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Riaprite bene, no caos

Redazione

Più che il “quando”, serve il “come”. Dove c’è sicurezza e meno virus, si parta

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L’ora buia è questa, quella in cui governo, regioni, comuni, task force e rappresentanze varie si attardano a discutere attorno al dilemma inutile, “se” riaprire e “quando”. Invece, poiché è evidente che il contagio impiegherà un lungo tempo a sparire e lo farà a macchia di leopardo, e poiché è chiaro che “morire di economia” non è una soluzione, l’unica domanda che serve farsi per aprire è “come”. E in questo, anziché moltiplicare i tavoli, converrebbe guardare a ciò che stanno facendo la Francia o la Germania: ripartenza già programmata, settorializzata, in base alle garanzie di sicurezza e se serve anche in base alle situazioni territoriali.

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L’ora buia è questa, quella in cui governo, regioni, comuni, task force e rappresentanze varie si attardano a discutere attorno al dilemma inutile, “se” riaprire e “quando”. Invece, poiché è evidente che il contagio impiegherà un lungo tempo a sparire e lo farà a macchia di leopardo, e poiché è chiaro che “morire di economia” non è una soluzione, l’unica domanda che serve farsi per aprire è “come”. E in questo, anziché moltiplicare i tavoli, converrebbe guardare a ciò che stanno facendo la Francia o la Germania: ripartenza già programmata, settorializzata, in base alle garanzie di sicurezza e se serve anche in base alle situazioni territoriali.

 

In Italia, dove gli annunci day by day e l’utilizzo dei troppo generici codici Ateco hanno già creato molte confusioni, si procede molto a rilento immersi in un clima di rissa mediatica e politica tra governo e regioni, tra regioni del nord che vogliono riaprire e regioni del sud che vogliono chiudere, con intere filiere che rivendicano pari dignità rispetto ad altre a prescindere dalle situazioni reali di fattibilità. Tutto questo produce un pensiero diffuso in base al quale o si riapre tutti e tutti insieme, o non riapre nessuno. Una sorta di centralismo democratico da riapertura. Che genera caos. L’idea che per riaprire serviranno linee guida uniche a livello nazionale è in teoria ottima, in pratica no. Non c’è una medicina uguale per tutti. Basta guardare i surreali battibecchi tra i governatori. Attilio Fontana, che proponeva il via libera in autonomia il 4 maggio, ora che il governo pare sia orientato a far ripartire solo alcune regioni, ribatte che “questo è un grosso rischio”. Dall’altra parte Vincenzo De Luca, che si dichiara pronto a chiudere “i confini” se al nord riapriranno, incurante del fatto che il riavvio dell’economia lombardo-veneta è un fattore essenziale per tutto il paese. Mercoledì 22 aprile è attesa una nuova riunione del tavolo tra governo ed enti locali per discutere le direttive guida che però restano ancora vaghe. Si ipotizza la riapertura dal 27 aprile per alcuni settori – moda, automotive – mentre molte aziende grandi e piccole hanno già aperto, senza “se” e “quando”. Serve il come, ed è uno solo: chi è sicuro, apre. Il resto è perdita di tempo.

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