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Nomine e giochi di potere. Cosa cambia nell’editoria con le mosse di Elkann

Stefano Cingolani

Molinari, Giannini, Feltri: i tre nuovi direttori e l’attesa per una Repubblica due

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Roma. John Elkann presidente del gruppo editoriale, Maurizio Molinari fino a giovedì direttore della Stampa va al timone della Repubblica al posto di Carlo Verdelli, Massimo Giannini torna a La Stampa per dirigere il quotidiano e Mattia Feltri prende in mano il sito Huffington Post. Il cambio al vertice è stato deciso dal consiglio di amministrazione della Gedi che ha perfezionato l’acquisto del gruppo ceduto dalla Cir della famiglia De Benedetti per 102,4 milioni di euro. Ad acquisire la quota è una società di nuova costituzione, Giano Holding, che ora dovrà promuovere una offerta pubblica di acquisto obbligatoria sulle azioni Gedi in circolazione al medesimo prezzo dell’operazione, pari a 0,46 euro per azione. Exor salirà, tramite Giano Holding, al 60,9 per cento del capitale sociale ed al 63,21 per cento dei diritti di voto, rilevando un 5,06 per cento dalla Mercurio (famiglia Perrone) ed un 6,07 per cento (partecipazioni Caracciolo) da Sia Blu e Jacaranda Caracciolo. Cir e Mercurio saranno azionisti in Giano Holding con una quota del 5 per cento ciascuno. I consiglieri Laura Cioli, Rodolfo De Benedetti, Francesco Dini e Monica Mondardini si sono dimessi e il consiglio ha cooptato Turi Munthe, Maurizio Scanavino (amministratore delegato), Pietro Supino e Enrico Vellano. Restano Marco De Benedetti, Jacaranda Caracciolo e Carlo Perrone. Molinari sarà anche direttore editoriale. Questo il coté proprietario di una operazione destinata a incidere sul panorama editoriale in Italia, compreso, di riflesso, il Corriere della Sera controllato da Urbano Cairo.

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Roma. John Elkann presidente del gruppo editoriale, Maurizio Molinari fino a giovedì direttore della Stampa va al timone della Repubblica al posto di Carlo Verdelli, Massimo Giannini torna a La Stampa per dirigere il quotidiano e Mattia Feltri prende in mano il sito Huffington Post. Il cambio al vertice è stato deciso dal consiglio di amministrazione della Gedi che ha perfezionato l’acquisto del gruppo ceduto dalla Cir della famiglia De Benedetti per 102,4 milioni di euro. Ad acquisire la quota è una società di nuova costituzione, Giano Holding, che ora dovrà promuovere una offerta pubblica di acquisto obbligatoria sulle azioni Gedi in circolazione al medesimo prezzo dell’operazione, pari a 0,46 euro per azione. Exor salirà, tramite Giano Holding, al 60,9 per cento del capitale sociale ed al 63,21 per cento dei diritti di voto, rilevando un 5,06 per cento dalla Mercurio (famiglia Perrone) ed un 6,07 per cento (partecipazioni Caracciolo) da Sia Blu e Jacaranda Caracciolo. Cir e Mercurio saranno azionisti in Giano Holding con una quota del 5 per cento ciascuno. I consiglieri Laura Cioli, Rodolfo De Benedetti, Francesco Dini e Monica Mondardini si sono dimessi e il consiglio ha cooptato Turi Munthe, Maurizio Scanavino (amministratore delegato), Pietro Supino e Enrico Vellano. Restano Marco De Benedetti, Jacaranda Caracciolo e Carlo Perrone. Molinari sarà anche direttore editoriale. Questo il coté proprietario di una operazione destinata a incidere sul panorama editoriale in Italia, compreso, di riflesso, il Corriere della Sera controllato da Urbano Cairo.

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L’erede di Gianni Agnelli e presidente della multinazionale Exor con un fatturato di 144 miliardi di euro (prima impresa industriale privata in Italia soprattutto grazie a Fiat Chrysler), ha perseguito il suo progetto con estrema determinazione, senza farsi bloccare nemmeno dalla pandemia. Anzi, forse la grave crisi scatenata dal corona virus accresce la voglia di costruire un gruppo editoriale, solido e autorevole in Italia, ma, in prospettiva, parte di un polo di spessore internazionale (dal 2015 Exor possiede la quota principale dell’Economist con il 43,4 per cento). Chiamare la holding Giano fa pensare ai due volti del dio romano, un verso l’Italia e uno verso il resto del mondo. “Le decisioni che abbiamo preso oggi definiscono le basi di un’organizzazione chiara e coesa, premessa indispensabile per raggiungere i traguardi ambiziosi che ci siamo dati”, ha dichiarato Elkann sottolineando la scelta di “abbracciare l’innovazione e la trasformazione digitale per scrivere insieme il futuro del giornalismo e dell’intrattenimento di qualità”. E ha concluso: “Continueremo a difendere la libertà di espressione e a impegnarci per garantire un’informazione responsabile e libera da qualunque condizionamento”.

 

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Molinari rappresenta un cambiamento netto rispetto alla linea editoriale impressa da Verdelli il quale, con i titoloni cubitali e l’impostazione da tabloid, aveva a sua volta enfatizzato l’impianto costruito in un ventennio da Ezio Mauro e ancor più da Eugenio Scalfari: da giornale partito a giornale di movimento, con campagne apertamente schierate contro i sovranisti e Matteo Salvini in particolare, critico anche verso il governo attuale e l’esperienza giallo-rossa. Verdelli ha ricevuto persino minacce di morte tanto che è stato messo sotto sorveglianza. Molinari ha sempre avuto una inclinazione verso le questioni internazionali (è stato tra l’altro corrispondente negli Stati Uniti e in Israele) e come direttore della Stampa ha seguito una linea sostanzialmente atlantista in politica estera e centrista in politica interna. 

 

Ciò, secondo molti osservatori, porterà la Repubblica a insidiare Il Corriere della Sera il cui pendolo oscilla dal centro verso destra con aperture di volta in volta ai cinque stelle oltre che, ovviamente, alla Lega al governo nei territori dove è insediato il quotidiano milanese. Appare meno scontato il passaggio di Giannini a Torino, può darsi che serva a rafforzare l’informazione politica in un quotidiano destinato ad accentuare il suo insediamento locale.

 

Non resta che aspettare la probabile risposta del Corsera. Cairo ha annunciato che non distribuirà i dividendi, mossa apprezzata dal comitato di redazione alle prese con un taglio del 15 per cento del corpo redazionale, circa 50 esuberi come si dice in gergo sindacale; ma anche il gruppo Gedi ha chiuso il 2019 con un calo dei ricavi (meno 7 per cento) e i giornalisti della Stampa hanno respinto il piano editoriale che prevede il taglio di 37 giornalisti su 180 in organico. Alla Repubblica si era cominciato a discutere una ristrutturazione sotto l’impatto della crisi: le vendite sono aumentate, però molte edicole sono chiuse. La svolta in ogni caso appare radicale. Chi ricorda le epiche battaglie al vertice del capitalismo italiano e la competizione, anche umana, tra Gianni Agnelli, l’Avvocato, e Carlo De Benedetti, l’Ingegnere, non può che vedere la mesta sconfitta di quest’ultimo. Voci smentite e mai cessate hanno evocato un nuovo quotidiano che dovrebbe nascere ad opera di CDB alla ricerca della sua rivincita (il passaggio dell’Espresso alla Gedi è avvenuto con una frattura tra l’Ingegnere e i figli) con Carlo Feltrinelli il quale, sia con i libri sia con la innovativa catena di negozi, si è rafforzato negli anni scorsi. C’è già chi lo chiama “Repubblica due, la vendetta”, e si parla di Carlo Verdelli e Gad Lerner alla guida.

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