Il regista David Lynch (Ansa)

Cronache di un'America fantastica

David Lynch gioca con il tempo per renderlo eterno

Vittorio Bongiorno

Tutte le mattine, dopo il caffè, si siede davanti alla telecamera e ripete il suo mantra: “Cieli azzurri e sole luminoso”. Il meteo, la numerologia e il genio del regista di “Twin Peaks”, anche su YouTube 

Il regista David Lynch ogni mattina all’alba si siede nel suo studio a Los Angeles, accanto alla finestra, serissimo, occhiali da sole e camicia nera, e fa una previsione del tempo della sua città (e della sua mente?) della durata di un minuto o poco più, che poi pubblica sul suo canale YouTube. Ogni santa mattina, sempre alla stessa ora, sempre seduto allo stesso tavolo (per mesi nel laboratorio con la cassettiera gialla alle spalle, poi in un’altra stanza con dietro un armadio, sempre giallo, probabilmente costruito da lui), sempre con gli stessi Persol tartaruga (o, nei primi video, dei Ray Ban neri), sempre con la stessa camicia nera abbottonatissima, sempre con la stessa modalità: un cordiale saluto e la data del giorno, un pensiero centrale di stampo zen-musicale, poi in chiusura le temperature (carinamente sia in Fahrenheit che in Celsius). E poi il gran finale: ogni giorno, serissimo e solenne, così solenne che spesso gli scappa quasi da ridere, augura a tutti “beautiful blue skies and golden sunshine… all along the way”, bellissimi cieli azzurri e sole luminoso per tutto il giorno, lungo tutto il nostro cammino.

 

La frase ormai è diventata un tormentone in rete, la gente si saluta così, musicisti ci si ispirano per nuove composizioni meteo-ambient, qualcuno ci ha addirittura disegnato una tshirt. Fioriscono le citazioni, le parodie, i rimandi ad altri video e a collegamenti metanarrativi alla sterminata geografia artistica ed esistenziale del regista. Che nel frattempo ha espanso la sua creatività a pittura e scultura, al design di mobili, ma soprattutto alla divulgazione della Meditazione Trascendentale per studenti e persone disagiate, e persino alla torrefazione del suo caffè selezionato in piantagioni rigorosamente organic tra il Messico e Sumatra. Ma che ci frega delle previsioni del tempo? Del tempo di Los Angeles poi, urban-sprawl per antonomasia, città esplosa e odiata da tutti, fabbrica di sogni e portatrice di incubi? E perché tutti i giorni, cascasse il mondo, sempre allo stesso orario, sempre con le stesse parole, sempre in bilico tra nonsense, black humor e follia, uno dei più grandi registi del mondo si filma e pubblica su YouTube le sue previsioni del tempo da circa un anno e mezzo? “È una volpe matta”, cerca di spiegarmi in gergo losangelino un’amica regista che a Los Angeles ci è nata e se ne intende molto di sole e stelle, quindi non se ne perde una di queste strambe previsioni. In effetti anche all’amico che vive in Australia si chiede che tempo fa, laggiù, per sapere se è felice.

 

E i contadini, guardando le nuvole e il sole, sanno se pioverà, e i marinai se uscire in mare o restare in porto. Perfino il compianto Colonnello Edmondo Bernacca, che per anni ci ha deliziato con il suo eloquio garbato (anche lui aveva la sua frase ricorrente “nebbia in val Padana”), era un meteorologo vero. Ma David Lynch che ne sa? Dice che c’è chi ha provato a interpretare e incasellare tutte le tessere del folle e cangiante mosaico del regista, per dare una mano al grande pubblico, che lo ricorda per aver maltrattato la divina Isabella Rossellini (ma lei poi l’ha perdonato) e per aver ucciso Laura Palmer (anche se nessuno si ricorda più come e perché). Ma forse non c’è molto da capire sul “David Lynch Weather Report”, l’ultimo progetto meteorologico del variegato universo di Lynch – meglio, il suo multiverso – stando a quanto lui stesso ha dichiarato in una recente intervista a dei giovani blogger. “Questa cosa del tempo interessa le persone. Anche a Los Angeles dicono che è sempre uguale ma in realtà non è così. Non so perché comunque la gente ama sentire le previsioni del tempo a L.A.”.

 

Poi gli scappa da ridere perché evidentemente l’ha sparata un po’ grossa, e aggiunge: “Non tanti, ma alcuni sì”. La verità è che Lynch è sempre stato un personaggio “isolato”, schivo e riservato, sempre al lavoro nel suo studio, tra pittura e film, ed è sempre stato uno degli artisti più liberi, anticonformisti e controversi di Hollywood. E queste sue previsioni sono molto più di quello che sembrano. Ad ascoltarlo bene, quando parla con quell’accento nasale anni Cinquanta, con quel tono cantilenante e monotono, nella apparente immobilità di video che sembrano tutti uguali, il grande regista nato il 20 gennaio 1946, ci sta aprendo una porticina per sbirciare dentro di noi (anche Federico Fellini, altro appassionato del “mistero interiore” era nato il 20 gennaio, ma del 1920. Tra i due c’era una curiosa e tenera amicizia, coltivata fino al giorno prima della morte del Maestro, che Lynch andò a trovare in ospedale a Roma).

 

Ma non tutti, ed è comprensibile, hanno voglia di guardarsi dentro. Perché, esattamente come nei suoi film, in un vicolo anonimo, sotto una pietra, o dietro un termosifone, potremmo ritrovarci nel teatrino più angosciante e inquietante delle nostre vite, mentre una vocina angelica canticchia una filastrocca alquanto sinistra. Dice che nella stessa via di Hollywood Hills Lynch abbia tre case: una dove dipinge, una dove suona (e dove ha girato alcune scene di “Lost Highway”) e una dove abita (la celebre Beverly Johnson House, costruita nel 1962 da Lloyd Wright, il figlio di Frank Lloyd Wright, il più grande architetto americano di sempre). La pandemia ha solo acceso in lui una serie di nuove idee, e il web è stato il canale che ha scelto per trovare il suo pubblico, che cresce sempre di più, nonostante faccia sempre meno film. In passato aveva già fatto, seppur sporadicamente, qualche piccolo video sul tempo a Los Angeles. È l’11 maggio 2005 (la primissima previsione), è seduto alla scrivania, con alle spalle una cassettiera gialla e un vecchio telefono a parete.

 

Guarda fuori dalla finestra, arriccia il naso abbagliato dalla luce della città degli angeli, e comunica cielo azzurro. Una sega elettrica in lontananza, nuvole vaporose e temperatura. Nessuna metafora, nessun messaggio criptato, ma la sola e semplice osservazione del momento presente: qui e ora, luce, nuvole, rumori di fondo. Né più né meno. Una quieta esplorazione del momento presente che chi pratica qualche tipo di meditazione conosce bene. Accanto a sé ha una tazzona di caffè, sua passione-ossessione ben nota ai fan (“persino un pessimo caffè è meglio che niente caffè” è il suo motto che giustifica i litri di bevanda che sorseggia ogni giorno e che sono presenti in ogni suo film). Il primo febbraio 2005 era comparso in video con accanto la meravigliosa Laura Dern (l’attrice che con lui ha recitato in “Velluto blu”, “Cuore Selvaggio”, “Inland Empire” e, a sorpresa, nell’ultima serie di “Twin Peaks” del 2017) con un enigmatico cartello con una scritta poco comprensibile. Il 6 maggio 2005 si vede un pupazzo misterioso che sta in silenzio per un minuto seduto alla solita scrivania sotto la finestra. Il 14 aprile 2006 ha accanto un vaso rovesciato con un punto interrogativo.

 

Il primo aprile 2008 compare con un palloncino bianco che gli copre completamente il volto, a cui ha disegnato occhi e bocca, ma non fa nessuna previsione, e il video finisce dopo 12 secondi. Il 28 gennaio 2009 guarda fuori, arriccia il naso, comunica temperatura, “cieli azzurri e sole luminoso”, e poi chiude il video dicendo che sì, è proprio lui su Twitter. Fine della previsione del tempo. E poi, a quanto pare, svanisce nel nulla. A consultare la filmografia ufficiale l’ultimo suo lungometraggio pensato per il cinema è “Inland Empire - L’impero della mente” del 2006, una elucubrazione di tre ore girata in digitale con la sua attrice-icona Laura Dern, conigli parlanti e puttane polacche, definito dal New York Times il “gemello malvagio” del precedente “Mulholland Drive” del 2001. Entrambi ambientati a Los Angeles, entrambi sfuggenti e neri come la pece, esasperano il sogno dell’attrice che vuole diventare famosa conquistando un ruolo da protagonista in un film di Hollywood, sogno che diventa inesorabilmente un incubo. Film che demoliscono il mito noir di “Sunset Boulevard”: se nel capolavoro di Billy Wilder il protagonista finisce a faccia in giù a galleggiare in una squallida piscina, alle protagoniste dei due film succede molto peggio. Di Lynch si ricomincia a parlare all’improvviso, nel maggio 2017, perché spiazza ancora una volta tutti presentando una nuova, inattesa stagione di “Twin Peaks”, il sequel dell’originale trasmesso tra il 1990 e il 1991. Ideata sempre con il suo braccio destro Mark Frost (che non è parente dell’omonimo produttore musicale Jack, alter ego di Bob Dylan), la terza serie segue le vicende dell’agente speciale Dale Cooper che era rimasto intrappolato all’interno della famosa “Loggia Nera” (la sua testa? Chissà…).

 

Enigmatico, incongruente, esilarante, cupo, visionario, inquietante, surreale, ancora una volta Lynch scardina quelle poche certezze che pure avevano sostenuto il dramma-horror-soap originale, offrendo agli spettatori un viaggio mentale lungo 18 ore a cui non si può far altro che abbandonarsi senza farsi tante domande. Difficile entrare nella testa del regista in cerca di spiegazioni, perché nessuno dei suoi film ha mai avuto uno sviluppo narrativo tradizionale, a cominciare proprio dal suo esordio del 1977, il capolavoro “Eraserhead - La mente che cancella”. Abbandonando il sentiero battuto della logica lineare e accademica del racconto per immagini si varca una soglia che porta direttamente all’ingresso del mondo extra-ordinario del regista. Da quella soglia non si torna più indietro, al massimo si può scendere più in fondo, grazie alla Meditazione Trascendentale, che Lynch pratica dal 1973.

 

Lui la racconta spesso con la metafora del big fish nel libro “In acque profonde” (Mondadori, 2006), “Le idee sono simili a pesci, se vuoi prendere un pesce piccolo puoi restare nell’acqua bassa. Se vuoi prendere il pesce grosso devi scendere in acque profonde”. Proprio come la pratica quotidiana che Lynch ha appreso dagli insegnamenti del guru Maharishi Mahesh Yogi (e che offre al mondo attraverso la sua David Lynch Foundation dal 2005), ogni mattina, dopo il caffè e la meditazione, si siede davanti alla telecamera e ripete il suo mantra “cieli azzurri e sole luminoso”. Senza mai saltare un giorno. Certi giorni con i capelli impomatati, certi altri con il ciuffo elegantemente scarmigliato, camicia nera abbottonatissima e occhiali da sole, purifica la nostra mente e le infonde nutrimento con poche semplici frasi, solo guardando fuori dalla finestra. “La mente è un posto bellissimo, ma può essere anche nero come la pece”, racconta in “Io vedo me stesso” (Saggiatore, 2016).

 

E dunque il primo giorno, per il primo video, il 5 maggio 2020, guarda fuori dalla finestra, arriccia il naso, e fa una breve e concisa previsione, qui e ora, temperature, cielo, nuvole. E così per giorni, settimane, senza alcun cambiamento. Il 2 giugno il primo colpo di scena: l’inquadratura è sempre la stessa (tavolo da lavoro, telefono a parete e cassettiera gialla alle spalle) ma la sedia di Lynch è vuota e lui non c’è, nel video. C’è solo la tazzona di caffè fumante. I fan sono scioccati, che succede? L’indomani, per i pochi che non l’hanno capito, alle sue spalle compare il cartello “black lives matter peace justice no fear” (il movimento attivista afroamericano). Il 6 giugno, nel giorno della commemorazione del D-Day, racconta di un lunghissimo sogno in cui era un giovane soldato tedesco che viene ucciso. Poi va avanti così per settimane, mesi. Ogni giorno, sempre uguale, sempre leggermente diverso. Il 29 luglio altro colpo di scena: ha in mano un grosso barattolo di vetro che ha dipinto per metà di nero e chiede ai suoi fan di immaginare a cosa serva. Il 17 agosto fa un saluto e un ringraziamento ai lavoratori delle Poste (per chi si è dimenticato il voto delle ultime elezioni presidenziali, molta polemica ha suscitato il conteggio dei voti mandati via posta). Lo stesso giorno compare il primo video di “Today’s Number Is”, una piccola ma geniale nuova serie fiorita direttamente da una “costola” dalle previsioni del tempo (in gergo televisivo spin-off): ogni giorno, dopo le previsioni del tempo, sempre nella stessa posizione, sempre con camicia abbottonatissima e un cappellino nero con visiera (poi sostituito da un cappello da cowboy), regge il barattolone visto qualche giorno prima, da cui estrae una pallina numerata con gesti lenti e solenni: gli amanti della numerologia, del lotto e delle scommesse vanno in visibilio per “Il Numero del Giorno” (e il 7, magicamente, diventa per i fan subito IL numero “ritardatario”).

 

Il 21 agosto 2020 altro piccolo minuscolo cambiamento che, come tutti quelli che compirà in futuro, entrano in scena di soppiatto e diventano routine nella quotidiana ripetizione metodica e ossessiva: indossa occhiali da sole perché, dice, “vedo il futuro e sembra molto luminoso”. Il 28 agosto la frase centrale che recita è l’ennesimo colpo di genio: “oggi pensavo che è un momento meraviglioso per essere vivi… se amate il teatro dell’assurdo”. Il 18 settembre ricorda Buddy Holly, uno dei suoi miti, e la musica comincia a essere centrale, insieme al tempo. Il catalogo sonoro è ricchissimo e variegato: dai Beatles e George Harrison (“Here Comes The Sun” viene citata a ripetizione, per ovvi motivi) a Bob Dylan, da Roy Orbison ai Cigarettes After Sex, da Santo & Johnny ai Portishead (il 26 ottobre cita la canzone “Roads” e aggiunge che “nonostante giorni migliori arriveranno, sicuramente non sono ancora qui”). Il 30 ottobre 2020 cita “Please Mr. Postman” delle Marvelettes, ancora in onore dei lavoratori delle Poste (altra bordata a Trump che voleva annullare i voti spediti per posta!), e il 7 novembre sorprende tutti ancora una volta cambiando location: d’ora in poi, ogni giorno sempre nella stessa posizione, sempre con la camicia nera abbottonatissima, si sposta nella stanza con l’armadio giallino alla spalle perché, ammette candidamente, è inverno, e al mattino di là fa freddo.

 

A fine gennaio 2021 comincia a farsi crescere barba e capelli, impercettibilmente, qualche millimetro al giorno: a fine maggio si presenta in video, sempre nella stessa posizione, sempre con l’armadio giallino alle spalle, sempre con camicia nera abbottonatissima, ma ha una barba lunghissima e un foltissimo ciuffo di capelli bianchi che gli ricadono sul viso fino a farlo sembrare un personaggio da film (qualcuno avanza l’ipotesi che abbia girato una scena di un nuovo film conciato così…). Il primo giugno 2021 cita la canzone di Dylan “Things Have Changed”, e l’indomani si presenta davanti alla telecamera perfettamente sbarbato e pettinato. Come se non fosse successo nulla. I fan, ovvio, si scatenano in lodi di totale devozione e adorazione. Se Lynch fa sbellicare dalle risate, i commenti dei seguaci non sono da meno: “quest’uomo è un Tesoro nazionale e dovremmo proteggerlo”, “mi ha fatto morire dal ridere anche se non me ne frega niente del tempo”, “David sei letteralmente mio padre”. Una certa Linda Faluci scrive che, come molti dei fan, guarda le previsioni non per sapere del tempo ma per avere un qualche tipo di contatto con lui, e di essere felice di sapere che, comunque, David è lì che combatte insieme a loro (qualcuno avanza l’ipotesi che possa trattarsi di Lynch stesso a commentare provocatoriamente).

 

Poco dopo la risposta di un’altra fan: “Parla per te, io non posso cominciare la giornata senza sapere che tempo farà a Los Angeles”. Qualcun altro ancora dice che si sente un po’ sciocco ma è come essere una piccola famiglia. Ma, come tutte le cose belle, arriva la mazzata: il primo febbraio 2021 si presenta in video dicendo che quel giorno avrebbe annunciato uno stop, ma dopo aver letto le risposte calorose e affettuose dei fan e delle fan di tutto il mondo, decide di continuare: “Che gruppo meraviglioso che siete. Così premurosi e gentili, e io sono così grato che ci siano persone come voi al mondo… e chi se ne importa che tempo fa. Auguro a tutti voi cieli azzurri e sole luminoso, internamente, per tutto il giorno”. E’ l’apoteosi. A tutti coloro che si sono affidati a Lynch per ricevere una carezza, un sorriso, un gesto di leggerezza e conforto, il regista ha regalato gioia pura e semplice, e per di più gratuita. E il gesto si ripete ogni giorno, in un costante ritorno alla sorgente della beatitudine, esattamente come imparato da Maharishi Mahesh Yogi.

 

E dice che a un certo punto, nel 2002, Lynch versa la spropositata cifra di un milione di dollari per poter passare con il maestro un intero mese di dialogo e meditazione, per farsi irradiare dalla sua aura penetrante e illuminante, dalla sua infinita magnificenza, e vola fino al villaggio olandese di Vlodrop, dove Maharishi risiede da tempo. La sorpresa è schiacciante: il maestro non si fa vedere fisicamente alle riunioni con tutti i generosi partecipanti, bensì parla attraverso un sistema di videoconferenza dalla sua stanza al piano di sopra. Lynch, nonostante tutto, è felice, e riesce lo stesso a succhiare tutto il nettare di quell’estrema illuminante sapienza, seppur riprodotta da un monitor traballante. “Era proprio sopra di noi”, dichiara in seguito, “ma è arrivato attraverso la televisione. Ma era come se non ci fosse la televisione!”. Quanto dureranno ancora le previsioni, nessuno lo sa, forse nemmeno Lynch stesso. Il sole sorgerà e tramonterà ancora per molto, e le nuvole verranno e se ne andranno di continuo.

 

Di sicuro c’è che, presto o tardi, comparirà la sua nuova serie tv girata presumibilmente in questi mesi di pandemia, in totale segreto, subito dopo aver guardato fuori dalla finestra arricciando il naso. Dice che sarà una nuova storia in 13 episodi per Netflix, chiamata provvisoriamente sia “Wisteria” che “Unrecorded Night” (qualcosa tipo “Notte non ricordata”, che è anche la traduzione della parola in inglese antico nihtscada o nightshade, cioè belladonna). Il riferimento è ovviamente alle piante con poteri “speciali”, al wisteria, cioè il glicine, che contiene una molecola tossica che può creare “confusione, vertigini e problemi di linguaggio”. Gli elementi perfetti per un nuovo racconto lynchiano. Nessuno ne sa nulla, ma sembra che il 29 marzo l’attore Kyle MacLachlan (ancora l’agente Cooper di “Twin Peaks”) ha postato sul suo Instagram una foto di una enorme pianta di glicine con la didascalia “Beeutiful. #wisteria”. E dice che, due mesi dopo, Laura Dern (la Diane assistente dell’agente Cooper) ha dichiarato a Elle: “Penso che i fan dovrebbero aspettarsi un’arte sempre più radicale e senza confini da David. So che migliorerà la mia vita. Non ho idea di cosa sarà. Non sto cercando di nasconderlo, è che non lo dice a nessuno finché non lo fa”. Intanto l’anno più brutto della nostra vita è passato anche grazie al tempo della città degli angeli: ora sappiamo come fare a trovare la luce quando le nuvole si frappongono tra noi e il sole, a purificare la nostra mente, a infonderle nutrimento. Il 18 ottobre 2020, forse il “Weather Report” più bello in assoluto, dopo le temperature, la “volpe matta” ne inventa un’altra delle sue. “Oggi vorrei stare seduto qui con voi per un po’…”. Inspira, espira, palpita impercettibilmente.

 

È qui, ora, eppure tutti noi che lo amiamo sappiamo che è anche altrove. Resta in assoluto totale silenzio, per quasi due minuti. La telecamera perde il fuoco un paio di volte, lui impassibile. Respira. Dentro e fuori, qui e ora. Alla fine riprende dove aveva lasciato, dalle temperature (in Fahrenheit e in Celsius), e poi ricorda a tutti che dovremmo comunque avere “splendidi cieli azzurri e sole luminoso tutto il giorno”. E’ il genio di Lynch, che continua a brillare, giorno dopo giorno, da 75 anni.

 

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