damiera internazionale

La damista senza bandiera

La russa Tamara Tansykkuzhina e la polacca Natalia Sadowska si contendevano il titolo di campionesse

Micol Flammini

Il campionato di dama si è fermato a un passo dall’incidente diplomatico. C'entra lo zugzwang delle relazioni tra Mosca e Varsavia (e anche la Wada)

La povera dama è sempre stata ritenuta la parente un po’ meno nobile degli scacchi, difesa dal solo Edgar Allan Poe che riteneva gli scacchi un gioco futile, perché molto elaborato, e la dama un gioco per persone riflessive, un’attività più modesta, meno spettacolare, forse persino bistrattata, ma in grado di stimolare le potenzialità della mente umana. Per gli scacchi quanto per la dama la concentrazione è un’arma imprescindibile, ed è proprio quest’arma che forse è mancata alla sette volte campionessa mondiale, Tamara Tansykkuzhina, la scorsa settimana. Tamara Tansykkuzhina è una giocatrice di dama e non di scacchi, è russa e il 28 aprile scorso era a Varsavia per cercare di vincere ancora una volta il titolo di campionessa. La sua sfidante era una polacca, Natalia Sadowska, più giovane, tutt’altro stile rispetto alla Tansykkuzhina. Una nuova dama, una nuova generazione. 

 

La russa è molto forte, è quasi imbattibile, ma durante la partita del 28 aprile, mentre le due erano curve sulla damiera, un funzionario della  Federazione polacca di dama si avvicina e sfila, da vicino alla Tansykkuzhina, la bandiera russa. Dal video si vede che cerca di farlo con delicatezza, si acquatta per non disturbare le due damiste, ma alla giocatrice russa la mossa non sfugge. Reagisce in ritardo,  alza gli occhi, cerca la sua bandiera, smarrita non la trova, torna al gioco. La russa è un’autorità, si è formata con i migliori damisti sovietici, la Sadowska ha tredici anni in meno, è  molto brava, due volte campionessa del mondo, ma di fronte allo sconcerto dell’avversaria decide di  fare un atto di solidarietà: rimuove anche la sua bandiera bianca e rossa, e vince la partita. 

 

 

L’episodio ha creato un incidente diplomatico tra Mosca e Varsavia, il presidente della Federazione polacca di dama si è scusato. I russi, soprattutto sui social, si sono indignati e il povero funzionario polacco, un po’ impacciato, ha rilasciato un’intervista a Reuters per spiegare che non era stata una sua decisione, ma che l’indicazione veniva dalla Wada che ha vietato agli atleti russi di competere con la loro bandiera dopo l’inchiesta sul doping di stato. A tutti gli atleti, anche ai damisti. La Wada ha fatto sapere  di non aver chiesto né voluto che la bandiera della campionessa russa fosse rimossa durante la partita, ma ha anche detto che non andava esposta. Quello è stato un errore dello zelante funzionario polacco,  Jacek Pawlicki. 
 

E’ intervenuto anche Dmitri Peskov, il portavoce del Cremlino, per dire che se la Tansykkuzhina aveva perso era con ogni probabilità a causa della rimozione della bandiera. 

 

La damista russa ha avuto l’occasione di rifarsi, perché la finale è stata disputata lunedì e lei ha vinto, senza bandiera tricolore al suo fianco, il titolo di campionessa del mondo per la settima volta. Sullo sfondo c’era soltanto una bandierina piccina polacca, non troppo vicina alle due giocatrici perché per quanto inquietudini e malumori tra Varsavia e Mosca non siano mai finiti, lo sport rimane un’area in cui questi sentimenti non devono prevalere, e così per non rivangare il precedente i polacchi hanno pensato di lasciare sullo sfondo della competizione il loro vessillo. Sui social i russi hanno festeggiato per la loro vittoria e hanno ripostato le immagini della partita precedente, quasi a dire: vedete, alla fine vinciamo sempre noi. Un account su Twitter del ministero degli Esteri ha scritto: Tansykkuzhina “ha glorificato la Russia contro ogni previsione dopo che gli ‘ospiti’ polacchi hanno scortesemente rimosso la bandiera russa a metà partita. Tamara non solo si è ripresa… si è anche assicurata la vittoria!”. 
 

Da parte loro i polacchi hanno risposto che si è trattato di uno zugzwang, quella situazione in cui sulla damiera non sai che mossa fare, perché qualsiasi pezzo muoverai ne subirai le conseguenze. Zugzwang è uno di quei termini tedeschi intraducibili che vanno presi così come sono, altrimenti si perde un po’ di significato. In questo caso è applicabile alla dama (anche agli scacchi), alla rimozione di una bandiera che coinvolge persino il Cremlino e si ferma a un passo dal diventare un incidente diplomatico.
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.