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La Germania vede la luce, ma il Recovery fund dovrà evitare squilibri nell’Ue

Mariarosaria Marchesano

Cerniglia (Università Cattolica) spiega perché la fiducia delle imprese tedesche vola sopra le attese nonostante la recessione

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Milano. A settembre 2019 l’Ifo tedesco – l’indice che misura il grado di fiducia delle imprese, considerato uno dei termometri più sensibili dello stato di salute economico dell’Eurozona – rivelò che la Germania stava rallentando pericolosamente. Lo scorso aprile l’Ifo è precipitato al livello più basso di sempre (74,3): la pandemia stava dimostrando in pieno il suo impatto sulla “locomotiva d’Europa”, già messa a dura prova dalla guerra dei dazi e dall’epidemia interna alla Cina.

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Milano. A settembre 2019 l’Ifo tedesco – l’indice che misura il grado di fiducia delle imprese, considerato uno dei termometri più sensibili dello stato di salute economico dell’Eurozona – rivelò che la Germania stava rallentando pericolosamente. Lo scorso aprile l’Ifo è precipitato al livello più basso di sempre (74,3): la pandemia stava dimostrando in pieno il suo impatto sulla “locomotiva d’Europa”, già messa a dura prova dalla guerra dei dazi e dall’epidemia interna alla Cina.

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A distanza di neanche un mese, a maggio, lo stesso indice ha fatto registrare un tale balzo in avanti (79,5) – superiore alle attese degli analisti – da rendere concreta la possibilità che la Germania riparta prima di altri paesi europei colpiti dal Covid-19, sebbene sia entrata ufficialmente in recessione con un calo del 2,3 per cento del pil nel primo trimestre. “Il morale delle aziende tedesche si è ripreso dopo gli ultimi mesi catastrofici e le aspettative per i prossimi mesi sono migliorate sensibilmente”, ha commentato Clemens Fuest, presidente dell’istituto Ifo, avvertendo però che siamo ancora lontani dall’ottimismo. Nel complesso, comunque, il graduale allentamento del blocco offre, secondo Fuest, un “barlume di speranza”.

 

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A registrare un miglioramento senza precedenti delle aspettative è un settore come quello dell’edilizia e delle costruzioni, che era in arretramento molto prima che scoppiasse la crisi sanitaria. Che cosa vuol dire tutto questo per l’Europa e per l’Italia? E, soprattutto, che cosa ci dicono questi dati in prossimità della riunione della Commissione europea che mercoledì 27 si pronuncerà sul Recovery Fund e sulla proposta avanzata da Francia e Germania di un fondo da 500 miliardi di euro? “Più che delle misure di allentamento, in Germania si comincia a vedere l’effetto dell’enorme quantità di risorse stanziate dal governo federale a sostegno del sistema produttivo grazie agli ampi spazi di politica fiscale a disposizione”, dice al Foglio Floriana Cerniglia, economista dell’Università Cattolica, dove dirige il Cranec, il centro di ricerche-analisi economica e sviluppo internazionale (è anche membro della task force “Donne per un nuovo Rinascimento”, promossa dal ministro della Famiglia-Pari Opportunità, Elena Bonetti, che ha pubblicato alcune proposte strategiche per la ripartenza dell’Italia).

 

Secondo Cerniglia, la Germania sta puntando a un modello di sviluppo economico più focalizzato sulla domanda interna, attraverso una maggiore spesa pubblica – soprattutto per infrastrutture - e maggiori investimenti privati, in modo da controbilanciare il calo delle esportazioni che la crisi comporta sul commercio internazionale. “Se la Germania riparte è chiaro che è una buona notizia per l’Italia considerando quanto il nostro sistema produttivo sia interconnesso con quello tedesco. Ma non si può negare che esiste il rischio di una asimmetria: la Germania potrebbe diventare ancora più forte nei rapporti con le altre economie europee. E i primi a guardare con una certa apprensione a un simile sbilanciamento a favore di Berlino sono i francesi”.

  

Insomma, il paradosso è che se la “locomotiva” dovesse rimettersi in moto in fretta – grazie al fatto che su circa 2.000 miliardi di aiuti di stato autorizzati dalla Commissione europea la Germania ne ha attivati da sola oltre il 50 per cento – diventerebbero troppo forti i divari di crescita economica tra i paesi dell’Unione. Ma non pensa che la proposta di Recovery Fund, che prevede anche contributi a fondo perduto per i paesi più colpiti possa ribilanciare questi squilibri? “Dovrebbe essere interesse di tutti gli stati andare in questa direzione, occorre ricostruire subito capacità produttiva, attrarre investimenti strategici, come ha sostenuto anche il presidente del Bundestag, Schaeuble, in un’intervista al Ft. Mi auguro, però, che esista la disponibilità a espandere il bilancio europeo 2021-2027 per concedere trasferimenti senza condizioni, superando i vincoli dei trattati europei”.

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