“Ho fondato Stonewall e mi cancellano per dissenso sul gender”

Giulio Meotti

Il caso Fanshawe e il crollo del mito Lgbt. “Liberi di essere? Solo se ti allinei a loro”. Il governo inglese tronca i rapporti

“Stonewall rischia tutto ciò per cui ha combattuto accusando coloro che non sono d’accordo di incitamento all’odio”, scrive Sonia Sodha sul Guardian, il quotidiano-faro della sinistra inglese. Stonewall è il più famoso ente Lgbt del Regno Unito e sta crollando. Prima la Commissione  per l’uguaglianza ha troncato ogni rapporto perché, in nome del transgender, Stonewall ha censurato e ostracizzato non poche femministe critiche dell’identità di genere. A maggio, quaranta attiviste per la libertà di parola hanno scritto al Times, denunciando che dozzine di donne hanno subìto azioni disciplinari sul lavoro per aver messo in discussione il gender. Le attiviste affermano che i datori di lavoro di un quarto dei lavoratori britannici si sono iscritti al programma “Diversity Champions” gestito da Stonewall. Significa che se le persone mettono in dubbio ciò che gli attivisti chiamano “legge di Stonewall” – secondo cui “le donne trans sono donne”  – rischiano la sanzione. Poi, in un clamoroso mea culpa sul Times, Matthew Parris, uno dei fondatori di Stonewall, ha scritto che la società non è più intollerante e che non ci sono più ragioni per sentirsi vittime. Ma oggi, dice Parris, “Stonewall ha perso la sua strada. Il sole che tutti pensavamo di aver visto si è perso dietro nuvole di rabbia, intolleranza e partigianeria”. 

 

Adesso anche Simon Fanshawe, l’altro dei fondatori di Stonewall assieme all’attore Ian McKellen, ha rotto con la sua organizzazione e sul Mail on Sunday rivela: “L’email proveniva da qualcuno che avevo sempre considerato un alleato nella lotta per l’uguaglianza. Bene, non più. ‘Esprimendo le tue opinioni, ti sei messo al di fuori di Stonewall’, il conciso messaggio arrivato nella mia casella di posta. Il tono orwelliano potrebbe farvi domandare quali ‘punti di vista’ avrei potuto esibire al punto di farmi mettere così in contrasto con l’organizzazione che ho aiutato con orgoglio a formare trent’anni fa. Avevo semplicemente espresso l’opinione che le modifiche proposte al Gender Recognition Act per il quale Stonewall stava facendo una campagna – nel senso che le persone potevano legalmente ‘identificarsi’ con qualunque sesso scegliessero, indipendentemente dalla loro biologia – avevano serie implicazioni per i diritti delle donne. Libero di essere? Ma solo se sei d’accordo con Stonewall”.

 

Anche il ministero della Giustizia si sta preparando a lasciare lo “schema della diversità” di Stonewall causando un “esodo” di dipartimenti governativi che taglieranno i legami con l’ente Lgbt, scrive il Times. Liz Truss, il ministro per le Pari opportunità, ha detto che il governo dovrebbe troncare con Stonewall, come ha appena fatto il canale tv Channel 4.

 

Vinta la battaglia per l’uguaglianza, è iniziata quella per l’“equità”. Sostituire il termine “madre” con il più neutro “persona che ha partorito”. E’ il suggerimento dato ai datori di lavoro da Stonewall, che della sigla Lgbtq ha dimenticato le prime tre lettere. Perché nel paese dell’esperanto orwelliano, tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.