Giuseppe Conte (foto LaPresse)

Di cosa parlare stasera a cena

Il 2019 anno (a crescita) zero dell'Italia

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Italia anno zero, che poi è il 2019, l'anno in corso. E lo zero in questione riguarda la crescita in arrivo (ma uno zero come fa ad arrivare?) in questi mesi. Se ne parlava da tempo, recessione e crescita azzerata erano state evocate da autorità indipendenti, centri di ricerca, agenzie di rating. Da tutti meno che dal governo e dalla maggioranza. Ma oggi, l'indiscrezione del Sole 24 Ore ha portato in evidenza lo 0,1 per cento (vabbè, siamo lì con un decimo di differenza che sembra quasi messo per buona creanza) di crescita sul quale il ministero dell'Economia starebbe costruendo i numeri fondamentali del Def e quindi, in prospettiva, della prossima manovra. A proposito, ci riprovano col deficit al 2,4 per cento del Pil, nonché la possibile revisione in corso d'opera (si era partiti immaginando per il 2019 un 1 per cento di crescita) dei saldi di bilancio di quest'anno. E come il ministero dell'Economia la pensano anche Banca d'Italia e Confindustria. Per entrambe la situazione economica sta peggiorando in modo vistoso e preoccupante. Entrambe mettono la crescita in zona zero. Confindustria nello specifico indica in Quota 100 e nel nuovo assistenzialismo alcune ragioni concomitanti che hanno messo ancora più alle stette un paese già oppresso da produttività stagnante e alto debito pubblico.

 

 

 

 

Per l'opposizione tutto questo significa avere finalmente un argomento concreto, forte, che colpisce entrambe la parti della maggioranza, che non si presta a mistificazioni. Poco dopo la pubblicazione dei dati previsionali e dopo aver sentito il tono preoccupato sia degli industriali sia della Banca d'Italia è partita la sarabanda delle dichiarazioni contro il governo. Comprensibile, però la crescita zero impone anche all'opposizione sia quella del Pd sia quella di Forza Italia qualche riflessione e qualche cambiamento di linea. Non si torna a crescere con le ricette figlie della riscoperta della sinistra tradizionale (schema Zingaretti banalizzato) e neanche con il sovranismo temperato e l'anti-europeismo moderato e tutte le altre versioni del Salvini reso appena appena meno truce che caratterizzano Forza Italia. Lo zero, insomma, come gli si addice, potrebbe essere anche un punto iniziale per ragionare su soluzione nuove per la nostra economia

 

 

 

Salvini risponde con un richiamo ai classici gufi.

  

 

Una costante: il mercato del lavoro funziona a capocchia e ogni anno il rapporto Excelsior di Unioncamere ce lo ricorda. Al ministero, insomma, servirebbe un navigator, perché le aziende hanno bisogno di lavoratori che il sistema formativo non produce e ogni anno si ripete l'analisi paradossale per cui nel paese della continua lamentela sul lavoro che manca ci sono anche tantissimi posti vacanti in cerca di chi potrebbe occuparli. Se avete pazienza qui c'è tutto.

 

 

Il decreto su Quota 100 e cosiddetto reddito di cittadinanza è legge (via libera del Senato con 150 voti a favore). Accogliamo queste novità nel nostro ordinamento con tutte le perplessità che meritano. Molto efficace, per capirne le storture, è la critica di Tommaso Nannicini alle novità previdenziali. Una spiegazione, un'analisi, molto semplice ma pur sempre molto più complessa e dettagliata di quelle che vanno per la maggiore e fissano i termini del nostro dibattito pubblico nello spazio del talk show. Per capirci: una descrizione come questa degli effetti di Quota 100 verrebbe comunque subissata da urli, interrotta da imprecazioni, sopraffatta da affermazioni senza senso e senza fondamento, inframmezzata di messaggi fuorvianti, e la limpida chiarezza di questi dati andrebbe persa. Beh almeno voi a cena potete provare a superare il muro della confusione e ristabilire qualche elemento di riflessione.

 

  

Di Maio che si vanta di aver abbassato le bollette e fa una figuraccia, comprensibile però solo con un po' di pazienza e leggendo ciò che scrive qui Jacopo Giliberto. Soprattutto non si finisca ostaggi del Di Maio di turno e quindi si acceda, come consentito, al mercato libero. Qualcosa su come si formano i prezzi energetici ci sfuggirà ugualmente, anche dopo aver letto questa spiegazione, perché il linguaggio tecnico sconfina inevitabilmente nel gergale e nell'iniziatico. Però a cena avrete un argomento in più per mostrare che dall'Europa arrivano prevalentemente regole buone (con il pregio di essere regole generali, più organizzative che prescrittive, se i giuristi ci passano questa distinzione). E se qualcuno a cena, magari ispirato dagli spaghetti, cita la storia dell'Europa che aveva regolamentato pure la dimensione delle vongole allora ribattete con sicurezza che quella legge era italiana, nata in Italia, cresciuta in Italia.

 

 

Ma poi la crescita zero e i guai veri, gufi a parte, a Salvini un po' scocciano. Anzi, sono l'unica cosa che lo disturba davvero. E quindi oggi era urgente trovare un caso da segnalare, mettendosi in prima fila, di problemi con i migranti nel Mediterraneo. Ecco quindi nientemeno che i pirati. Il capitano può mettere la feluca, diventare ammiraglio o commodoro, e prepararsi all'arrembaggio. Intanto, ma il commodoro non ne parla, viene dissequestrata la Mare Jonio (la nave su cui era imbarcato Luca Casarini e che ha salvato in mare un gruppo di persone poi sbarcate in Italia malgrado l'opposizione del ministro dell'interno).

 

   

 

Mentre un'altra iniziativa giudiziaria, simile a quella sulla vicenda della nave Diciotti, potrebbe riguardare il già immunizzato Salvini. Questa volta si tratta del blocco a bordo della nave Sea Watch ed è interessata la procura di Roma. 

 

  

L'altra faccia, confusa, della Brexit. I paesi che non si sanno organizzare per lo scenario negativo, ad esempio l'Italia.

 

  

Da tenere a mente, ma oggi i commissari di Alitalia, in audizione, hanno detto, con garbo, che la loro gestione non può andare avanti per molto e che, anzi, a dire tanto può essere prorogata di qualche settimana. Loro hanno il compito di tenere in piedi l'azienda e prepararne la vendita, non di gestire per periodi lunghi. Ma, come è noto, siamo già oltre i due anni e quindi il messaggio è per Fs, ormai azionisti chiave. Alle Ferrovie i commissari Alitalia hanno chiesto, con toni in questo caso sì garbati ma anche quasi tassativi, di indicare le loro intenzioni riguardo alla risistemazione proprietaria della compagnia entro poche settimane. Altrimenti, senza passi verso una definizione del passaggio di proprietà, la parola usata dai commissari è liquidazione, perché la legge non consentirebbe altre proroghe