“Cari scrittori, noi israeliani non ci suicideremo per farvi contenti”

Giulio Meotti

Intervista al giornalista israeliano Ben-Dror Yemini sul caso della scrittrice irlandese Sally Rooney, che non vuole essere tradotta in Israele

“Hanno mai boicottato la Cina? Perché boicottano solo un paese, l’unico stato ebraico al mondo?”. Ben-Dror Yemini, giornalista di punta del principale quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, è orripilato dall’ipocrisia del ceto letterario che decide di non farsi tradurre in Israele. L’ultimo caso, il primo di una lunga serie, quello di Sally Rooney, romanziera irlandese best seller nel mondo anglosassone, che ha chiesto che il suo ultimo libro, “Beautiful World. Where are you”, non uscisse nello stato ebraico.  

  
“Ma anche se Israele avesse commesso delle violazioni e la Cina ne avesse commesse di più gravi, non è questo il punto”, dice al Foglio Ben-Dror Yemini, che è anche scrittore e commentatore di origine yemenita. 

  
“Il punto è che dicono che Israele è uno stato apartheid. Ma non lo è. Non puoi chiamarlo così quando hai giudici della Corte suprema israeliana che sono musulmani. Non puoi chiamarlo così quando il 40 per cento dei suoi medici non è composto da ebrei, ma da arabi e musulmani. Non puoi chiamarlo così quando il presidente della più grande banca israeliana è un arabo. Dire che Israele è uno stato di apartheid significa ignorare completamente la storia. Mi auguro che in Irlanda, in Francia, in Inghilterra gli arabi abbiano gli stessi diritti che hanno da noi in Israele. Mentire su Israele non significa essere umanista. Negli anni Trenta c’erano molte menzogne contro gli ebrei e oggi ce ne sono molte contro lo stato ebraico. Troppi cosiddetti ‘illuminati’ preferiscono credere alle proprie menzogne contro lo stato ebraico. E sta diventando pericoloso. Ne abbiamo abbastanza. I fatti sono solo uno scomodo fastidio per gli opinionisti politicamente corretti, e in tutto il mondo occidentale i manifestanti rivolgono la loro rabbia contro Israele”. 

 
Rooney e gli altri allora risponderebbero che loro boicottano la presenza israeliana nei Territori conquistati da Israele nella Guerra dei Sei giorni. Ma anche questo argomento è orrendo secondo Ben-Dror Yemini. 

  
“Non possiamo dimenticare che, a seguito delle  trattative, noi israeliani   abbiamo offerto molto  ai palestinesi, da Bill Clinton a  John Kerry e Barack Obama tutti hanno sempre detto di no. Quindi, Israele non può ritirarsi dai Territori perché nel momento stesso in cui lo farà l’unico risultato sarà uno stato jihadista, come a Gaza o in Afghanistan dopo il ritiro degli americani. Quando lasci un territorio ai talebani nasce sempre uno stato jihadista. Quindi questi scrittori cosa vogliono? Un altro stato iraniano davanti a Tel Aviv? L’occupazione è un fatto positivo? No, ma l’alternativa è peggiore. Qui parliamo sempre del nostro paese, ma non ci suicideremo perché alcuni ‘illuminati’ dicono che dovremmo farlo. Noi sosteniamo la pace, questi scrittori no. Sono i nemici della Palestina, vogliono solo sterminare gli ebrei”.

  
Ben-Dror Yemini dice che il Boycott, Divestment and Sanctions (Bds), il movimento per il boicottaggio di Israele, ha un obiettivo poco nobile: “Lo sterminio di Israele. Fateci un favore, non servite il jihad, ma i diritti umani. Io vorrei che i palestinesi vivessero in pace e prosperità, ma ogni volta che i jihadisti prendono il controllo il risultato è la distruzione e la morte. Questi scrittori occidentali sono gli utili idioti del jihad. Non vedono la realtà? Preferiscono essere ciechi, come negli anni Trenta. Allora si chiamavano nazisti, oggi woke”. 
 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.