Facce dispari

Barbara Dante, libraia delle occasioni magiche

Rarità, tappeti, verrebbe di ambientarci un film. Sembra l'inizio di ‘La storia infinita' di Michael Ende

Francesco Palmieri

La libreria "eteredossa" nel cuore di Roma. Fondata da Amedeo Rotondi, alias Voldben, e oggi gestita dalla nipote, è stata il rifugio di Franco Battiato, Elémire Zolla, Mircea Eliade, Paolo Zellini

A Roma, in via Merulana, s’è distratto il tempo e chi distrattamente vi passeggia, o forse con un altro tipo d’attenzione, può sospettare che il 2021 non sia il presente che gli tocca, ma un anno futuribile con quei suoi quattro numeri alla Giulio Verne. Platani imponenti e botteghe senza moda, costanti penombre e fuggevoli passanti rischiano di risucchiarti, a dispetto del traffico molesto, indietro di ottant’anni. Quando con l’identica insegna di adesso, stesse vetrine e stessa porta a vetri, il professor Amedeo Rotondi fondava la ‘Libreria delle Occasioni’ cambiando nome a quella che aveva rilevato poco prima.

 

Illuminato un paio d’anni dopo da misteriosi globi astrali che in campagna gli tracciarono la via di scampo da un rastrellamento dei nazisti, prese a interessarsi di esoterismo e teosofia, di sapienza cristiana e orientale che poi tutte trasfuse nella libreria. Cominciò, questo civico 82 della Merulana, a diventare tappa di studiosi e curiosi, di accademici e bizzarri dilettanti, e poi yogin, bibliofili, spiritisti, biblisti eterodossi. Rotondi frattanto, con gli pseudonimi di Amadeus Voldben e Vico di Varo, scriveva l’un dopo l’altro testi di spiritualismo tuttora ristampati e animava periodici incontri – parte per ristretta cerchia, parte a platea allargata – mentre la libreria continuava, e continua tuttora, a riempirsi di quelli cui le Feltrinelli stanno strette e le visitano solo per le spese d’emergenza.

 

Chi entra adesso nella ‘Libreria delle Occasioni’ trova Voldben in astrale (si disincarnò nel 1999) ma in carne e ossa sua nipote, Barbara Dante (che sia cognome impegnativo gliel’hanno già detto), convintasi appena qualche anno fa a proseguire come terza generazione l’attività avviata dallo zio Amedeo nel 1941.

 

Fra questo ben di dio di libri, fra gli scaffali delle rarità e i tappeti, verrebbe di ambientarci un film. Sembra l’inizio di ‘La storia infinita’ di Michael Ende.

Già fatto. La regista Giada Colagrande qui ha girato alcune scene di ‘Padre’ con Franco Battiato, William Dafoe e Marina Abramovic. Un’opera sulla perdita del padre, impersonato da Battiato che ne scrisse anche le musiche, e sulla possibilità di stabilire un contatto anche dopo la morte.

 

Questo è uno dei temi che interessava Amedeo alias Voldben. Quali memorie serba di lui?

Lo frequentavo poco in libreria, piuttosto andavo a visitarlo a casa e ricordo le lunghe conversazioni nel suo salotto. Però da mera ascoltatrice: allora non afferravo molto quel suo mondo né percepivo il fascino della libreria. Ci venivo, anche dopo la morte di mio zio, giusto di tanto in tanto per aiutare mio padre e mio cugino. Poi un giorno un amico orientalista, Angelo Iacovella, mi fece capire che la libreria era una cosa viva, che potevo rispettare la sua identità ma rispecchiarvi al contempo la mia. Perché si stabilisce un rapporto molto stretto tra una certa realtà e l’individuo che la gestisce. Le persone passano, ma luoghi come questo sono così longevi perché hanno una forza propria. All’inizio pensavo: cosa posso fare per la libreria? Ora il rapporto s’è rovesciato: la libreria ha arricchito la mia vita tirando fuori tante cose che avevo in me e non avevo mai espresso.

 

Sul marciapiede opposto, quasi di fronte a voi, una targa ricorda l’indirizzo immaginario dove Gadda ambientò il ‘Pasticciaccio’. Come le sue penombre, via Merulana oscilla tra vero e verosimile. Quanto incide la topografia sullo spirito della libreria? Sarebbe uguale nell’equanime luce di via Nazionale?

Sì, via Merulana emana una sua forza peculiare, forse perché è collocata tra due luoghi importantissimi della cristianità: è la strada che congiunge la basilica di San Giovanni a quella di Santa Maria Maggiore. E poi qui per molti decenni, a Palazzo Brancaccio, ebbe sede l’IsMEO, l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente fondato da Giovanni Gentile e Giuseppe Tucci, che fu la perla dell’orientalismo italiano. Molti di quegli studiosi, per una questione di vicinanza fisica e di interesse a certe tematiche, erano clienti abituali della libreria o intrattenevano rapporti con Amedeo Rotondi, al pari di parecchi artisti e intellettuali che incontrava al Caffè Greco, dove si riunivano una volta al mese. Il trait d’union era la ricerca nei campi della spiritualità. Ho ritrovato per esempio la corrispondenza di mio zio con il grande psicoanalista e parapsicologo Emilio Servadio, ma anche con l’alpinista Reinhold Messner.

 

Voldben era appassionato di montagna?

Più che altro come metafora. Il tema della vetta, della sua unicità ma dei molteplici sentieri per raggiungerla, era tra i suoi prediletti. Forse gli scalatori incarnavano fisicamente quest’idea, perciò era affascinato da loro, e loro da lui: per la metafora che rappresentavano se stessi. Oggi come allora, resta prima di tutto un luogo vivo. Ho riavviato da tempo la consuetudine degli incontri con iniziative diffuse anche sui canali online tra le più disparate, perché una libreria non vive se è solo un negozio per la vendita di libri. Questo è stato l’insegnamento di Amedeo Rotondi. Abbiamo lasciata quasi intatta nel tempo la struttura degli ambienti: il primo più grande con gli scaffali a parete, il secondo con l’accesso ristretto da un mobile e infine la terza stanza, normalmente chiusa, dove si tenevano incontri più riservati. Come un percorso iniziatico, che distingueva la clientela occasionale da quella più affezionata.

 

Poi c’è nel sottosuolo il grande magazzino.

L’accesso è tramite una botola con la scaletta di ferro. Una volta lo zio inciampò e cadde, avrebbe fatto un volo mortale se un angelo protettore non lo avesse salvato. Era convinto di essere stato trattenuto da una forza invisibile. Considerando l’altezza, effettivamente…

 

Chi frequenta oggi la libreria?

Non necessariamente persone colte o intellettuali, ma gente curiosa e sensibile di ogni livello di istruzione. Con un’età media che di recente si è abbassata, ringiovanendo la clientela in misura inaspettata.

 

Quali sono i reparti più apprezzati?

Salvo le mode momentanee, c’è un costante interesse per l’antroposofia e le opere di Steiner, ma anche verso le nuove correnti della psicologia. Al contrario, ho assistito negli ultimi anni a un declino d’interesse per la spiritualità cristiana, mentre sono sempre richiesti testi vecchi e nuovi sul simbolismo e sulle filosofie orientali. La nostra offerta cerca di essere, direi, ecumenica.

 

Qualche ricordo di visitatori particolari?

Ho scoperto, ospitando Grazia Marchianò per alcune conferenze, che quando stava a Roma con il marito Elémire Zolla frequentavano spesso la libreria, anche perché abitavano nelle vicinanze. Con loro, un giovane studioso di talento eccezionale che avrebbe fatto una tragica fine: Ioan Petru Culianu, il successore di Mircea Eliade. Poi potrei citare i più vari personaggi perché questo è lo spirito del luogo: creare ‘Occasioni’ non solo librarie. Ecco, mi viene in mente la stilista Laura Biagiotti, che ci era molto affezionata; o un mistico maestro di spada giapponese; o un grande esperantista rammaricato per lo scarso sviluppo della lingua artificiale, che secondo lui avrebbe risolto molti problemi del mondo; ancora il matematico Paolo Zellini, che doveva tenere qui una conferenza sui numeri poco prima della pandemia.

 

Una folla borgesiana.

Decisamente. Anzi, a proposito di Zellini le racconto come andò. Avevo voglia da tempo di invitarlo per un incontro sulla numerologia, ma non sapevo come contattarlo. Un giorno entra un signore a curiosare e io non so perché, a un certo punto, mi sento spinta a chiedergli chi fosse: era Zellini, arrivato lui da me non riuscendo io ad arrivare a lui. Qui succedono spesso cose così.

 

Sono ripresi in presenza i vostri cicli di incontri?

Per rispetto delle norme anti-covid abbiamo appena ricominciato a farli nel cortile di una palazzina storica qui dietro, in via Gucciardini. Ce l’ha messa a disposizione la cartoleria Di Veroli che, a proposito, festeggia i 121 anni di attività…

 

Quanti?

Uno-due-uno.

Eh, appunto. A via Merulana e dintorni il tempo proprio si distrae, sicché questa intervista uscirà nel lontano 25 luglio del 2021.

 

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