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Gente cattiva

Leoni da tastiera della porta accanto

Mariarosa Mancuso

Un'inchiesta sugli odiatori online mostra che sono persone comuni. La banalità che si nasconde dietro gli schermi

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"La gente è cattiva, la gente è ignorante”, dicono i figli che nel film Parenti serpenti di Mario Monicelli stanno per uccidere (con una stufa difettosa) gli anziani genitori. Nessuno li vuole prendere con sé, neanche in cambio di una porzione extra di eredità, i vecchi hanno pensato a tutto. La decisione viene presa all’unanimità. “Le gente è cattiva, la gente è ignorante” è quel che pensiamo noi quando sui social compaiono insulti e minacce, ormai non si può commemorare la morte di nessuno senza che i soliti stronzi si informino su eventuali vaccinazioni (coincidenza?). “La gente” in generale, priva di precisi connotati. Al massimo si arriva a “leoni da tastiera”, definizione ottima per rinforzare il già strabordante orgoglio dei commentatori seriali (dell’orgoglio di chi altrettanto serialmente espone carne da commento parliamo un’altra volta).
     

Domenica scorsa, Aujourd’hui en France ha pubblicato un’inchiesta sul tema, svelando un professore cinquantenne che usa lettere dell’alfabeto cirillico per depistare i filtri anti odio di Twitter. Sostiene di non attaccare mai per primo, si limita (parole sue) a rispondere ai nemici: “Liberali, macronisti, atlantisti, chi parla male del suo lavoro di insegnante, e soprattutto chi maltratta gli animali”. Alla voce “protezione animali” ammette di perdere la calma e di usare parole volgari – lo immaginiamo tra quelli che alla vista di Steven Spielberg seduto sulla carcassa del dinosauro hanno minacciato il regista di morte. Come se avesse appena abbattuto l’animale – tutto ingranaggi e plastica – in una battuta di caccia. Neanche si nasconde: usa il suo vero nome, e nella scuola dove insegna nessuno mai ha avuto da ridire.

   

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Altrettanto diversa dalle immagini più ovvie – nerd senza una vita, complottisti arrabbiati, ex scriventi compulsivi di lettere ai giornali – è la settantenne Jocelyne. Non ha mai mandato una mail, il figlio le ha installato Facebook e Messenger, e lei invece di fare ciao ai nipotini commenta qualsiasi cosa che le capita di leggere. Caldeggia la castrazione per gli stupratori, la pena di morte per i criminali, più soldi ai pensionati. Ha mandato un ministro a “fare eutanasia” – ricavandone 48 ore di sospensione. Poi ha ricominciato, si presume mollando ferri e uncinetto. Invece di spettegolare sui vicini, ha un mondo intero su cui sparare maldicenze.

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Dal giugno del 2020 in Francia esiste una legge contro l’odio in rete, il professore e la pensionata (messa in guardia dai figli che più di lei temono le multe) rischiano una condanna. Come la madre (e nonna) di famiglia, che dice di essere una Madame Tout-le Monde, una donna come tante. Le altre però non sono dipendenti da Twitter, dove sotto falso nome “può dire quel che pensa veramente”. Riconosce la dipendenza, non riesce a smettere neppure dopo una convocazione in tribunale. 

      

Un altro giovanottobuoni studi e famiglia solida – ha chiuso l’account dopo una notte passata in stato di fermo. Nei primi giorni del Covid aveva scritto: “Aggredite tutti i cinesi che vedete per strada”. Dice di non essere razzista. Mentre scriveva non pensava a niente: “Credevo di essere solo, e che nessuno avrebbe visto il messaggio”. Ricupera un briciolo di cervello solo per sperare in una condanna lieve.
     

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