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"L'uomo senza qualità" di Musil offre un'idea per aggregare il centro: evviva i “senza-Io”

Guido Vitiello

Pensate che utopia contraddittoria e affascinante potrebbe essere: un ordine monastico di liberali assortiti che da qui alle elezioni accantonano disciplinatamente le loro mitomanie, le loro idiosincrasie reciproche e le loro ambizioni individualistiche e s’impegnino affinché Santa Giorgia non trafigga il Draghi

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Avete mai visto quella pala d’altare di Rubens in cui Ignazio di Loyola esorcizza un ossesso? Bene, guardatela o riguardatela, poi leggete o rileggete l’intervista al ministro Brunetta sul Corriere della Sera di giovedì, e capirete in un lampo cosa si deve intendere quando nei ritratti giornalistici compare la frase: Mario Draghi ha studiato dai gesuiti. Solo pochi anni fa sarebbe sembrata un’impresa ai limiti del miracoloso, addomesticare il carattere più indocile, capriccioso e permanentemente imbizzarrito della scena politica italiana. E invece, dopo l’ingresso nell’ordine dei draghiani, frate Renato è tutto saggezza, senso di responsabilità, riserbo nei modi e misura nelle parole, disciplina e autodisciplina perinde ac cadaver. Dovrebbe servire da insegnamento o da esercizio spirituale per i tanti sventolatori centristi dell’agenda Draghi.

  

Non ho in mente di commissionare una nuova pala d’altare con il beato Mario in paramenti sacerdotali che guarisce il converso Renato, ce n’è in giro già troppi di agiografi. Ma come vorrei che i lupi di Gubbio e i leoni di San Girolamo che passano la vita ad azzannarsi in quell’aiuola che ci fa tanto feroci chiamata “centro” si dessero finalmente una calmata. Niente di personale, al contrario, sono pieno di devozione filiale per i caratteracci, gli egotismi e le eccentricità dei laici d’Italia, dai liberali agli azionisti ai radicali: sono le care fisionomie che si ritrovano identiche, di generazione in generazione, in tutta la nostra galleria dei ritratti di famiglia; ciò che proprio non sopporto più è la cronica incapacità della famiglia di organizzarsi in qualche forma vagamente sensata o quanto meno non troppo velleitaria. Per questo guardo con astratta simpatia allo spirito di fondo dell’idea altrettanto astratta di Luigi Marattin di indire delle primarie per un futuro partito centrista, che chiamerei volentieri Polo laico se solo non rievocasse un analogo tentativo fallito alle europee del 1989. L’idea delle primarie è quasi sicuramente impraticabile, e resterà lettera morta. Prevedo invece tutto un fiorire di riunioni, comitati, convegni, tavoli, cene, merende, esercitazioni militari congiunte che si protrarranno fino alla vigilia del voto e – perché no – anche oltre, un dispiego di pensosa futilità degno dell’Azione Parallela, l’inconcludente impresa politico-culturale al centro dell’“Uomo senza qualità”.

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E proprio da Robert Musil mi diverte estrapolare un’idea radicale, ben più radicale di quella di Marattin: diciamo pure un’idea ascetica. C’è una pagina del romanzo in cui il protagonista Ulrich suggerisce al giovane Hans Sepp di sfruttare l’Azione Parallela per promuovere la “comunità dei totalmente senza-Io”, una comunità di persone spogliate della “corazza imbevuta di egoismo” di cui consiste, appunto, il nostro io. Pensate che utopia contraddittoria e affascinante potrebbe essere, per noi: un ordine monastico di liberali assortiti che da qui alle elezioni accantonano disciplinatamente le loro mitomanie, le loro idiosincrasie reciproche e le loro ambizioni individualistiche; che la smettono di randellarsi giorno e notte sulle piazze dei social network sotto gli occhi via via più depressi e avviliti di chi a stento ormai riesce a distinguerli l’uno dall’altro e dai loro rivali; che capiscono che il tempo per non arrivare impreparati è poco ma che se ne conosce precisamente l’estensione, perché il giorno delle elezioni non è come il giorno del giudizio che piomberà su di loro come un ladro di notte; che s’impegnano insomma a fare del loro meglio perché Santa Giorgia non trafigga il Draghi. Un sacrificio provvisorio dell’ego, con tanto di tonsura simbolica, un fioretto psicopolitico prima di prendere i voti (ma solo in senso elettorale): dopo, e solo dopo, si allenteranno un poco le severità della regola, e si tornerà a essere – possibilmente con più giudizio – la solita banda di intrattabili.

 

Ora però, di grazia, imitate l’esempio del fratello Renato, ammansito dalla diplomazia gesuitica del beato Mario. Create la comunità centrista dei temporaneamente senza-Io. Fatene il primo punto, preliminare, dell’Agenda Draghi – il più difficile degli esercizi spirituali, lo so, ma anche il più necessario.

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