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Il partito del pil non vota necessariamente Lega: il caso Emilia-Romagna

Marco Fortis

Nel biennio 2017-2018 la regione amministrata da Bonaccini è cresciuta più della Germania, dice l'Istat

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Non è dato conoscere se gli ultimi elettori emiliano-romagnoli incerti tra gli slogan sovranisti di Salvini e i risultati del buon governo di Bonaccini abbiano visto l’ultima puntata di “Meraviglie” di Alberto Angela andata in onda sulla Rai alla vigilia del voto. Ed è impossibile sapere se essi, prima di recarsi alle urne, si siano fatti influenzare dalla presentazione che Angela ha fatto del meraviglioso ciclo di affreschi dell’“Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo” di Ambrogio Lorenzetti, conservato nel Palazzo pubblico di Siena. Di sicuro, i cittadini dell’Emilia-Romagna non sono stati condizionati nelle scelte elettorali dai dati di contabilità economica regionale diffusi dall’Istat solo oggi, quindi dopo il voto, in ritardo rispetto ai tradizionali tempi di pubblicazione (di solito in dicembre) “per motivi tecnici”. Dati che mostrano un’Emilia-Romagna superstar per crescita del pil nel biennio 2017-18.

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Non è dato conoscere se gli ultimi elettori emiliano-romagnoli incerti tra gli slogan sovranisti di Salvini e i risultati del buon governo di Bonaccini abbiano visto l’ultima puntata di “Meraviglie” di Alberto Angela andata in onda sulla Rai alla vigilia del voto. Ed è impossibile sapere se essi, prima di recarsi alle urne, si siano fatti influenzare dalla presentazione che Angela ha fatto del meraviglioso ciclo di affreschi dell’“Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo” di Ambrogio Lorenzetti, conservato nel Palazzo pubblico di Siena. Di sicuro, i cittadini dell’Emilia-Romagna non sono stati condizionati nelle scelte elettorali dai dati di contabilità economica regionale diffusi dall’Istat solo oggi, quindi dopo il voto, in ritardo rispetto ai tradizionali tempi di pubblicazione (di solito in dicembre) “per motivi tecnici”. Dati che mostrano un’Emilia-Romagna superstar per crescita del pil nel biennio 2017-18.

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L’Istat ha reso note le prime stime di contabilità regionale per il 2018 e ha anche revisionato le precedenti statistiche, che vedevano la Lombardia precedere l’Emilia-Romagna per aumento del pil nel 2017 di 9 decimali (più 2,7 per cento contro 1,8 per cento). Ora, dopo le revisioni, la situazione si è completamente ribaltata. Infatti, nel 2017 il pil emiliano-romagnolo risulta cresciuto del 2,4 per cento mentre quello lombardo è stato ribassato a più 2,2 per cento. Non solo. Nel 2018 l’Emilia-Romagna è progredita ancora dell’1,7 per cento mentre la Lombardia dello 0,5 per cento. Inoltre, l’Emilia-Romagna è andata meglio anche del Veneto, dove pil è aumentato di meno di quello emiliano-romagnolo sia nel 2017 (più 2 per cento) sia nel 2018 (più 1,1 per cento). In definitiva, considerando il biennio 2017-18 i dati di crescita dell’Emilia-Romagna appaiono veramente monstre se confrontati con quelli delle altre due principali regioni economiche del nord Italia. Infatti, la crescita cumulata del pil della regione guidata da Bonaccini nel 2017-18 è stata del più 4,2 per cento contro il più 3,1 per cento del Veneto di Zaia e il più 2,8 per cento della Lombardia di Fontana. Nello stesso biennio 2017-18 l’Emilia-Romagna ha surclassato per crescita del pil perfino la Germania, che ha messo a segno un più 4 per cento, inferiore di due decimali alla crescita emiliano-romagnola.

 

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L’Istat ha comunicato anche i dati sul valore aggiunto pro capite delle province italiane, la cui classifica vede al primo posto Milano (48.700 euro per abitante), seguita da Bolzano (41.000 euro). Ma al terzo e al quarto posto troviamo due province emiliane che hanno contribuito in modo determinante al successo di Bonaccini: Bologna (36.300 euro) e Modena (35.000 euro). Un’altra roccaforte di Bonaccini, la provincia di Reggio Emilia, figura decima per valore aggiunto per abitante (32.100 euro). Né va dimenticato che per valore aggiunto industriale per abitante Modena è prima in Italia (12.900 euro) e Reggio Emilia è terza (11.200 euro). Inoltre, le statistiche mostrano che l’Emilia-Romagna nel 2018 ha praticamente raggiunto la Lombardia per reddito disponibile per abitante, distanziata di un solo euro (22.942 euro contro 22.943 euro).

 

In definitiva, le elezioni dell’Emilia-Romagna sono state un momento chiave in cui le logiche del buon governo, del dinamismo economico e sociale, nonché dell’appartenenza all’euro (l’Emilia-Romagna ha un surplus commerciale con l’estero secondo solo a quello del Baden-Württemberg nel confronto tra regioni italiane e lander tedeschi) hanno prevalso sulle velleità sovraniste.

 

La seconda lezione delle elezioni vinte da Bonaccini è che il nord non è tutto leghista. E che non esiste se non in una certa vulgata semplificatrice una coincidenza, geografica o amministrativa, tra il cosiddetto partito del pil e la Lega. Anzi. Considerando le province emiliano-romagnole in cui Bonaccini ha prevalso nelle elezioni di domenica scorsa, più Milano e altre province lombarde dove a livello di provincia o di comune capoluogo il centro-sinistra riformista ha improntato in questi anni l’azione di governo locale, emerge una realtà economico-territoriale di oltre 300 miliardi di euro di pil che vuole una politica non fatta al citofono o al Papeete, ma che sostenga la crescita con azioni serie, mirate agli investimenti e alla modernizzazione di un paese ben saldo in Europa e nell’euro.

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