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Il fake -60 per cento di povertà

Luciano Capone

Così Tridico ammette che il suo dato non è vero. “Incredibile”, ma falso

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Roma. La povertà non è stata abolita, e questo lo sapevamo. Non è stata neppure ridotta del 60 per cento, e questo lo avevamo intuito. Nulla di nuovo quindi, se non che ad ammetterlo è proprio Pasquale Tridico, che è stato consigliere sul reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio (l’autore della prima affermazione), ed è da presidente dell’Inps l’attuatore della riforma (nonché l’autore, in persona, della seconda affermazione). “L’impatto che abbiamo calcolato del RdC su povertà è di una riduzione di circa -60 per cento del tasso di povertà. Questi dati sono straordinari”, aveva detto un mesetto fa in diverse interviste. Il dato diffuso da Tridico è stato poi acriticamente rilanciato dall’house organ del M5s, il Blog delle stelle, e dai giornali vicini al movimento: “Abolita no, ridotta di molto sì. Povertà, l’impatto del Reddito”, titolava il Fatto quotidiano, specificando: “L’impatto sulla riduzione del tasso di povertà assoluta è tra il 59 e il 60 per cento”. Una volta innescata la bufala è andata avanti da sola, con dichiarazioni entusiaste dei parlamentari del M5s su questo presunto -60 per cento “dati Inps”, specificavano. L’effetto valanga ha portato il dato farlocco nelle istituzioni, prima al Mef, con la dichiarazione del viceministro dell’Economia Laura Castelli (“I dati elaborati dal centro studi e ricerche e dal coordinamento statistico dell’Inps non lasciano dubbi: il reddito di cittadinanza funziona! – scriveva su Facebook – L’impatto è stato clamoroso: si è più che dimezzato (-60 per cento) il numero di persone in condizioni di povertà assoluta”), per arrivare ai massimi livelli, a Palazzo Chigi, " target="_blank" rel="noopener">nella conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio: “Sono orgoglioso del Reddito di cittadinanza. Si è rivelata molto efficace per contrastare la povertà assoluta: le statistiche ci dicono che in otto mesi abbiamo un -60 per cento della povertà. E’ un risultato incredibile”, dichiarò Conte. 

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Roma. La povertà non è stata abolita, e questo lo sapevamo. Non è stata neppure ridotta del 60 per cento, e questo lo avevamo intuito. Nulla di nuovo quindi, se non che ad ammetterlo è proprio Pasquale Tridico, che è stato consigliere sul reddito di cittadinanza di Luigi Di Maio (l’autore della prima affermazione), ed è da presidente dell’Inps l’attuatore della riforma (nonché l’autore, in persona, della seconda affermazione). “L’impatto che abbiamo calcolato del RdC su povertà è di una riduzione di circa -60 per cento del tasso di povertà. Questi dati sono straordinari”, aveva detto un mesetto fa in diverse interviste. Il dato diffuso da Tridico è stato poi acriticamente rilanciato dall’house organ del M5s, il Blog delle stelle, e dai giornali vicini al movimento: “Abolita no, ridotta di molto sì. Povertà, l’impatto del Reddito”, titolava il Fatto quotidiano, specificando: “L’impatto sulla riduzione del tasso di povertà assoluta è tra il 59 e il 60 per cento”. Una volta innescata la bufala è andata avanti da sola, con dichiarazioni entusiaste dei parlamentari del M5s su questo presunto -60 per cento “dati Inps”, specificavano. L’effetto valanga ha portato il dato farlocco nelle istituzioni, prima al Mef, con la dichiarazione del viceministro dell’Economia Laura Castelli (“I dati elaborati dal centro studi e ricerche e dal coordinamento statistico dell’Inps non lasciano dubbi: il reddito di cittadinanza funziona! – scriveva su Facebook – L’impatto è stato clamoroso: si è più che dimezzato (-60 per cento) il numero di persone in condizioni di povertà assoluta”), per arrivare ai massimi livelli, a Palazzo Chigi, " target="_blank" rel="noopener">nella conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio: “Sono orgoglioso del Reddito di cittadinanza. Si è rivelata molto efficace per contrastare la povertà assoluta: le statistiche ci dicono che in otto mesi abbiamo un -60 per cento della povertà. E’ un risultato incredibile”, dichiarò Conte. 

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Ecco, non è vero. Lo avevamo scritto esattamente un mese fa, sul Foglio del 10 dicembre. E ora lo confessa anche Tridico, intervistato dalla Stampa. Lei ha sostenuto che il reddito ha ridotto la povertà del 60 per cento. Lo conferma?, chiede Alessandro Barbera. “In questo momento il reddito è distribuito fra poco più di un milione di nuclei familiari. Se a questi si aggiungono quelli previsti dalla relazione tecnica della legge, a regime raggiungeremo tre dei cinque milioni di persone considerate povere dall’Istat: il sessanta per cento”. Esattamente ciò che scrivevamo sul Foglio, ovvero che quel 60 per cento “non è quindi il tasso di poveri assoluti in meno, ma il tasso di poveri assoluti “eleggibili” al beneficio”. Che è cosa molto diversa. Non è “l’impatto” del RdC dopo otto mesi, come diceva Tridico, ma la platea dei beneficiari massimi potenziali, una cosa che si sapeva sin dall’inizio, ovvero dalla presentazione del decreto con la sua relazione tecnica. 

 

 

Quando il giornalista gli fa notare che dire che il 60 per cento dei poveri “a regime” percepirà il Rdc è cosa ben diversa dal sostenere che la povertà si è ridotta del 60 per cento, Tridico si lancia in un ragionamento poco comprensibile: “Nel misurare la soglia di povertà l’Istat non valuta i patrimoni mobiliari e immobiliari. Si può discutere se sia un metodo corretto, ma non dipende da me”. Innanzitutto è Tridico a calcolare questo presunto 60 per cento sulla platea dei poveri assoluti come calcolati dall’Istat: se si riduce l’insieme dei 5 milioni di poveri (il denominatore) perché non gli piace come li conta l’Istat, cambia anche quel 60 per cento, aumentando, ma non diventa vero. E’ una semplice frazione, non una rilevazione. Inoltre l’Istat sulla povertà usa standard internazionali e non si capisce quale sarebbe la metodologia preferita dall’Inps.

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Ma non basta. Poco dopo Tridico si contraddice di nuovo, quando ammette che i single percepiscono di più in rapporto alle famiglie numerose: “Per avere miglioramenti sostanziali e coprire ad esempio la soglia di povertà Istat in una città del Nord per una famiglia con quattro componenti, bisognerebbe salire a 2.029 euro” al mese, anziché i 1.200 scarsi che prende con il RdC. Questo vuol dire, implicitamente, che a queste famiglie (che fanno parte del 60 per cento di beneficiari del RdC) l’assegno non è sufficiente a uscire dalla povertà assoluta. Manipolare i dati, o comunque rappresentarli in maniera non veritiera a fini propagandistici, è imbarazzante per un accademico e grave per un rappresentante delle istituzioni. Tridico, economista e presidente dell’Inps, è entrambe le cose. Doppiamente responsabile.

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