FACCE DISPARI

Paola Giovetti, un viaggio di quarant'anni fra i misteri

Francesco Palmieri

Ricercatrice del paranormale, prolifica autrice di libri (l’ultimo dedicato ai suoi ‘Incontri’), giornalista per metodo: riferire senza volersi né voler persuadere, senza affabulazione ma con la necessità del dubbi. Intervista

C’è sempre un giorno, un punto, un fatto per ricordare a distanza di tempo come e dove un viaggio cominciò. Paola Giovetti cita un incidente di sci che la spinse, questione di un centimetro, molto vicina alla morte. Lo rievoca a chi le chiede come mai si occupi da quarant’anni di “mistero”, parapsicologia, medianità (o i termini con cui sono indicati nei lessici trascolorati dalle mode).

Finì quel giorno sugli sci la prima parte della biografia modenese di un’insegnante di scuola, moglie e madre di due bambini, e cominciò la seconda che dura tuttora, di ricercatrice del paranormale, prolifica autrice di libri (l’ultimo dedicato ai suoi ‘Incontri’), giornalista per metodo: riferire senza volersi né voler persuadere, senza affabulazione ma con la necessità del dubbio. Una strada dispari e sottile tra i rischi opposti dell’esaltazione e del cocciuto scetticismo, entrambi imperdonabili e possibili.

 

Al suo risveglio nel pronto soccorso cosa le venne in mente?

Cominciai a riflettere davvero su un tema che già m’interessava: cosa mi sarebbe successo se fossi morta. Lessi il best seller ‘La vita oltre la vita’ di Raymond Moody, poi grazie alla conoscenza del tedesco trovai tanto materiale interessante da tradurre, presi a frequentare convegni, iniziai a scrivere. Fioccarono in breve gli inviti a collaborare con diversi giornali, a parlare in tv, a pubblicare libri. In pochissimo tempo la mia vita cambiò e dovetti lasciare l’insegnamento. Guardando indietro è facile dire: si vede che era destino.

 

Quanto è cambiato in Italia l’approccio a certe materie dai primi anni Ottanta?

Allora anche l’uscita di un articolo suscitava scalpore presso il grande pubblico. Qualcuno ricorderà il campione di ‘Rischiatutto’, Massimo Inardi, l’esperto di parapsicologia che fu il primo a parlarne in televisione. Gli spettatori confondevano lo studioso con il sensitivo: s’ipotizzò persino che Inardi potesse ‘leggere’ le risposte ai quiz, al punto che non venivano più consegnate a Mike Bongiorno. Adesso la gente è ben più preparata e alcune cose sono accettate o addirittura ritenute scontate. Prendiamo il tema degli angeli: quando scrissi il mio primo libro temevo mi accusassero di presunzione giacché non ero una teologa. Ora la situazione è cambiata perché c’è stata tanta divulgazione.

 

Non si rischia anche tanta confusione?

Certo non sempre la divulgazione è stata corretta, ci sono vane attese miracolistiche, ma una maggiore informazione è positiva. Bisogna diffidare dei personaggi improvvisati, che ora con l’autopubblicazione superano anche il filtro degli editori. Il mio appello è fare buone letture: autori come Hans Bender, cattedratico a Friburgo, o per esempio lo scienziato ceco Milan Ryzl.

 

E il mare magnum di Internet?

Internet ha permesso, durante i lockdown, di continuare a comunicare e dialogare. Avrò fatto decine di dirette, che mi hanno anche tenuto compagnia.

 

Cosa spinge una persona equilibrata a occuparsi di paranormale? Perché lei consiglia di farlo?

Per l’arricchimento dell’interiorità, per nutrire una visione meno materialistica, continuando a vivere nel mondo di tutti i giorni ma guardando anche altrove. Prendiamo il tema della reincarnazione: negli ultimi anni si sono moltiplicati studi sui ricordi dei bambini o esperimenti di ipnosi regressiva. L’ho provata anch’io.

 

Com’è andata?

Tre o quattro anni fa mi contattò un signore che desiderava certe informazioni. C’incontrammo. La prima volta che lo vidi ebbi la nitida sensazione di conoscerlo. Avrei voluto dirgli: ‘Dove sei stato tutto questo tempo?’. Non mi era mai successo, sono una persona coi piedi per terra. Così ci venne voglia di tentare la regressione con un terapeuta di Bologna. Lui non ebbe particolari reazioni, io invece mi ritrovai vestita come duecent’anni fa, quando era il mio fidanzato. Ero innamoratissima, felice, ma lui mi disse che per motivi d’onore doveva andare a combattere e mi lasciò. Appena il terapeuta mi ebbe risvegliata, piansi come una fontana. Poi ne ridemmo assieme.

 

Lei ha conosciuto personaggi significativi della parapsicologia. Chi le resta più impresso?

Roberto Setti del Cerchio Firenze 77, medium con fenomeni fisici e di messaggistica straordinari. Credeva alla reincarnazione ma era cattolico praticante e andava in chiesa ogni domenica. Demofilo Fidani, che produceva fenomeni rarissimi come scrittura e voce diretta e la levitazione. Soprattutto Gustavo Rol, quintessenza di tutto: lo conobbi che aveva superato i settanta ma era ancora bellissimo, spiritoso e realizzava cose incredibili con estrema facilità. Fu oggetto delle affermazioni ingenerose di Piero Angela, il quale invece visse in prima persona con lui un’esperienza senza tema di smentita sulla lettura dei libri a distanza. Io stessa ho sperimentato con Rol un fenomeno strepitoso. Poi ci sono personaggi il cui studio mi ha consentito esperienze particolari, come Maria Montessori, che fu anche teosofa e viaggiò in India. Per scriverne la biografia ci sono andata anch’io: ho sempre voluto sperimentare, non solo raccontare.

 

Qual è la dote essenziale di un ricercatore?

Non adorare le certezze.

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