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Le mani stanno diventando obsolete?

Manuel Orazi

In un'era in un cui tutti si smaterializza attraverso la digitalizzazione, il pensiero manufatto perde spazio e valore. Il Festival dei Sensi ci riflette su 

Nell’era in cui tutto si smaterializza attraverso la digitalizzazione (il lavoro smart, la stampa on demand, il commercio online, la ristorazione delivery, la sigaretta elettronica, persino la firma per i referendum), le mani stanno diventando obsolete. Il grande storico dell’arte Henri Focillon pubblicò un saggio illuminante, Elogio della mano che nel 1939 ad alcuni pareva ovvio e ora non lo è più: il legame di tecnica e materia è indissolubile, alla base di ogni vero prodotto artistico c’è il saper fare di una “mano pensante”, attiva e mai ancillare rispetto all’occhio, vale per l’arte ma anche e soprattutto per il suo parente povero, l’artigianato, e per il fiore del Made in Italy, la manifattura cioè il fatto a mano.

 

In Italia poi potremmo dire che tutto il pensiero è manufatto visto che da secoli ci esprimiamo attraverso una gestualità barocca senza contare la serie infinita di modi di dire dal senso figurato “a mano a mano”, “dare una mano”, “con il cuore in mano”, “la mano pesante”, “a mani libere”, “una mano lava l’altra”, “mani pulite” ecc. Anche le canzoni italiane sono state specchio di questo mood, da Mani bucate (1965) di Sergio Endrigo, A mano a mano (1981) di Rino Gaetano, Con le mani (1987) di Zucchero fino al prossimo film di Paolo Sorrentino che a breve sarà presentato alla Mostra del cinema di Venezia, È stata la mano di Dio, con l’implicito riferimento a Maradona, il calciatore passato alla storia non per i suoi incredibili colpi e assist ma per un gol di mano, appunto.

 

Sono tutti temi al centro dell’edizione di quest’anno del Festival dei Sensi dedicato alle mani in Valle d’Itria (26-29 agosto) diretto da Milly Semeraro a Cisternino, Locorotondo, Martina Franca e Ostuni. Qui nella Puglia centrale più verde, disgiunta dal Salento, ma pur sempre in overbooking, sono presenti artisti come Tullio Pericoli che ha appena pubblicato da Adelphi, Arte a parte dopo Pensieri della mano del 2014, affiancati da designer (Italo Rota, direttore della Naba di Milano che discuterà con Ermete Realacci di Fondazione Symbola) e architetti come Mario Botta che progetta ancora impugnando una matita nonostante il suo mestiere sia stato digitalizzato già da oltre vent’anni. Lo scrittore Fulvio Abbate invece dialogherà con Nancy Dell’Olio di schiaffi, che hanno anche un senso figurato persino nella nobile arte della scherma: il manrovescio infatti è un colpo di taglio da sinistra verso destra. I rimandi sono insomma parecchi e le conseguenze del digitale sono enormi, occupazionali, abitativi, territoriali, non a caso il festival è aperto da una conferenza del ministro Renato Brunetta. Eppure la questione è anche e soprattutto creativa, Focillon insisteva sullo stretto legame che intercorre fra scrittura e disegno e infatti l’intervento di Pericoli, che dialogherà col geografo Franco Farinelli, si intitola “Chi sa disegnare sa scrivere”. Una colonna del catalogo Adelphi, il prolifico romanziere Georges Simenon, confermava: "Io sono un artigiano e ho bisogno di lavorare con le mie mani. Mi piacerebbe intagliare i miei romanzi in un pezzo di legno".