttore del Dipartimento di Scienza politica alla Luiss G. Carli e Pierre Keller Visiting Professor alla Harvard Kennedy School. “Senza neppure conoscere l’entità esatta delle risorse né quando arriveranno, il governo italiano perde tempo in discussioni senza costrutto su come impiegare ipotetici soldi futuri. Il paese sembra prigioniero di dinamiche introverse”. In che senso? “Il ceto politico è assillato dalla paura di perdere una carica o dalla smania di acquisirne un’altra, manca una visione d’insieme. Vittorio Colao è un tecnico: ha offerto un ventaglio di opzioni ma spetta alla politica fissare la gerarchia di obiettivi”.

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Il premier Giuseppe Conte ha convocato gli Stati generali a Villa Doria Pamphilj per schiarirsi le idee. “Per stilare una lista di cinque priorità al massimo, il governo ascolta il Parlamento, poi consulta le parti sociali, non in astratto ma sulla base di una proposta già dettagliata. Come ha dichiarato il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, c’è un gran bisogno di correre, non possiamo permetterci di perdere l’estate. A settembre, con la fine del blocco dei licenziamenti e delle risorse per la cig, milioni di italiani entreranno in grave affanno”.

 

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Lei dice: il rischio è sprecare il tempo. “Vorrei capire se il governo è nelle condizioni di impiegare le risorse messe già a disposizione dal programma Sure e dalla Banca europea per gli investimenti. Se i ministeri sono sprovvisti delle competenze necessarie per ottenere tali risorse, si costituisca allora un’agenzia nazionale centralizzata in grado di espletare gli adempimenti richiesti in tempi brevi”.

 

Il 19 giugno il Consiglio europeo si riunirà per pronunciarsi in merito alla proposta della Commissione, Next Generation Eu. La decisione finale richiede l’unanimità. “Parliamo di un programma da 750 miliardi di euro di cui cinquecento in grants (sussidi) e la restante parte in loans (prestiti). Probabilmente il processo decisionale si concluderà soltanto a luglio quando la Germania assumerà la guida del Consiglio; poi servirà l’approvazione del Parlamento europeo. L’accesso alle risorse è subordinato alla presentazione di programmi dettagliati e credibili, accompagnati dalle riforme di cui si parla da anni”. I cosiddetti paesi “frugali” non mollano sulle risorse. “Il cancelliere austriaco Kurz e il premier olandese Rutte, usciti sconfitti dalla battaglia sul paradigma interpretativo della crisi, vogliono vincere la sfida sull’ammontare delle risorse. Nei confronti di un paese come l’Italia, dove la pandemia ha provocato oltre 35 mila morti, hanno tentato di applicare il modello dell’azzardo morale già impiegato, ai tempi della crisi del debito, verso la Grecia in modo abbastanza muscolare. L’idea di fondo è che, se sei in difficoltà, un po’ te la sei cercata e non possiamo aiutarti oltre una certa soglia. Stavolta il tentativo è fallito, la Germania di Angela Merkel infatti non li ha seguiti in questo ragionamento: la crisi pandemica è simmetrica ma produce effetti asimmetrici tra gli stati e all’interno dei singoli stati. Il cambio di paradigma è stato anche merito del lavoro del commissario Paolo Gentiloni. Per questo adesso non possiamo farci trovare impreparati: l’Italia, se non cogliesse a pieno le opportunità dell’impegno europeo, ostacolerebbe di fatto il processo di progressiva federalizzazione innescato dall’emergenza pandemica”.

 

Lei diceva: il governo si azzuffa su risorse che non ha. “Mi limito a notare che, mentre qualcuno si rifiuta di utilizzare i 36 miliardi della linea pandemica del Mes, si fa un gran discutere attorno a risorse che non sono arrivate e che non sapremo quando e in quale misura arriveranno. In occasione dell’insediamento dell’attuale Commissione europea, la presidente Ursula von der Leyen ha esposto due obiettivi prioritari: l’ambientalismo per una economia ‘environmentally free’, vale a dire neutrale dal punto di vista ambientale; e la trasformazione digitale”. L’Italia, secondo, Fabbrini, può cogliere enormi opportunità: “Ma deve sapere fissare delle priorità. Del resto, come Sabino Cassese non si stanca mai di ripetere, facciamo i conti quotidianamente con una burocrazia ottocentesca da traghettare nel Ventunesimo secolo. C’è poi il problema dei cervelli – spiega il politologo –: dobbiamo investire non solo nella formazione, nella scuola e nell’università ma anche nell’intelligenza sociale, in forme di apprendimento costante. La giustizia civile va riformata per tornare ad attrarre investimenti esteri. Servono magistrati qualificati che guardino al paese con una mentalità rinnovata. I controlli vanno fatti dopo, non prima: la trafila di verifiche intermedie va accorciata il più possibile. L’imprenditore è una persona onesta che non può essere considerata colpevole fino a prova contraria”. In una parola? “Serve un paese estroverso, senza il cinismo tipico di una classe dirigente che ruota attorno ai ministeri romani. Ai corsi che tengo ad Harvard partecipano numerosi studenti italiani che vivono all’estero: questi giovani guardano l’Italia dal mondo, e andrebbero valorizzati a dispetto di quanti si compiacciono nel guardare l’Italia dall’Italia”.

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