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L’incertezza “esterna” rovina la festa al governo giallorosso

Mariarosaria Marchesano

Virus cinese, minacce di nuovi dazi all’Europa e frenata tedesca mettono al tappeto i mercati esponendo l’Italia ai rischi globali

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Milano. Il coronavirus e le nuove minacce di dazi americani all’Europa rovinano la festa al governo giallorosso, che ieri avrebbe potuto godersi il calo di 15 punti base dello spread in un solo colpo e, invece, ha visto tracollare Piazza Affari sulla scia delle Borse europee e di Wall Street. Il listino milanese ha infatti bruciato tutti i guadagni da inizio gennaio chiudendo la seduta con un calo (-2,3 per cento) solo appena mitigato, rispetto alle altre piazze finanziarie, da una maggiore stabilità politica percepita sul mercato dei titoli di stato dopo la prova delle elezioni regionali. Effetti collaterali di un sistema finanziario interconnesso e sempre più spaventato dall’inasprirsi del virus cinese, che rischia di inceppare la più dinamica economia del mondo. In questo contesto l’Italia, con la sua bassa crescita, appare più che mai esposta a perturbazioni esterne soprattutto adesso che, come spiega al Foglio Antonio Cesarano, responsabile per le strategie globali di Intermonte Sim, l’indice di fiducia tedesco di gennaio (Ifo) è risultato inferiore alle attese, confermando che il rallentamento della Germania è tutt’ora in atto. “C’è un mix di fattori che sta pesando negativamente sull’umore dei mercati – dice Cesarano – l’espansione del virus cinese resta la minaccia più incombente fino a quando non si vedrà il picco e si potranno valutare i danni effettivi sull’economia della Cina e su quella mondiale. Per ora non si vede la fine e questo crea incertezza così come la crea non sapere se ci sarà o meno un aggravio del 25 per cento sulle tariffe delle auto europee, oltre a quelle sui semilavorati di acciaio e alluminio che il presidente Donald Trump vorrebbe imporre per evitare tentativi di elusione dal parte dell’Unione europea”.

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Milano. Il coronavirus e le nuove minacce di dazi americani all’Europa rovinano la festa al governo giallorosso, che ieri avrebbe potuto godersi il calo di 15 punti base dello spread in un solo colpo e, invece, ha visto tracollare Piazza Affari sulla scia delle Borse europee e di Wall Street. Il listino milanese ha infatti bruciato tutti i guadagni da inizio gennaio chiudendo la seduta con un calo (-2,3 per cento) solo appena mitigato, rispetto alle altre piazze finanziarie, da una maggiore stabilità politica percepita sul mercato dei titoli di stato dopo la prova delle elezioni regionali. Effetti collaterali di un sistema finanziario interconnesso e sempre più spaventato dall’inasprirsi del virus cinese, che rischia di inceppare la più dinamica economia del mondo. In questo contesto l’Italia, con la sua bassa crescita, appare più che mai esposta a perturbazioni esterne soprattutto adesso che, come spiega al Foglio Antonio Cesarano, responsabile per le strategie globali di Intermonte Sim, l’indice di fiducia tedesco di gennaio (Ifo) è risultato inferiore alle attese, confermando che il rallentamento della Germania è tutt’ora in atto. “C’è un mix di fattori che sta pesando negativamente sull’umore dei mercati – dice Cesarano – l’espansione del virus cinese resta la minaccia più incombente fino a quando non si vedrà il picco e si potranno valutare i danni effettivi sull’economia della Cina e su quella mondiale. Per ora non si vede la fine e questo crea incertezza così come la crea non sapere se ci sarà o meno un aggravio del 25 per cento sulle tariffe delle auto europee, oltre a quelle sui semilavorati di acciaio e alluminio che il presidente Donald Trump vorrebbe imporre per evitare tentativi di elusione dal parte dell’Unione europea”.

 

Sul fronte commerciale tutte le speranze sono riposte nella visita che la presidente dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, farà alla Casa Bianca a metà febbraio, in cui si capirà se la politica protezionistica di Trump potrà rappresentare un pericolo per l’attuazione del Green New Deal. “L’Italia è sospesa tra una maggiore stabilità del quadro politico e la crescente esposizione a fattori esogeni di incertezza. Un dato positivo riguarda sicuramente i Btp. Considerando che nel mondo i bond con tassi negativi sono arrivati a 13 mila miliardi di dollari, è prevedibile che il rendimento attuale dell’1 per cento circa dei titoli di stato italiani faccia gola a un numero crescente di investitori”. Ci sarà, dunque, una corsa ai Btp? “Le obbligazioni italiane sono tra quelle che garantiscono una maggior redditività – dice al Foglio Roberto Rossignoli di Moneyfarm – Tuttavia, definirle un bene rifugio ci sembra esagerato. Il loro rendimento attuale incorpora il rischio che i tassi accelerino per motivi di instabilità politica e finanziaria”. Moneyfarm ricorda che l’Italia è particolarmente soggetta a choc internazionali sia da un punto di vista economico, sia da un punto di vista finanziario. “Non ci sentiamo di escludere choc esogeni anche nel 2020, dato che potenziali catalizzatori non mancano”, dice Rossignoli. Tra questi ci sono anche fattori di politica interna? “Nessuna delle forze della maggioranza ha interesse ad andare al voto adesso, senza godere di qualche dividendo politico per le misure fiscali messe in cantiere nei prossimi mesi. Ciò non mette ovviamente il governo al riparo da eventuali rischi. La relazione tra le varie forze della maggioranza è piuttosto fluida. Il Pd sta già passando all’incasso e il processo di disgregazione dei 5 stelle ha, al suo interno, degli elementi di imprevedibilità. Ci sono, poi, altre scadenze elettorali da tenere d’occhio, come le regionali in primavera. Ovviamente i mercati non danno un giudizio politico, ma non amano l’incertezza, soprattutto se legata alla discontinuità delle politiche fiscali e della relazione con l’Ue”, conclude l’esperto di Moneyfarm.

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