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Mimmo Parisi conferma che i navigator prendono anche il bonus 600 euro

Luciano Capone

Lavorare di meno e guadagnare di più in Anpal, grazie al Covid

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Roma. Ciò che sorprende di Mimmo Parisi è il candore: “Per quanto riguarda i 600 euro di bonus ai navigator, è una cosa che anche io ho sentito ma come agenzia non facciamo attività di vigilanza, è una cosa che deve fare l’Inps. Mi è stato comunicato che i navigator hanno fatto questa domanda, ma non so quanti hanno utilizzato questo bonus”, ha dichiarato il presidente dell’Anpal in audizione alla commissione Lavoro del Senato. In pratica il “padre dei navigator”, così l’ha battezzato Luigi Di Maio, non sa cosa fanno i suoi figli.

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Roma. Ciò che sorprende di Mimmo Parisi è il candore: “Per quanto riguarda i 600 euro di bonus ai navigator, è una cosa che anche io ho sentito ma come agenzia non facciamo attività di vigilanza, è una cosa che deve fare l’Inps. Mi è stato comunicato che i navigator hanno fatto questa domanda, ma non so quanti hanno utilizzato questo bonus”, ha dichiarato il presidente dell’Anpal in audizione alla commissione Lavoro del Senato. In pratica il “padre dei navigator”, così l’ha battezzato Luigi Di Maio, non sa cosa fanno i suoi figli.

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Nei fatti, quella di Parisi è una conferma di una situazione davvero paradossale. Mentre gran parte del paese ha difficoltà ad andare avanti e ancora attende la cassa integrazione, l’emergenza coronavirus ha fatto la fortuna dei navigator, che lavorano molto meno di prima e guadagnano più di prima. L’esercito di circa quasi 3 mila (2.874 per la precisione) intermediari dell’Anpal che avrebbero dovuto incrociare domanda e offerta di lavoro per trovare occupazione ai percettori del reddito di cittadinanza, ma appena scoppiata l’emergenza coronavirus hanno smesso di svolgere il loro lavoro ordinario, vista la sospensione della normale attività dei centri per l’impiego e le condizionalità del reddito di cittadinanza. Hanno continuato a percepire lo stipendio pieno, pari a circa 28 mila euro annui (oltre 2 mila euro lordi mensili per 13 mensilità), a cui è stata però sospesa l’indennità forfettaria per le trasferte da 300 euro al mese (visto che sono rimasti a casa, lavorando con lo smartphone e il tablet fornitogli da Anpal servizi). Poco male. Perché, come ha scritto il QN - Quotidiano nazionale, i navigator hanno avuto la facoltà di incassarne il doppio, richiedendo il bonus da 600 euro (netti e non tassati) che il governo ha previsto per gli autonomi che hanno subito le conseguenze economiche della pandemia.

 

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I “figli” di Parisi sono stati infatti contrattualizzati come co.co.co e quindi rientrano a pieno titolo, secondo l’art. 27 del decreto di marzo, tra i “professionisti e lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa” a cui è destinato il bonus. In automatico, i navigator che hanno fatto domanda stanno ricevendo dall’Inps di Pasquale Tridico, che insieme a Parisi ha costruito il reddito di cittadinanza, anche l’indennità da 600 euro relativo al mese di aprile. Non riceveranno, purtroppo, il bonus da 1.000 euro relativo al mese di maggio, perché secondo il decreto “Rilancio” è necessario aver perso almeno il 33 per cento di reddito. Non è il caso dei navigator che, rispetto alla fase pre Covid, lavorano di meno e guadagnano di più grazie al bonus. Di chi è la colpa di questo pasticcio?

 

In parte di questo governo, ma sicuramente di quello precedente (tanto il premier è lo stesso). Nel decreto il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non ha fatto alcuna distinzione nell’elargizione del bonus da 600 euro, anche se se ne possono riconoscere le ragioni, visto che un’eventuale verifica dei redditi di ogni richiedente avrebbe allungato ulteriormente i tempi. Ma sicuramente il vizio originario è nelle modalità di contrattualizzazione dei navigator, assunti come co.co.co per accorciare i tempi di selezione che un concorso pubblico avrebbe richiesto, per aggirare il decreto “Dignità” scritto dallo stesso ministro Luigi Di Maio visto che i navigator hanno un contratto da 18 mesi (quindi superiore al limite di un anno per i contratti a tempo determinato). Pertanto, per consentire questo show, si è dovuto fingere che i navigator siano lavoratori autonomi. Con il paradosso che ora prendono anche il bonus, come gli autonomi veri.

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Ma il conto dell’esercito di Mimmo Parisi tra non molto potrà rivelarsi ben più salato. Perché il contratto di questi dipendenti, che per quattro mesi hanno fatto formazione e ora per tre mesi sono a casa praticamente senza svolgere la loro attività, scadrà a metà 2021. E a questo punto, inevitabilmente, potrebbe aprirsi un enorme contenzioso legale visto che, a tutti gli effetti, quello richiesto dall’Anpal è un finto rapporto di lavoro autonomo. Se i navigator hanno degli orari, lavorano negli uffici o, come accade in questi mesi, usano strumentazione (tablet e smartphone) forniti dal datore di lavoro non sarà difficile dimostrare che esiste un rapporto di subordinazione. I risarcimenti a carico dello stato ammonterebbero a diverse centinaia di milioni e sarebbe una pagina vergognosa per l’agenzia statale che si occupa di lavoro (quanto al danno erariale, Mimmo Parisi può stare tranquillo, tanto lui ha tutto negli Stati Uniti e alle brutte può tornare in Mississippi).

 

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La cosa più assurda è che Parisi abbia messo al centro del piano industriale 2020-2022 dell’Anpal proprio i navigator, sebbene da metà 2021 non ci saranno più (la spesa di Anpal per le collaborazioni passerà da 156 milioni nel 2020 a 7 milioni nel 2022). Come se non bastasse, questo piano industriale è stato respinto per tre volte dal suo cda. Al momento Anpal è senza un progetto, senza una guida, e con un contenzioso esplosivo sul futuro. Finirà molto male. Gli unici che ci avranno guadagnato saranno i navigator e il loro “papà”, Mimmo Parisi, che mal che vada tornerà in Mississippi con un volo in business class pagato dai contribuenti.

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