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Dal curriculum di Conte all'alternativa Di Maio. Di cosa parlare stasera a cena

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

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Una cosa proprio non va bene nell'atteggiamento dei Cinque stelle rispetto agli infortuni giornalistici. Mai, ma proprio mai, una risposta nel merito, sempre, ma proprio sempre, attacchi personali a chi scrive, contestazioni a presunti sistemi e a presunte manovre. Un problema col curriculum può capitare, sarebbe meglio che non capitasse, ma può capitare. Allora però la risposta non può essere una tirata contro la stampa mondiale (mondiale?) terrorizzata dal governo del cambiamento e altre scemate del genere. Però è divertente la storia del curriculum effettivamente troppo pieno per essere vero, e caduto alla prima verifica, con il lavoro del New York Times che ha fatto il giro delle redazioni. Poi spuntavano dubbi sul Kultur Institut, mentre in italia si lavorava su altri passaggi dell'ormai celebre documento.

  

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Ma poi quella roba di Stamina è davvero imbarazzante, a maggior ragione perché non ha assunto il patrocinio degli interessi della famiglia di una bambina che si intendeva far curare con il metodo truffaldino perché contattato e ingaggiato, ma volontariamente e senza compenso.

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Ma altrettanto problematica è la copertura della casella importantissima di ministro dell'economia (mentre Luigi Di Maio va a cercarsi una specie di super ministero delle grane, immaginando di farne invece un centro erogatore di welfare). Comunque sia, anche il professor Savona è finito nel tritacarne e sembra essere stato respinto, e per la Lega si configurerebbe la possibilità di una scelta più interna al partito.Vabbè, non facciamola troppo lunga, specialmente se stiamo chiacchierando a cena, però il pericolo va segnalato e il comportamento stigmatizzato. Ora però che succede? Con i vostri commensali fare un sondaggio sulla possibilità che Giuseppe Conte venga davvero incaricato domani, da qui daremmo le probabilità scese al 50%. Mentre l'alternativa, a rigor di logica e di costituzione, potrebbe a questo punto essere solo Luigi Di Maio, non per altro, non per la sua autocandidatura in campagna elettorale, o per gli 11 milioni di voti, ma semplicemente perché leader (asserito) della forza con maggiore peso all'interno della maggioranza parlamentare tuttora più probabile.

  

Impossibile in queste ore non fermarsi a contemplare un altro assessore che lasciata la giunta Raggi, la giunta più interinale della storia capitolina.

  

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Diciamo tutti che non c'è l'opposizione, ma, a scusante di un Pd un po' fermo, va detto che non sapendo a chi opporsi diventa tutto più difficile

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E Giorgia Meloni? Avreste detto che avrebbe tenuto il punto con così tanta decisione? La sua rigorosa scelta di fedeltà alla originaria impostazione del centrodestra va tenuta d'occhio.

  

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