L'autobiografia non è un reato, quando si ha una vita da raccontare

Mariarosa Mancuso

Torna in libreria Marina Lewicka, con la sua “Breve storia dei trattori in Ucraina”. Ottocentomila copie vendute in Gran Bretagna, premi, traduzioni in 29 lingue

"Un cumulo di letame che è l’invidia di tutto il villaggio. Sterco di mucca friabile, ricco, ben macerato, dono di un altro giardiniere ucraino”. La casetta sta nello Yorkshire, la madre concimava così le zucche nell’orto. “Aveva conosciuto la fame e l’ideologia”, scrive Marina Lewycka in Breve storia dei trattori in Ucraina. Uscirà da Astoria il prossimo 30 agosto, era già stato pubblicato quasi vent’anni fa con in titolo più fedele e romanzesco: Breve storia dei trattori in lingua ucraina

 

I primi lettori distratti (e trattoristi) si arrabbiarono parecchio, Amazon lo aveva catalogato nella sezione “agricoltura”. Chiarito l’equivoco, il libro ritrovò il giusto posto in catalogo e arrivarono i lettori di romanzi: gente interessata a qualsiasi cosa, se raccontata bene. Ottocentomila copie vendute in Gran Bretagna, premi, traduzioni in 29 lingue. L’autobiografia non è un reato, quando si ha una vita da raccontare.

 

La mamma ucraina nella dispensa del sottoscala accumulava cibo. Stivava carne, pesce, pomodori in scatola, pacchi di zucchero (semolato, granella, a velo, di canna), farina (normale, autolievitante, e integrale), pasta, lenticchie, grano saraceno, piselli secchi, farina d’avena, bottiglie d’olio, sottaceti, conserve, scatole di cereali e biscotti, tavolette di cioccolata. Abbiamo accorciato un po’ la lista, per far spazio a “damigiane di un denso liquore ucraino fatto di prugne, zucchero di canna e chiodi di garofano, ne bastava un bicchiere a mandare in coma per almeno tre ore anche il peggiore degli alcolisti, e nella comunità ucraina ce n’erano in abbondanza”. Le marmellate fatte in casa stavano sotto i letti. Le mele venivano avvolte una a una in carta da giornale, per durare fino a primavera.

 

Marina Lewycka è nata nel 1946 nel campo di rifugiati tedesco di Kiel, sul Baltico. Aveva un anno quando arrivò con i genitori in Inghilterra. La madre ventenne aveva patito la fame sotto Stalin – la terribile carestia illustrata in tutte le sue atrocità dal disegnatore Igort nei Quaderni Ucraini. Obbliga le figlie ai vestiti cuciti con gli scampoli, produce in casa tutto quel che riesce, il resto va comprato di seconda mano. Mette insieme qualche migliaio di sterline: “Era il suo dito nell’occhio della fame, il suo sentirsi fuori pericolo per dormire di notte come un papa”.

 

I trattori? Sono il lavoro (vero) del genitore, che si ritrova vedovo e a 84 anni tra lo stupore delle figlie annuncia che intende sposare Valentina, 36 anni e un “seno botticelliano” (avrebbe anche un rampollo da far studiare all’università). Aveva cercato di trovarle un marito adatto nella comunità ucraina, nessuno è cascato nella trappola. La storia dei trattori, scritta per hobby, racconta la vita di nonna Sonia, figlia di ricchi contadini. Il marito eroe di guerra che aveva ricevuto dallo zar la Croce di San Giorgio. Morto lo zar, si era unito ai ribelli dell’esercito nazionale repubblicano dell’Ucraina. “La Russia si stava dilaniando, poteva essere l’occasione che l’Ucraina aspettava per liberarsi dal giogo imperiale”.

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