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Olio extravergine, osmosi al Tribunale di Torino

Il procuratore capo di Torino Armando Spataro censura (di nuovo) le fughe mediatiche del sostituto Raffaele Guariniello. Stavolta per l'inchiesta ballerina sull'olio, a quanto pare, non extra-vergine.
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Roma. Sono oramai come l’acqua e l’olio il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, e il sostituto, Raffaele Guariniello. Insieme non possono stare, non si mescolano. Spataro è infatti intervenuto di nuovo per arginare il flusso incontrollato di notizie sulle inchieste avviate da Guariniello. L’aveva fatto una prima volta nel caso del fascicolo Volkswagen-Dieselgate sulle emissioni truccate dalla casa automobilistica tedesca, mica italiana. E una seconda volta in questi giorni dopo lo strombazzamento mediatico circa l’inchiesta in embrione sull’olio d’oliva non extra-vergine, a quanto pare, prodotto e venduto da sette aziende leader (Carapelli, Bertolli, Sasso, Coricelli, Santa Sabina, Prima Donna e Antica Badia) accusate di frode in commercio. Spataro era stato esplicito in passato riguardo alle modalità di diffusione delle notizie: “I rapporti con gli organi di informazione saranno tenuti direttamente dal Procuratore della Repubblica o dai coordinatori dei vari gruppi da lui delegati”.

 

Ma Guariniello, magistrato animatore del mediaticissimo processo Eternit prescritto prima di cominciare, pare non avere inteso. E allora Spataro ha scritto una nota secca, riportata ieri dai segugi (sotto la Mole) del blog torinese lospiffero.com: “In relazione alla diffusione nella giornata odierna della notizia della iscrizione nel registro indagati di legali rappresentanti di società e/o aziende italiane produttrici di olio, si precisa che il procuratore della Repubblica  ha richiesto in visione il relativo procedimento al fine di valutare l’opportunità di co-assegnazione a se stesso, di accertare le modalità di diffusione della informazione sopra citata e di verificare la competenza territoriale in ordine alle ipotesi di reato per cui si procede”.

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[**Video_box_2**]Se l'inchiesta americana su Volkswagen ha colpito il cuore dell'industria tedesca, quella sull'olio non extra-vergine chez Guariniello – iniziata in forza della segnalazione della rivista specializzata Test, poi approfondita dalla procura con i Nas dei Carabinieri – colpisce una produzione tipica italiana, per quanto in parte condivisa o contesa con la Spagna, dove probabilmente non hanno ancora nemmeno ben compreso di cosa si stia parlando sui giornali italiani. Tuttavia ci vuole cautela in attesa di capire se i risultati, poco chiari, saranno certi e confermati. Dopodiché i costi di produzione medi dell’olio extra-vergine da parte di un olivicoltore medio in proprio non possono ragionevolmente scendere sotto i 4,5 euro la bottiglia. Se il prezzo di vendita è di 3 euro circa al litro al supermercato dopo imbottigliamento, imballaggio e trasporto significa che in fondo stai vendendo sottocosto e qualcosa non va. Non sarebbe dunque “extra”, in tal caso. Guariniello sembra però avere avuto troppa fretta nel comunicare all'esterno i riscontri eventualmente ottenuti, diventando già l'idolo delle associazioni dei consumatori a costo di ricevere bacchettate dai vertici dei suoi uffici. 

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