Il governatore della regione Lazio, Nicola Zingaretti (Foto LaPresse)

Tutti gli uomini di Zingaretti

David Allegranti

Smeriglio, De Micheli, Misiani e i capicorrente del Pd. Chi sta col candidato alla segreteria dem

Roma. “Tutto il gruppo dirigente renziano sta con Martina o con Giachetti”, dice orgogliosamente Paola De Micheli, coté ex Margherita, ex lettiana, scelta dal candidato Nicola Zingaretti per coordinare i parlamentari e per riequilibrare lo sbilanciamento a sinistra, inevitabile per uno come il presidente della Regione Lazio, che deve togliersi un po’ di dosso l’immagine del Corbyn italiano. “Vinciamo ai gazebo!”, risponde De Micheli se uno le chiede quanti siano i segretari locali che sostengono Zingaretti. Dunque una mappa dei segretari regionali e territoriali è piuttosto scarna. “I segretari provinciali con noi non sono tanti”, aggiunge la coordinatrice del comitato.

 

Gli zingarettiani annotano sul taccuino Vinicio Peluffo, segretario regionale del Pd lombardo. Sono di più i sindaci, come quello di Ravenna Michele De Pascale, che è anche presidente dell’Anci dell’Emilia Romagna. Ma la macchina del comitato elettorale di Zingaretti la guidano altri: insieme a De Micheli c’è Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio, ex Rifondazione Comunista, oggi coordinatore dei comitati Piazza Grande, che hanno anche una piattaforma digitale, Piazzaweb.social, presentati pochi giorni fa. “Non è una rete per uscire dal Pd – ha spiegato Zingaretti inaugurando i comitati – ma per mostrare che il Pd può diventare un partito più aperto e più partecipato”. I prossimi appuntamenti di Piazza Grande saranno “una grande adunata giovanile il 26 e 27 gennaio a Bologna, un appuntamento importante che per due giorni vedrà una grande mobilitazione dei giovani e il 9 febbraio, sempre a Bologna, una grande adunata delle donne”.

 

La presenza di Smeriglio, che viene appunto dal circuito Rifondazione-Vendola, assicura a Zingaretti un adeguato raccordo con la sinistra. È lui infatti che ha rapporti con quel mondo, variegato, suscettibile e in attesa di capire se il Pd possa tornare a essere un partito con il quale dialogare (se non addirittura nel quale tornare direttamente). Al senatore Antonio Misiani invece tocca il compito di coordinare il programma della mozione, che è stata scritta da una cinquantina di persone tra cui Peppe Provenzano. Marco Miccoli, ex deputato, è nella commissione nazionale per il congresso e segue quel che succede nella capitale per conto di Zingaretti. La rete territoriale, invero un po’ anarchica, è invece seguita da Mario Ciarla, consigliere regionale del giro romano, molto legato a Zingaretti.

 

Il sostegno dei parlamentari, come per i segretari locali, è ridotto rispetto a quello dei parlamentari che stanno con Maurizio Martina. Vale il discorso di prima: i dirigenti renziani hanno perlopiù scelto di stare con l’ex segretario o con Giachetti. I capicorrente che stanno con Zingaretti però non mancano: dall’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando all’ex ministro per i Beni Culturali Dario Franceschini, dall’ex deputato Gianni Cuperlo all’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, da Piero Fassino all’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Alla voce “istituzioni” c’è invece la vicepresidente del Senato Anna Rossomando, ex orfiniana che si è sganciata per stare con Zingaretti e non con Martina, a differenza di Matteo Orfini. Tra i parlamentari europei invece ci sono David Sassoli e Goffredo Bettini.

 

Sono meno, come detto, i parlamentari che appoggiano Zingaretti, rispetto a quelli che sostengono Martina. È però interessante notare che cos’è successo in Toscana, terra renziana per definizione geopolitica, dove alcuni sostenitori molto critici con l’ex presidente del Consiglio hanno deciso di passare con il governatore del Lazio. “Ho sostenuto l’attuale gruppo dirigente, ma ora, pur senza rinnegare le scelte dei governi Renzi e Gentiloni, che ho votato, credo che sia necessario prendere atto della domanda di cambiamento che emerge tra i nostri iscritti e tra coloro che testardamente ancora pensano che siamo noi il presidio della democrazia nel nostro paese e che l’Italia ha bisogno del Partito democratico”, ha spiegato la deputata Rosa Maria Di Giorgi, già assessore al Comune di Firenze nella giunta Renzi. Con lei già anche l’ex deputato Federico Gelli, da tempo critico con l’ex segretario.

 

Nel Mezzogiorno, invece, Zingaretti incassa l’aiuto di Michele Emiliano, che ha deciso di non appoggiare Francesco Boccia. “Mi auguro che Zingaretti sia in grado di raggiungere il 50 per cento dei voti”, ha detto il presidente della regione Puglia a L’aria che tira. “Francesco Boccia è un mio amico carissimo, sta facendo un lavoro straordinario”, ha spiegato Emiliano, “ma io la responsabilità di migliaia di persone che fanno riferimento a me nel Pd e la decisione che abbiamo preso tutti insieme è di sostenere la candidatura che con maggiore certezza possa chiudere questi ultimi anni terribili e iniziare un nuovo corso”.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.