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Di cosa parlare stasera a cena

La quasi maggioranza intorno a Conte e l'ispezione Ue negli stabilimenti Astrazeneca

Giuseppe De Filippi

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Siamo agli sgoccioli del tatticismo possibile in questa crisi di governo. Con la scelta di schieramento prima annunciata e poi cancellata dal senatore Luigi Vitali si è forse celebrato, col favore delle tenebre ma anche poi a favore di microfono e telecamere, il tentativo più politicamente sgraziato per far nascere una nuova maggioranza. Resta un mezzo tentativo e una quasi maggioranza, mentre resta possibile il ripescaggio di Iv. Nessuno ha il coraggio di rompere del tutto, nessuno ha il coraggio di rendersi davvero disponibile. In tutto questo passa quasi inosservata la consegna da parte del ministro Alfonso Bonafede della sua relazione sulla giustizia, citata solo e indirettamente perché contiene un sostanzioso riferimento all’uso di parte dei miliardi del recovery fund a favore degli uffici giudiziari. Da lì però si dovrebbe ripartire, perché vagheggiare governi con super nomi, con tecnici di grande smalto, messi però in campo virtualmente e in modo quasi offensivo, serve solo a confondere le idee e a far perdere altro tempo. I contenuti servono come discrimine, anche quando si tenta di dare l’idea che tutti possano governare con tutti.

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Certo, anche quando nacque il governo recentemente dimissionario con la chiave dei contenuti e dei programmi non si sarebbe potuto immaginare che si potesse arrivare al giuramento al Quirinale. Ma i 5 stelle e anche il Pd si sono dimostrati capaci di mettere da parte le questioni più dirimenti e gli spiriti più fumantini, mentre da parte grillina, anche per la piattaforma politica, tanto aggressiva quanto poco spendibile nella realtà quotidiana di un governo, si è più volte accettato di rinunciare a questa o quella fissazione programmatica. È invece i centrodestra a mostrarsi incapace di compromessi e di duttilità programmatica, convinto come è, e forse con ragioni, di avere la maggioranza dell’elettorato con sé. Però con questa inebriante convinzione si finisce anche per perdere la capacità di fare politica e Matteo Salvini nuovamente blocca anche quel piccolo spazio di manovra che sembrava aver aperto e torna alla proposta del governo tutto di destra, con i suoi punti programmatici e quelli meloniani elencati con tono ultimativo, con l’aria di chi non tratta. Non serve e forse sarà questo atteggiamento a costringere in un modo o nell’altro a trasformare il mezzo tentativo di cui parlavamo e la quasi maggioranza a trasformarsi in qualcosa di politicamente realizzato.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

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Matteo Renzi va alle consultazioni con una certa verve, come si poteva immaginare, e come da solo ci fa sapere con la sua Enews. Chiederà discontinuità, parola un po’ buona per tutto.

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A voler cercare segnali politici, tra le varie cose sembra che intenda distinguere (aprire una crepa, direbbero i vecchi strateghi della politica) tra grillini mediaticamente rappresentati dal mondo del Fatto di Marco Travaglio e altre anime del movimento.

Da Iv arriva poi l’anticipazione sulla scelta di non indicare nomi al presidente della Repubblica

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Entrambi con un piede nel governo, ma nei fatti uno opposto all’altro, i gruppi di Iv e dei neonati Europeisti sono stati entrambi oggi al Quirinale, per questi ultimi era un debutto.

 

Fatto #2

Nello stabilimento AstraZeneca in Belgio è arrivata la polizia in cerca di dati e prove sui ritardi produttivi (di un vaccino non ancora in circolazione, tra l’altro). Forse sarebbe utile una pausa per calmarci tutti, chiaramente la pandemia ci sta stressando. E uno stop alle ostilità, ai sospetti, alle carte bollate, farebbe bene, ora che la necessità maggiore è quella di non mettere ostacoli sulla via del recupero sanitario, sociale ed economico, delle nostre vite. AstraZeneca ha risposto alle accuse europee, e ha consentito la pubblicazione del contratto con l’Ue, finora tenuto segreto. L’azienda è entrata in aspetti tecnici difficili da verificare e che riguardano le differenti capacità produttive tra gli stabilimenti in Uk e in Ue. Il suo prodotto, va ricordato, è sviluppato anche grazie al contributo di ricerca di un’azienda italiana, basata a Pomezia vicino a Roma, mentre le operazioni di confezionamento del vaccino nelle singole fiale sono realizzate in un’altra azienda italiana, ad Anagni, sempre nel Lazio.

 

Fatto #3

Comunque a cena si parla solo di questo, ovvero del Sanremo traballante, con Amadeus che senza pubblico non ci sta, così aveva detto giorni fa e così ha ripetuto dopo il tweet ministeriale con cui si è confermato che le porte dell’Ariston non saranno aperte per gli spettatori in carne e ossa. Allora bisogna ricucire. Lo schema Amadeus o niente ricorda quello per le trattative su Palazzo Chigi e allo stesso modo dietro alla sua nettezza adombra piani B e piani C. Interessante che sia nel mondo politico reale, sia nella sua rappresentazione sanremesca, un ruolo centrale venga giocato da Dario Franceschini

 

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