Foto di Jacopo Taballi, via Ansa 

l'intervista

San Casciano non è Riace ma il ritrovamento dei bronzi è eccezionale

Francesco Stocchi

Il direttore del Museo Etrusco di Villa Giulia ci spiega perché i reperti etruschi sono stati rinvenuti in un contesto unico. Si tratta di un tesoro che rivoluzionerà la storia della statuaria romana ed etrusca

A San Casciano di Bagni, in fondo a una vasca romana, sono stati rinvenuti 24 bronzi di epoca romana. Un ritrovamento eccezionale, definito “il più importante dai tempi della scoperta dei bronzi di Riace” e che secondo gli esperti rivoluzionerà la storia della statuaria etrusca e romana. Cerchiamo di capire meglio l’entità di questa scoperta e i suoi effetti sugli studi archeologici con Valentino Nizzo, direttore del Museo nazionale etrusco di Villa Giulia. Innanzitutto è doveroso fare un distinguo tra valore artistico e archeologico. “La scoperta di per sé non sarebbe eccezionale considerando gli altri bronzi etruschi che conosciamo. Diventa eccezionale il fatto che per la prima volta, in uno scavo moderno, vengono alla luce reperti all’interno del proprio contesto. Abbiamo esempi di ritrovamenti votivi etruschi ma avvenuti tutti in epoche dove non c’era questa sensibilità verso un’immagine dell’insieme. Tanti luoghi sono stati saccheggiati ma in questo caso no, il che consente di sviluppare nuovi studi”.

 

Benché sia saltato agli onori di cronaca in questi giorni, il ritrovamento data da almeno un anno dove già venne rinvenuto uno splendido bronzetto di un neonato con iscrizione di una tipologia ben nota, databile del III secolo ac. Un excursus cronologico particolarmente ampio, di otto secoli, fino al V dc. “In merito agli studi che offre questa scoperta”, prosegue Nizzo, “avremo la possibilità di analizzare la continuità tra la fase etrusca e quella romana. Una continuità di culto che consente di studiare l’evoluzione della religiosità con più continuità di quanto possiamo immaginare. Questa è stata garantita proprio dalla presenza di acque salutari che hanno impedito o dissuaso i romani dal rimuovere i reperti dal sito originario”. Infatti, nella maggioranza dei casi, i romani conquistavano città e trasferivano il culto a Roma, come nel caso della Giunone Regina, protettrice di Veio, che fu trasferita sull’Aventino, o la Diana Memorense portata dal lago di Nemi, sempre sul colle romano. “Una captatio benevolentiae delle divinità, dove la divinità continuerà sì il suo ruolo di protettrice, ma da Roma. Invece, il culto delle acque salutari rappresenta una continuità garantita dall’aspetto naturale e da tutto quanto di religioso che i romani vedono nelle acque calde: un potere salvifico delle divinità”.

 

Il tema della continuità tra il mondo etrusco e quello romano rappresenta probabilmente uno degli elementi più straordinari del ritrovamento. “Dalle iscrizioni si potranno ricavare elementi estremamente rilevanti, come le divinità etrusche sono state interpretate dai romani attraverso il filtro etrusco. Finora, nella maggioranza dei casi, vigeva l’espressione di un mondo omologato attraverso il filtro greco. Interessante notare quanto questo culto fosse legato all’infanzia (bambini in fasce) e ai problemi di sopravvivenza infantile (un morto su due fino a tre anni), così da voler garantire un futuro grazie alla intercessione di divinità”. Altri aspetti degni di nota sono l’incredibile stato di conservazione e la presenza esclusiva di bronzi, quando di solito si trovano negli elementi votivi opere di diversa fattura.

 

“Il ritrovamento presenta solo bronzi, forse per via di una selezione, normalmente gli ex voto sono anche di terracotta. Qui non siamo di fronte a un luogo distrutto da un evento, piuttosto sono atti di abbandono del sito: ex voto gettati nella vasca come gesto devozionale nel momento in cui cessa una delle fasi di frequentazione del santuario. Era prassi normale di periodicamente liberare gli spazi dalle offerte dei devoti. I reperti presentano un perfetto stato di conservazione, fatto molto raro. L’acqua può danneggiare come sappiamo, ma in questo caso li ha preservati magnificamente. Un’acqua dolce termale che offre le condizioni ideali di conservazione, come nel caso dei Bronzi di Riace, salvati dal loro parziale sotterramento dal fondo marino. Invece, il confronto con i bronzi è difficile dal punto di vista artistico, essendo casi decisamente diversi. Questi non sono importati dalla Grecia ma prodotti locali che si ispirano a opere famose, come souvenir”. Gli scavi sono ancora in atto e si spera che ci sia ancora tanto altro infondo al quel pozzo.

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