"Gli ecologisti woke sono puritani senza Dio"

Giulio Meotti

Il boss di Libération contro gli apocalittici alla Greta, “nuova religione laica della frugalità”

“Nella nostra epoca incerta, che così spesso può sembrare così oscura e inquietante, Steven Pinker si è distinto come una voce di positività”, scrive il magazine del New York Times in un lungo ritratto-intervista con l’accademico di Harvard. Lo psicologo cognitivo ha appena pubblicato un libro, “Rationality: What It Is, Why It Seems Scarce, Why It Matters”, che scardina il panico morale che ha conquistato le classi abbienti. “Ogni volta che i media danno la colpa di un incendio o di una tempesta al cambiamento climatico, è un argomento dubbio, nel senso che si tratta di eventi che appartengono al tempo, non al clima. Non puoi mai attribuire un particolare evento a una tendenza”. 

A sinistra, Pinker non è l’unico a raffreddare gli animi degli apocalittici. Lo fa  il saggista e direttore generale di Libération, Denis Olivennes, in un nuovo libro, “Un étrange renoncement”, pubblicato da Albin Michel e anticipato dal settimanale Le Point sotto il titolo: “Il mondo di Greta Thunberg è un incubo”.  Olivennes, che ha rilanciato da un anno il quotidiano della sinistra francese, attacca “questa nuova sinistra nata nei campus americani, che combatte contro tutte le ingiustizie razziste, sessiste, ambientaliste ritenute legate l'una all'altra, quella che viene chiamata cultura ‘woke’”. Ma che per lui è “semplicemente un puritanesimo senza Dio”.

Olivennes parla di “un puritanesimo che, invece di detestare l’ozio, al contrario aborrisce l’attività”. Come nel puritanesimo religioso, “c’è questa idea del peccato originale che ti fa nascere colpevole. In questo caso è la società mercantile, sessista, razzista, inquinante, da cui devi liberarti per ritrovare la tua purezza morale. Perché non si tratta di continuare gradualmente a migliorare la situazione. L’idea non è quella di risolvere i problemi, ma di scomunicare i colpevoli”. 

Adottiamo così sempre più una visione apocalittica. “E che ha i suoi apostoli, i suoi santi o i suoi predicatori che, come Greta, denunciano i peccatori e invocano la redenzione”. “Nuova religione laica”, questa rivoluzione è molto più simile al puritanesimo che al bolscevismo: “Non spera nell’abbondanza ma nella scarsità; non nel godimento per tutti, ma nella rinuncia per ciascuno. È proprio la crescita (‘il cielo è il limite’) che Greta Thunberg denuncia”. 

Olivennes nel suo libro è particolarmente avvelenato sull’attivista svedese: “Greta non è solo la sostenitrice della lotta al riscaldamento globale. E’ il volto della crociata ideologica contro il mondo commerciale. Vuole un’altra società, frugale, rispettosa della natura, basata su bisogni diversi dal consumo e altre regole rispetto allo scambio del mercato. Vuole la fine immediata della crescita, che è il mezzo per realizzare questo cambiamento della società”. 

E visto che oggi la lotta è “intersezionale”, Greta Thunberg non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione per posizionarsi sempre dalla parte giusta.  “Le ragioni per cui le donne abortiscono”, ha scritto Greta. “Nel 60 per cento dei casi si tratta di una scelta personale”. Ma anche in tutte le altre motivazioni alla fine è un problema che riguarda solo la donna: “Non è un tuo problema” (10 per cento), “fatti gli affari tuoi” (8 per cento) e un bel “fuck off” (22 per cento). Alla fine anche l’aborto è solo un altro modo per promuovere la decrescita, perché siamo alla vigilia della 26a Conferenza sul clima. Più aborto e meno Co2. 

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.