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Metti Del Vecchio in Piazzetta Cuccia

Redazione

Dove porta l’attesa per le mosse di Bolloré dopo Unicredit e Mediolanum

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La decisione di Banca Mediolanum di rendere “cedibile” la storica partecipazione in Mediobanca è indotta dagli effetti che sulla governance della banca d’investimento potrebbe avere la scalata di Leonardo Del Vecchio. Effetti che non si sono ancora visti nel concreto, ma che stanno emergendo tra le pieghe del malcontento fuori e dentro il patto di sindacato di Piazzetta Cuccia di cui la famiglia Doris è il principale azionista. Se, infatti, il patron di EssilorLuxottica raddoppiasse la sua quota portandola al 20 per cento il “patto” perderebbe di peso perché ci sarebbe un socio di riferimento a imporre la linea strategica. Così, dopo l’uscita di Unicredit lo scorso autunno, Mediolanum starebbe per seguire la stessa strada e, secondo rumors di mercato, anche un altro grande grande socio di Mediobanca potrebbe rivalutare la sua posizione alla luce di equilibri che stanno cambiando. Si tratta del finanziere bretone Vincent Bolloré, che attualmente detiene poco meno del 7 per cento ed è tra i maggiori sostenitori dell’amministratore delegato Alberto Nagel, messo sotto pressione dall’arrivo di Del Vecchio. Un segnale di possibile disimpegno Bolloré lo ha già dato nel 2018 quando è uscito dal patto di sindacato di Piazzetta Cuccia proprio per essere più libero di gestire la sua partecipazione che, infatti, ha cominciato ad alleggerire la scorsa estate. Ma molto dipenderà anche da come evolverà la partita sulle Generali, la principale partecipazione di Mediobanca (13,4 per cento), che ha anche una valenza strategica perché consente all’Italia di mantenere un ruolo di peso nel settore assicurativo europeo dove i francesi hanno mire espansionistiche. Del Vecchio ha fatto intendere che non gli dispiacerebbe se tale partecipazione venisse ceduta per rafforzare la posizione di Mediobanca come banca d’affari. E lo stesso Nagel ne ha parlato come un’eventualità che non si può più escludere. Ma una mossa di questo tipo non passerebbe inosservata in una fase in cui il governo rossogiallo sta cercando di allargare i confini del potere di veto che gli deriva dalla legge sulla “golden power”.

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La decisione di Banca Mediolanum di rendere “cedibile” la storica partecipazione in Mediobanca è indotta dagli effetti che sulla governance della banca d’investimento potrebbe avere la scalata di Leonardo Del Vecchio. Effetti che non si sono ancora visti nel concreto, ma che stanno emergendo tra le pieghe del malcontento fuori e dentro il patto di sindacato di Piazzetta Cuccia di cui la famiglia Doris è il principale azionista. Se, infatti, il patron di EssilorLuxottica raddoppiasse la sua quota portandola al 20 per cento il “patto” perderebbe di peso perché ci sarebbe un socio di riferimento a imporre la linea strategica. Così, dopo l’uscita di Unicredit lo scorso autunno, Mediolanum starebbe per seguire la stessa strada e, secondo rumors di mercato, anche un altro grande grande socio di Mediobanca potrebbe rivalutare la sua posizione alla luce di equilibri che stanno cambiando. Si tratta del finanziere bretone Vincent Bolloré, che attualmente detiene poco meno del 7 per cento ed è tra i maggiori sostenitori dell’amministratore delegato Alberto Nagel, messo sotto pressione dall’arrivo di Del Vecchio. Un segnale di possibile disimpegno Bolloré lo ha già dato nel 2018 quando è uscito dal patto di sindacato di Piazzetta Cuccia proprio per essere più libero di gestire la sua partecipazione che, infatti, ha cominciato ad alleggerire la scorsa estate. Ma molto dipenderà anche da come evolverà la partita sulle Generali, la principale partecipazione di Mediobanca (13,4 per cento), che ha anche una valenza strategica perché consente all’Italia di mantenere un ruolo di peso nel settore assicurativo europeo dove i francesi hanno mire espansionistiche. Del Vecchio ha fatto intendere che non gli dispiacerebbe se tale partecipazione venisse ceduta per rafforzare la posizione di Mediobanca come banca d’affari. E lo stesso Nagel ne ha parlato come un’eventualità che non si può più escludere. Ma una mossa di questo tipo non passerebbe inosservata in una fase in cui il governo rossogiallo sta cercando di allargare i confini del potere di veto che gli deriva dalla legge sulla “golden power”.

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