Altro che pubblicità, le aziende sono terrorizzate dagli spot di Salvini

Valerio Valentini

Lo strano caso del primo influencer al contrario

Roma. Uno fa presto a pensare male. Vuoi vedere che Matteo Salvini si è messo a fare product placement sui social network? Un ministro dell’Interno che si reinventa come improbabile influencer, una specie di Chiara Ferragni con la barba e la pancetta? Nel mare magnum del web, i più maliziosi non hanno tardato a mulinare i loro sospetti: non sarà che che quel gran genio di Luca Morisi, il guru della comunicazione del Carroccio, ha convinto la Barilla, la Star e la Perugina a finanziare le casse disastrate della Lega in cambio di un po’ di pubblicità occulta? Un profilo con tre tre milioni e mezzo di follower su Facebook, oltre un milione su Instagram, è un promoter prestigioso. Chissà quanto saranno felici le aziende, nel vedersi reclamizzate dall’uomo mediatico del momento.

  

 

E invece no. I post magnerecci di Salvini con tanto di marchio in bella mostra hanno generato il caos nelle ditte infilate nel tritacarne dei social network dal ministro dell’Interno. Si sono spaventati nel quartier generale della Nestlé, il colosso svizzero dei dolciumi che detiene la Perugina, quando Salvini ha pubblicato la foto con uno dei bigliettini contenuti nell’incarto dei famosi “Baci”. “L’amicizia reca grande felicità con piccoli gesti”, recitava l’anonima citazione. E proprio ai suoi “amici” virtuali Salvini dedicava il suo pensiero mattutino: “La giornata comincia con un bel Bacio Perugina”. E subito, oltre alle migliaia di like su Instragram e alle centinaia di condivisioni su Facebook (numeri non troppo lusinghieri, per gli standard di Salvini), sui social partiva la ridda di ingiurie e maldicenze che, in via diretta o solo riflessa, si abbatteva anche sulla ditta dei “Baci”. Un flusso negativo durato più di qualche ora, che poi si è spento, ma che in quei frangenti crea angoscia perché non si sa quanto possa durare e quanti danni provocare.

  

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La giornata comincia con un bel Bacio Perugina: “L’amicizia reca grande felicità con piccoli gesti”. Vi abbraccio!

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E’ una situazione che conoscono bene alla Barilla, che più volte è rimasta acciaccata da polemiche sui social. Salvini l’ha citata per bene due volte, a distanza ravvicinata, sempre nella sua versione di fashion blogger magnereccio direttamente dalle stanze del Viminale. La prima volta martedì, quando ha mostrato al mondo il suo pranzo: “Due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo. Alla faccia della pancia”. L’indomani, alle dieci e mezza di sera, è stata poi la volta della “torta Pan di Stelle”, altro prodotto di casa Barilla, “con mascarpone e Nutella”. E così, per due giorni, l’azienda ha dovuto fronteggiare un flusso di tweet e commenti social assai negativo. E non solo per il discutibile senso del gusto di Salvini – quei bucatini mezzi sconditi, non proprio invitanti, che non hanno fatto una grande pubblicità all’azienda. Ma anche, e soprattutto, per l’evidente danno d’immagine potenzialmente dirompente che l’operazione ha comportato. Un marchio, e tanto più un marchio alimentare, ha bisogno di restare quanto più neutro possibile rispetto alla contesa tra partiti: la politicizzazione è un rischio grave, che rischia di far scappare i clienti e forme di boicottaggio più che portarne di nuovi.

  

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Due etti di bucatini Barilla, un po’ di ragù Star e un bicchiere di Barolo di Gianni Gagliardo. Alla faccia della pancia! Buon pomeriggio Amici

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Per Salvini l’obiettivo era molto più probabilmente quello di penetrare altre bolle comunicative che non fossero quelle politiche. Morisi fa della diversificazione un’ossessione: per vendere bene il suo prodotto, il social media strategist veronese sa che deve smerciarlo non solo tramite le vetrine tipiche della politica. Pubblicare foto di gattini o farsi fotografare con l’occhio languido e il pelo sul petto in bella vista per i magazine di gossip ha, in fondo, lo stesso scopo: agganciare altri trend, fare in modo che anche chi non segue la politica incroci il brand di Salvini. E’, in pillole, la logica dell’“algoritmo” più volte evocato da Morisi e dal suo staff. E se questo danneggia qualche azienda, problemi loro.

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