L'influenza più pericolosa è quella economica
Il panico: la febbre da combattere oltre al coronavirus. Chiacchiere con Boccia (Confindustria) e Pugliese (Conad)
A voler trovare un unico filo conduttore per orientarci tra le notizie raccolte ieri, si potrebbe dire che i vertici della politica italiana hanno compreso che la vera emergenza con cui tocca fare i conti in questo momento in Italia non ha più a che fare solo ed esclusivamente con la proliferazione del coronavirus (le vittime ora hanno superato quota 10, i contagi hanno superato quota 300) ma ha a che fare con la proliferazione di un altro guaio altrettanto pericoloso per la salute del nostro paese: la veloce trasmissione dell’influenza dai pazienti ammalati alla nostra economia. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – nelle stesse ore in cui la Bulgaria sospendeva i voli con Milano fino al 27 marzo, in cui l’Iraq vietava l’accesso agli italiani sul suo territorio, in cui l’Arabia Saudita sconsigliava ai suoi cittadini di viaggiare in Italia, in cui i responsabili dell’aeroporto di Praga sceglievano di dedicare un intero gate ai soli italiani – ha cercato di riportare ordine affermando che “l’Italia è più sicura di molti altri paesi”.
E lo stesso hanno provato a fare sia il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, sia Walter Ricciardi, dell’Oms. Il primo ha suggerito “di sdrammatizzare” ricordando che la situazione che si è venuta a creare è “senza dubbio difficile ma non così tanto pericolosa”. Il secondo ha offerto numeri meno catastrofici sul contagio da coronavirus e ha sostenuto l’opportunità di “ridimensionare questo grande allarme, perché la malattia va posta nei giusti termini: su cento persone malate, ottanta guariscono spontaneamente, quindici hanno problemi seri ma gestibili in ambiente sanitario, solo il cinque per cento è gravissimo e finora tutte le persone decedute in Italia avevano già alle spalle condizioni gravi di salute”.
La volontà di “ridimensionare” il fenomeno non ha a che fare con la volontà di sottostimare i rischi derivanti dalla diffusione del virus ma ha a che fare con un problema evidenziato già ieri su questo giornale: le eccezionali misure di prevenzione predisposte dal nostro paese per fronteggiare il coronavirus hanno avuto l’effetto di generare una elevata dose di panico e a sua volta il panico ha prodotto una serie di effetti che potrebbe incidere gravemente sulla salute dell’Italia (la Borsa ieri ha chiuso ancora in rosso, lo spread è salito ancora, diversi fornitori iniziano a ricevere notizie di gravi ritardi nei pagamenti). Per provare a mettere a fuoco il problema abbiamo scelto due interlocutori interessanti con cui dialogare e a entrambi abbiamo chiesto di valutare quanto sia preoccupante lo choc economico vissuto in queste ore dall’Italia.
Il primo interlocutore si chiama Vincenzo Boccia ed è il presidente di Confindustria e dice di essere “preoccupato per l’impatto che avrà la gestione del coronavirus sulla nostra economia”. Il secondo interlocutore si chiama Francesco Pugliese, è l’amministratore delegato di un gigante della grande distribuzione (Conad) e dice di essere “preoccupato per lo stato di psicosi in cui vive oggi il nostro paese”.
“Mi chiedo che senso abbia entrare in una modalità da ‘tutto il coronavirus minuto per minuto’, con le dirette h24 dai luoghi del contagio, e mi chiedo anche che senso abbia dare così tanto spazio a notizie esclusivamente negative, come i contagi e le morti, e così poco spazio alle notizie positive, come le molte guarigioni che per fortuna vengono registrate ogni giorno dagli operatori sanitari nazionali. La nostra tendenza a trasformare ogni problema in un’emergenza e ogni guaio risolvibile in un guaio irrisolvibile ci sta portando a isolare non tanto un virus, quanto la stessa Italia”.