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Scacco al baro

Anche chess.com accusa il giovane Niemann. Ma la pistola fumante non c’è ancora

Massimo Adinolfi

Dopo la vittoria del 19enne contro il campione del mondo Magnus Carlsen nel terzo turno della Sinquefield Cup, pure il celebre sito scacchistico gli ha contestato il trionfo. Cercando di dimostrarlo attraverso un metodo di calcolo statistico

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Hans Moke Niemann è americano, ha 19 anni, è Grande Maestro dal 22 gennaio 2021 e il 4 settembre scorso ha battuto il campione del mondo di scacchi Magnus Carlsen, a Saint Louis, nel terzo turno della Sinquefield Cup. Ed è cascato il mondo.

 

 

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 Il giorno dopo la sconfitta, Carlsen ha twittato: se parlo, finisco in guai grossi. Che si può tradurre così: Niemann ha barato, anche se non so come abbia fatto. Non ho le prove, ma sono arcisicuro che non era lui a giocare, bensì qualche motore scacchistico da cui, in qualche modo, riceveva indicazioni. Carlsen ha lasciato il torneo, e quando un paio di settimane dopo se l’è ritrovato davanti, in una competizione online, ha giocato la partita più breve della sua vita, abbandonando alla seconda mossa (dopodiché ha vinto il torneo, perché rimane il più forte di tutti). Ora, se uno senza prove accusa un altro di barare, di solito passa davvero dei guai, ma se ad accusare è il campione del mondo e se l’accusato ha già sulle spalle qualche squalifica per comportamento fraudolento, la faccenda si fa più complicata. E questo è il caso: dopo i fatti di Saint Louis Niemann ha ammesso di aver barato in due precedenti occasioni, giocando online, dopodiché ha capito di dover rigar dritto e non l’ha più fatto. Soprattutto, non l’ha mai fatto a tavolino, nel gioco in presenza. Perciò, ha concluso, la mia vittoria su Carlsen è pulita. Profluvio di dichiarazioni, prese di posizioni ufficiali, e lettera di Magnus Carlsen indirizzata al “Chess World” in cui, non potendo muovere accuse esplicite, rievoca i fatti per poi aggiungere che bisogna fare di più per contrastare il cheating.

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A fare di più ci ha provato chess.com, la piattaforma più importante al mondo, che già in passato aveva sanzionato Niemann. Chess.com ha avanzato nuovi sospetti su oltre un centinaio di partite, con metodi essenzialmente statistici: essendo la forza del giocatore nota, ed essendo nota (e di gran lunga superiore) la forza del motore scacchistico che analizza le partite, la percentuale di scelte coincidenti fra le mosse del giocatore in certe posizioni critiche e le mosse  del computer nelle medesime posizioni dà la misura della probabilità che il giocatore abbia barato. Ossia: più la coincidenza si avvicina al cento per cento, più è probabile che si avvale di ausili informatici. Niemann sarà pure bravo e anzi talentuoso, ma i risultati che ha conseguito sono straordinariamente improbabili.

Nella lettera, Carlsen l’aveva messa in un altro modo: da un lato, i suoi straordinari progressi nel gioco sono decisamente insoliti; dall’altro, Niemann è stato invitato a Saint Louis all’ultimo momento, ma giocare a certi livelli, senza una preparazione specifica, di regola significa andare incontro a figuracce. Lui, invece, ha fatto un figurone. Infine, l’avevo davanti a me, durante la partita, ed è strano: non aveva l’aria di chi sta dando il massimo. Al contrario, non sembrava neppure particolarmente teso, o concentrato, mentre faceva le mosse vincenti e batteva, col Nero, il campione del mondo. La “smoking gun”, però, non c’è ancora. Mercoledì, intanto, mentre chess.com diffondeva il suo report sulle partite di Niemann, si giocava il primo turno dello U.S. Championship, e Niemann, va da sé, ha vinto. E al termine ha dichiarato: non commento, la bellezza della partita parla da sola. Fottuto genio, o maledetto impunito.

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