Roberto Gualtieri (foto Roberto Monaldo / LaPresse)

Tesoro, mi si è ristretto il sovranismo

Redazione

La solidità dell’Europa rende convenienti i Btp, ma la fiducia va coltivata

Il nuovo Btp destinato ai piccoli risparmiatori avrà un nome evocativo, “Futura”, e un obiettivo ancora migliore, i rendimenti collegati alla crescita del pil: le precedenti emissioni di questo tipo, compresa l’ultima di grande successo, si chiamavano “Italia” ed erano parametrate all’inflazione. La crescita dei prezzi è immediatamente percepibile dalla gente comune, e tutelare l’investimento dal caro vita è un concetto facile da capire anche quando non si tifa perché l’inflazione aumenti. Il collegamento con il pil è più arduo, appena ieri misurare la ricchezza attraverso il prodotto interno lordo appariva a molti sconveniente, ci siamo inventati anche il pil della felicità e, in versione grillina, la decrescita felice; ma neppure Robert Kennedy in un famoso discorso del maggio 1968 (“Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del paese sulla base del prodotto interno lordo”) propose, né purtroppo ebbe più il tempo, una formula più immediatamente efficace. Soprattutto in tempi difficili come ora il pil resta una sintesi fondamentale, pur imperfetta. Dunque ben venga e auguri agli ottimi collocatori del Tesoro.

  

Le emissioni domestiche piacciono molto ai sovranisti della Lega e di Fratelli d’Italia, che ne rivendicano la paternità indicandole come alternative ai finanziamenti europei, e sotto sotto lo strumento chiave dell’Italexit. Purtroppo dimenticano un dettaglio: poiché ogni titolo è composto dal rendimento e dal valore capitale, senza protezione dell’Europa e della Bce, e senza una reputazione sui mercati data dalle riforme e dalla riduzione del debito, questi titoli destinati alle famiglie si deprezzerebbero fino all’azzeramento, mandando in rovina tutti i patrioti. Stessa cosa con le fantasiose ricette suggerite da Giorgia Meloni di finanziarsi attraverso i diritti di prelievo del Fondo monetario internazionale. E non c’entrano gli gnomi della finanza stile serie tv. Qualcuno dovrebbe ripassarsi la storia recente, a cominciare dai Bonos argentini, altrimenti detti Tango bond, collegati dai governanti post peronisti al dollaro: il loro crac ha condannato alla miseria l’Argentina, nonché i piccoli investitori di tutto il mondo, italiani in testa.

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