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Di cosa parlare stasera a cena

Gli aiuti di stato ad Alitalia sono una lezione per Ita

Giuseppe de Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Subito va detto che un antitrust che interviene a tre anni dai fatti non serve a niente. Poi c’è che la decisione dell’autorità europea con cui è stato dichiarato illegale il contributo dello stato italiano ad Alitalia da 400 milioni erogato nel 2019 sembra comunque inopportuna. Perché va a colpire un fatto già concluso, Alitalia non ha più operatività come società aerea, e perché riguarda una decisione che all’epoca aveva un fondamento, come poi si è verificato, nel sostegno alla transizione verso un nuovo assetto e che era stata comunicata e, almeno informalmente, anche accettata e concordata. Il tutto mentre assistiamo a salvataggi da paura per banche fallite, fuori dall’Ue, certo, ma Stati Uniti e Svizzera sono talmente integrati con l’Europa da non poter essere trattati come qualcosa di estraneo. In ogni caso, per le chiacchiere a cena, potete osservare che questa decisione antitrust a una cosa serve e cioè ad accelerare le procedure per l’ingresso di Lufthansa nel capitale di Ita (prima che sia necessario stanziare nuovi aiuti di stato per farla stare in piedi da sola).

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Le tre "cose" principali

Fatto #1

Vanno di moda i paragoni tra proteste, anzi, le analogie non ragionate, con cui si mettono assieme Francia e Israele, solamente perché entrambi i paesi hanno piazze piene di manifestanti contri alle scelte dei rispettivi governi. A cena osservate che la differenza tra le ragioni della protesta è talmente profonda da lasciare in comune solo l’occupazione del suolo pubblico (e allora con le analogie potremmo arrivare alla notte dei tempi). Una cosa sono le proteste israeliane, dirette contro una riforma giudiziaria che tocca i fondamenti dello stato di diritto, quindi di uno dei pilastri dello stato democratico e liberale. Si scende in piazza per fermare un cambiamento che avrebbe effetti di tipo costituzionale. In Francia è completamente diversa la partita. Le proteste sono rivolte, sì, contro il governo ma toccano un aspetto della vita economica regolate da norme sostanzialmente contrattuali, perché l’età pensionabile è una variabile del mercato del lavoro e delle condizioni finanziarie della previdenza pubblica. La Francia resisterebbe, nelle sue istituzioni, sia all’approvazione della riforma sia al suo ritiro. Israele, credono in molti, non sarebbe più democratico, garantista, giusto, con la riforma proposta. E ora, a quanto sembra, ritirata o almeno congelata. Con effetti anche sulla carriera politica di Bibi Netanyahu. Oppure, come scrivono in Israele, il ritiro sarebbe soggetto a uno scambio tra il premier e un partito della maggioranza

Fatto #2

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Il ministro Adolfo Urso non ha tutti i torti e comunque una volta che si apre a un tipo di carburante poi non sarà difficile trovare crepe anche per gli altri e il motore termico potrebbe essere salvo. Domani c’è la riunione definitiva, poi comincerà la battaglia per le deroghe

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Fatto #3

La vicenda della Xylella rappresenta come un modello perfetto le fissazioni antiscientifiche e le ossessioni localistiche. E non finisce mai. È anche interessante che non riescano a radunarsi e ad avere peso politico gli interessi dei tanti coltivatori colpiti dalla diffusione della Xylella, tra i quali non ci sono solo gli ulivicoltori ma anche i vivaisti e i coltivatori di diverse specie alimentari, le cui piante vengono bloccate per l’export se provenienti da zone infette

 

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