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Offerta avara di Arnault per i gioielli Tiffany. Il ruolo di Bogliolo

Mariarosaria Marchesano

Il premio agli azionisti offerto da Lvmh è più basso delle acquisizioni di Bulgari e Loro Piana. C’è margine per chiedere di più?

Milano. Quando a metà luglio del 2017 Alessandro Bogliolo fu nominato ceo di Tiffany&Co., la Borsa di Wall Street premiò il titolo con una mini pioggia di acquisti. Era il benvenuto che gli investitori del produttore di gioielli, forse l’unico gruppo americano del lusso riconosciuto a livello internazionale, riservavano al manager italiano che si era conquistato la fama di chi riusciva a mixare creatività e risultati. In quel periodo Tiffany attraversava una fase opaca e le attese di un riposizionamento del celebre marchio erano state messe nelle mani del poco più che cinquantenne Bogliolo di cui erano note le performance in aziende come Piaggio, Bulgari e Diesel. Dopo pochi mesi di “cura” italiana, a maggio 2018, Tiffany tornava a brillare sul listino newyorkese come ai vecchi tempi grazie ai primi risultati trimestrali superiori alle attese. Poi la strada è stata tutta in discesa: Tiffany ha archiviato il 2018 con ricavi in crescita del 6,5 per cento a 4,4 miliardi di dollari e, quello che più conta, con utili in salita del 58,8 per cento a 586,4 milioni di dollari.

  

Bogliolo – che tra l’altro ha riportato il mitico anello di fidanzamento con diamante nelle vetrine di Tiffany dopo oltre dieci anni – è riuscito a far svoltare il gruppo americano. L’impresa non dev’essere sfuggita all’occhio attento del francese Bernard Arnault da tempo è a caccia di occasioni per ampliare i confini del suo impero del lusso – il gruppo Lvmh totalizza ricavi per 50 miliardi di euro – e dare così del filo da torcere al principale e storico concorrente Cartier (gruppo Richemont). Nessuno, però, poteva immaginare che Arnault si spingesse al punto di avanzare un’offerta per l’azienda che in America è un’icona. Ma gli affari sono affari e la notizia è stata confermata lunedì direttamente dal quartier generale di Parigi: la più europea delle maison del lusso ha messo sul piatto una proposta di 14,5 miliardi di dollari (circa 13 miliardi di euro) per la più statunitense delle società, una somma che equivale a un prezzo di 120 dollari per azione e riconosce agli attuali azionisti un premio del 22 per cento rispetto all’ultimo valore di Borsa precedente all’annuncio (il titolo ha poi guadagnato oltre il 30 per cento quando la notizia dell’interesse di Lvmh è stata ufficializzata).

 

Come l’ha presa Tiffany? Il board sta valutando attentamente la proposta, dicono i canali ufficiali, ma le chance che l’operazione possa effettivamente andare in porto sembrano ridotte. Secondo gli analisti, infatti, il premio del 22 per cento, infatti, è modesto rispetto a quello riconosciuto dalla stessa Lvmh in precedenti acquisizioni. Prendiamo la griffe Bulgari, dove peraltro Bogliolo ha lavorato per sedici anni e dove ha conosciuto Francesco Trapani, che oggi siede nel consiglio di amministrazione di Tiffany. Una ricerca di Equita ricorda, che il premio riconosciuto da Lvmh agli azionisti di Bulgari nel 2011 – quando al timone c’era Bogliolo – è stato superiore al 50 per cento. Lo stesso sforzo è stato fatto per rilevare un altro famoso marchio del made in Italy: Loro Piana. E per gli alberghi extra lusso della catena Belmond, che comprende anche il Cipriani di Venezia e il Caruso di Ravello, la maison francese ha versato nelle tasche dei soci il 40 per cento in più del prezzo di Borsa. Allora perché per i gioielli che tanto piacevano a Holly (Audrey Hepburn) nel celebre film “Colazione da Tiffany” Lvmh è stato più avaro? Eppure, dicono sempre le analisi di mercato, per il gruppo europeo sarebbe importante espandersi nel mercato americano, il più grande per vendite dopo l’Asia, in un momento di grandi tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. La scelta spetta al consiglio di amministrazione guidato da Bogliolo, che, pensando ai suoi azionisti, avrà ben in mente una delle citazioni più famose del film cult: “Perchè da Tiffany non ti può succedere nulla di brutto”.

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