Antonio Patuelli, presidente dell'Abi. Foto Imagoeconomica

Promemoria dell'Abi: lo spread fa male alle banche

Franca Menta

"La liquidità degli istituti di credito ha limitato l'aumento dei tassi di interesse", ha detto Patuelli. Ma un differenziale così ampio finirà per ricadere su imprese e famiglie 

Se fino a ora le banche hanno mantenuto stabili i tassi di interesse, nonostante lo spread intorno a quota 300, è perché la riserva di liquidità ha permesso agli istituti di credito di non fare ricadere i maggiori oneri su imprese e famiglie. Ma il rischio che un differenziale così ampio tra titoli di stato italiani e tedeschi abbia ricadute sul sistema bancario e, a cascata, sull'accesso al credito e sui suoi costi è un dato di fatto che anche l'Abi ha tenuto a ricordare durante il seminario annuale dell'associazione. "Fino a ora non c'è stato un aumento dei tassi di interesse perché le banche avevano una riserva di liquidità e c'è stata una ricomposizione dei portafogli", ha detto il presidente dell'Abi Antonio Patuelli, ma il livello dello spread "rappresenta già un appesantimento per tutta la catena produttiva". 

  

  

  

Secondo i calcoli dell'associazione un aumento di 100 punti base dello spread si traduce in una perdita di 35 punti base dei patrimoni bancari. Con questo ritmo, insomma, il sistema è sotto stress e l'unica strada percorribile per non compromettere le proprie riserve è avviare una stretta dei finanziamenti e ritoccare al rialzo i tassi di interesse. Il meccanismo che lega questi fattori lo abbiamo già spiegato su queste colonne, e riguarda la perdita di valore dei titoli di stato italiani che in misura diversa fanno parte del portafoglio delle banche. Una loro svalutazione comporta direttamente un'erosione del capitale degli istituti di credito (da marzo 2018 si è ridotto di oltre 40 miliardi di euro) e indirettamente una minore disponibilità di credito per le imprese e un minore valore del risparmio delle famiglie. Elementi che si riflettono poi sulla crescita economica del paese, su cui il governo ha scommesso per giustificare il ricorso al livello di deficit fissato nella manovra finanziaria inviata alla Commissione europea: se la quota dello spread non si stabilizzerà su livelli più bassi, sarà ancora più difficile raggiungere i tassi di crescita che il governo si aspetta per i prossimi anni. 

  

  

  

Ma c'è una "soglia critica" dello spread che segna il livello di sopportazione del sistema bancario italiano? Patuelli ha spiegato che si tratta di un calcolo molto complesso che si basa su parametri diversi di banca in banca. A fare la differenza sono elementi come la quantità di titoli pubblici detenuti e la loro scadenza. "Solo la Bce e la Banca d'Italia insieme possono fare questo calcolo e comunque non lo direbbero", ha detto il presidente dell'associazione. 

  

  

 

Che l'attuale livello sia comunque un fardello per le banche è un dato di cui governo sembra essere consapevole. Lo ha detto il vicepremier Luigi Di Maio riferendosi a Monte dei Paschi e lo ha confermato il ministro delle Finanze Giovanni Tria anche durante la Giornata dell'Ottimismo organizzata dal Foglio a Firenze, dove ha sostenuto che “un tasso di differenziale così alto non possiamo sopportarlo molto a lungo”. Ma se è vero che i fondamentali dell'economia italiana non giustificano questo differenziale coi bund tedeschi né lo giustificano le misure previste in manovra, come ha sostenuto Tria, allora al governo non resta che seguire il consiglio di Mario Draghi per ottenere un po' di sollievo dal pressing finanziario: "Abbassare i toni e non mettere in questione la struttura costituzionale dell'Europa". Resta questo l'unico modo con cui il governo può tenere a bada i mercati. 

  

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